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Articolo 21 - Editoriali
Messina, ecco la «paga globale»: cinque euro al giorno e zero diritti
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di Esmeralda Rizzi

da L'Unità

MESSINA Area di sviluppo industriale di Milazzo, una striscia di litorale affacciata sul mare delle Eolie dove in meno di 10 km sorgono in sequenza una raffineria, una centrale termoelettrica e una acciaieria. La gente qui è abituata a scambiare salute e lavoro. Da anni gli ambientalisti cercano di ottenere almeno filtri per ridurre le emissioni di sostanze nocive. Ma in provincia di Messina la disoccupazione supera il 30% e si lavora soprattutto in piccole imprese e esercizi commerciali, 10-12 ore al giorno, a volte con fittizi contratti part-time, altre senza contratto affatto. A queste condizioni chi è assunto da un'azienda come la Duferdofin, ex Acciaierie del Mediterraneo, 169 dipendenti tra operai e amministrativi, contratti regolari e diritti riconosciuti, è certo un privilegiato anche se il lavoro tra travi di acciaio, gigantesche lame e macchinari pesanti è rischioso, le misure effettive di sicurezza scarse, i controlli quasi inesistenti. Da quando poi sono grazie alla legge 30 sono stati assunti a tempo determinato 18 figli di altrettanti dipendenti, anche i sindacati hanno le mani legate. I ragazzi non scioperano perché sanno che non verrebbero riconfermati, i genitori ovviamente pure, gli altri ormai sono rassegnati. Anche perché se loro si astengono dal lavoro, l'azienda richiama gli operai che hanno appena smontato il turno: anche se per legge è vietato. Ma c??è chi ha i figli all'università, fuori casa, e poi c'è sempre quello zoccolo genitori/figli che sotto la scure della riconferma trimestrale non può mai dire di no. Poco prima della chiusura estiva l'ultimo incidente. Una lama da 3 metri di diametro impiegata per tagliare le travi di acciaio si è spezzata ed è schizzata roteando verso il soffitto, squarciandolo, e poi è ricaduta giù. «Abbiamo chiesto all'azienda di incrementare le misure di sicurezza - racconta Antonio Marino, delegato della Cgil - se la lama fosse caduta poco più in là avrebbe fatto una strage. Ci hanno assicurato che avrebbero provveduto durante il fermo estivo ma ancora niente, tanto sanno perfettamente che qui dentro nessuno si oserà protestare. Abbiamo indetto uno sciopero nei giorni scorsi proprio per questa questione della sicurezza. Abbiamo aderito solo in 30». Ma sul versante sicurezza i rischi più grossi li corrono i giovani che vengono periodicamente chiamati dalle imprese che gestiscono i servizi esterni dell'acciaieria e che per vincere gli appalti, devono ridurre i costi, là dove è possibile. E la liberalizzazione del mercato del lavoro oggi di possibilità ne offre molte. La più interessante si chiama «paga globale»: 5 euro l'ora tutto compreso, senza contributi, Tfr, indennità di straordinario. «Di solito sono ragazzi appena usciti da scuola, inesperti, disponibili a saltare pause, riposi e fermi perché sotto la scure della riconferma periodica che, non a caso, vengono cambiati ad ogni scadenza - racconta Marino-. Non sanno nulla di norme sulla sicurezza, si muovono tra i macchinari della acciaieria e se per caso hanno si fanno male, si parla di malattia, perchè qui infortunio è una brutta parola».

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