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Articolo 21 - Editoriali
Auditel, tutto da rifare
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di Roberta Gisotti

Finalmente il ??misterioso?? rapporto dell??Istat sull??Auditel, dopo due anni di attesa è stato reso noto, anticipato da ??La Repubblica? il 9 ottobre scorso, con un??inchiesta intitolata ??Auditel, frustata dall??Istat: ha troppi difetti?. Si tratta in realtà del secondo rapporto dell??Istituto nazionale di statistica, dopo il primo del marzo del ??97, che già denunciava chiaramente - ma nessuno allora raccoglieva il grido d??allarme - limiti e distorsioni di questo sistema di rilevamento, che opera in regime di assoluto monopolio da quasi 18 anni.

Bravo il collega Fontanarosa messosi sulle tracce della ricerca dopo il ??Convegno Tv ed opinione pubblica: il problema dell??Auditel?, organizzato il 29 settembre scorso all??Università ??La Sapienza? di Roma, di cui si è ampiamente parlato sulla stampa nazionale. ??C??è qualcosa d??importante nascosto nei cassetti dell??Autorità per le garanzie nelle comunicazioni -  sottolineavo nella relazione d??apertura - una ricerca ad hoc commissionata all??Istat sulla presunta affidabilità scientifica dell??Auditel, un voluminoso plico zeppo di numeri, grafici e tabelle matematiche, con tanto di conclusioni che aspettiamo di conoscere quanto prima?.

Avevo infatti notizia certa che il verdetto di quel rapporto non era favorevole all??Auditel e che quel materiale ??scottava?? nelle mani dell??Autorità. Ma ora la ??patata bollente?? cadrà nelle mani di altri, perché l??Autorità è alla fine del suo mandato, e il presidente Enzo Cheli verrà sostituito entro febbraio 2005. Non sarà dunque un compito facile per il successore di Cheli ??tergiversare?? ancora sul tema Auditel, perché ora abbiamo un??opinione pubblica correttamente informata sull??inaffidabilità di questo sistema, le cui anomalie erano state già segnalate nel corso degli anni da ricerche e studi condotti oltre che dall??Istat, dal Censis, dal Garante per l??editoria e la radiodiffusione, dalla stessa Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, dal Consiglio nazionale degli utenti, dalle Associazioni dei consumatori, dalla Commissione parlamentare per l'indirizzo e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi; anomalie ampiamente divulgate nel mio libro ??La favola dell??Auditel? (2002) e in quello di Giulio Gargia ??L??arbitro è il venduto? (2003), pubblicati dagli Editori Riuniti.

Potrà dunque l??Autorità disattendere oltre il rispetto della legge 249 del ??97, che le assegna di ??curare?? la rilevazione degli indici di ascolto televisivi e di ??vigilare?? sulla correttezza delle indagini sugli indici d??ascolto rilevati da altri soggetti? Obblighi evasi da ben 7 anni, forse, per non intaccare gli equilibri politico-finanziari che ruotano intorno all??Auditel,  ??patto?? stretto nell??86 tra la Rai, l??allora Fininvest - oggi Mediaset - e l??Upa (società che rappresenta gli utenti della pubblicità), allo scopo di spartire la torta degli investimenti pubblicitari e soprattutto di dominare l??intero scenario televisivo, acquisendo assoluta padronanza dello strumento creato per certificare il consenso.
Sul piano legale l??Auditel è una società suddivisa in parti uguali tra la Rai (33%), l??emittenza privata (33%) e gli Utenti della pubblicità e i Centri media (33%), oltre ad 1% della Federazione editori giornali (Fieg).

Si tratta di una società non super partes come si vorrebbe ma intra pares, dove i ??controllati?? sono anche i ??controllori??.
L??avvento dell??Auditel non solo ha sancito il duopolio televisivo, ma l??ha reso inattaccabile, impedendo di fatto la nascita di un terzo, quarto, quinto polo come era auspicabile e impedendo lo sviluppo dell??emittenza locale, privata dei necessari finanziamenti pubblicitari, assorbiti per il 97 per cento da Rai e Mediaset, che in base ai dati Auditel raccolgono il 90 per cento e più dell??audience totale.
Oltre 4 miliardi di euro, pari ad 8 mila miliardi di vecchie lire: è il flusso enorme di denaro che ogni anno viene investito nella pubblicità televisiva. Massima parte di questi soldi, oltre il 65 per cento, entra nelle casse delle Reti Mediaset, mentre la Rai si accontenta di meno della metà, poco più del 30 per cento, La Sette si consola con meno del 2 per cento e resta infine un 1,3 per cento, che va alle oltre 600 emittenti locali, che dunque si spartiscono le briciole o il nulla.

Ma quali garanzie abbiamo sull??equità di spartizione di tali cospicui investimenti che confluiscono nella Televisione? Alcuna garanzia, eppure l??Auditel è l??unico sistema di rilevamento accettato da Rai, Mediaset ed Upa per contrattare i finanziamenti pubblicitari. Questo perché attraverso l??Auditel si è instaurato di fatto un regime di finta concorrenza, dove le quote della pubblicità tra Rai e Mediaset sono rimaste sostanzialmente invariate da 18 anni, offrendo stabilità ad un mercato lievitato di anno in anno e monopolizzato da un gruppo ristretto di grandi Marchi, che producono beni di largo consumo. Poco importa dunque ai grandi investitori che il dato Auditel sia veritiero o no e sapere con esattezza se un programma sia stato visto da un milione in più o in meno di spettatori: l??importante è mantenere l??esclusiva del più vasto mercato mediatico. La guerra dell??audience è solo un espediente per mantenere alta l??attenzione sul mercato, perché in realtà l??Auditel è un sistema inaffidabile - come ha comprovato l??Istat - che non misura la qualità ma neanche la quantità.

Ma ciò che interessa tutti è la ricaduta degli indici d??ascolto sull??intera società, perché l??Auditel non solo ha cambiato le regole della comunicazione televisiva finalizzata unicamente a vendere pubblico per il mercato pubblicitario, ma ha assunto anche la valenza di consenso popolare, oltre che veicolo di valori e disvalori, di consumi e stili di vita, di orientamenti politici, ideologici, culturali, religiosi che sono proposti o meglio imposti come scelte di una maggioranza. Una maggioranza, che s??identifica con l??audience - entità impalpabile, virtuale che viene elaborata a Milano nei computer dell??Agb Italia - ma che diviene dominante, perché nell??accezione comune il dato Auditel è quello che la gente vuole. Ma in realtà la gente vuole quello che decide l??Auditel.

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