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Articolo 21 - Editoriali
Sic: il paniere dei sogni. Di Berlusconi
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di Francesco Lener

da .com

Alla scoperta del sistema integrato delle comunicazioni. Così simile a quello bocciato da Ciampi...

â??Sic transit gloria mundiâ?. Così diceva il Diacono durante l'incoronazione del Pontefice secondo l'antico rito, a ricordare la transitorietà del potere temporale. Il potere di Silvio Berlusconi, paradossalmente, sembra invece aver ricevuto proprio dal misterioso pappone del Sic una sorta di certificato di immortalità, allargando a dismisura i contorni di quella che sembrava già una posizione dominante nel ristretto mercato della comunicazione italiana. Venticinque miliardi: questa la valutazione fatta dal presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri, sull'entità approssimativa del sistema integrato delle comunicazioni dopo gli strumentali tagli operati, in seguito alla reprimenda di Carlo Azeglio Ciampi, tanto per dare agli ex ribelli come Marco Follini un valido pretesto per aver avallato ciò che un mese fa sembravano aborrire. Il restyling che ha portato la Camera all'approvazione dell'articolo 15, cuore della futura legge Gasparri, ha visto depennare le voci meno strategiche e oggettivamente più raccogliticce: libri e dischi, cinema e fiction, pubbliche relazioni e altre trascurabili quisquilie, per un ammontare valutato in poco meno di dieci miliardi. Una cifra, forse messa in preventivo già dall'inizio, che non intacca minimamente la portata di un sistema su cui Mediaset ha già brindato, annunciando imminenti guadagni e incassando l'entusiastica reazione di Piazzaffari.
Qualche elemento tecnico. La legge, di cui ieri Luigi Grillo, relatore del provvedimento a Palazzo Madama, ha annunciato lo sbarco in Commissione Lavori Pubblici al Senato mercoledì 31 marzo, ha confermato il limite asimmetrico del 10% per Telecom Italia (unico operatore ad avere più del 40% dei ricavi nelle tlc), mentre chi possiede più di una rete televisiva non potrà acquisire partecipazioni in quotidiani o costituire nuove imprese fino al 31 dicembre 2010 (e non 2008, come nel testo rinviato alle Camere). Quanto agli affollamenti pubblicitari, solo gli spot sono soggetti ai limiti orari (18% per le tv commerciali), mentre le altre forme di pubblicità, comprese le telepromozioni, sono soggette solo ai limiti quotidiani (15% per gli spot, elevabile al 20% in caso di telepromozioni e televendite, massimo per unâ??ora e 12 minuti al giorno).
Semaforo rosso, dunque, per tutte le richieste degli editori dei giornali che, almeno fino a qualche settimana fa, pretendevano l'inclusione delle telepromozioni nel conteggio dei tetti pubblicitari come forma minima di tutela nei confronti dei media extra televisivi. Ragion per cui il fiero Luca Cordero Di Montezemolo, salito nel frattempo il fatidico gradino del potere, non ha potuto esimersi dal confermare il suo parere negativo sulla riforma, nonostante l'imbarazzante silenzio tenuto nelle ultime settimane. «Sulla legge Gasparri ho già parlato abbastanza e potrei solo ripetermi - ha risposto sulla difensiva ai microfoni dei soliti giornalisti curiosoni - Vale comunque tutto quello che di male ho già detto». Accontentiamoci.
I più focosi avversari della legge, forse non ancora abbastanza dissuasi nei loro intenti dal mancato raggiungimento del quorum in tutti gli ultimi appuntamenti referendari, si stanno già organizzando per raccogliere firme anti-Gasparri. Il ministro non sembra molto preoccupato: «Liberissimi di fare un referendum, ma su questa materia televisiva ci fu già un pronunciamento popolare che è fallito. Perciò ritengo che se dovessero promuovere un referendum contro la mia legge, fallirebbe anche questo». E per una volta, forse, ha ragione Gasparri.

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