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Italia: lo scandalo dei neonati in prigione
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di Ornella Di Loreto

Italia: lo scandalo dei neonati in prigione da Il mondo di Annibale
E' stata un'audizione importante quella che si è svolta ieri alla Commissione Straordinaria sui Diritti Umani, al Senato. Toccava un tema purtroppo poco conosciuto: la condizione delle detenute con bambini. I commissari hanno ascoltato la dottoressa Gioia Passarelli, presidente dell'associazione "A Roma, insieme - Leda Colombini", il dottor Gustavo Imbellone e l'avvocato Matteo Massimi rappresentanti della medesima associazione. Quello che è emerso che attualmente, a Roma, nel Carcere di Rebibbia sono detenute 15 madri con figli.

Nel nostro ordinamento è vigente una legge, recante misure alternative alla detenzione a tutela del rapporto tra detenute e figli minori. In base al predetto provvedimento tutte le detenute possono chiedere e ottenere la detenzione domiciliare speciale ad alcune condizioni, come quella che non vi sia pericolo di recidiva, condizione che ovviamente mal si adatta a reati connessi all'uso di sostanze stupefacenti e alla prostituzione, reati per i quali sono incriminate la maggior parte delle detenute madri. Inoltre, il provvedimento può applicarsi solo nei confronti di chi è stato condannato con sentenza definitiva e non di chi è ancora in attesa di giudizio. Accade così che molte mamme, in particolare straniere, non avendo un'abitazione dove scontare gli arresti domiciliari, sono costrette a tenere i bimbi in strutture di detenzione fino al compimento dei tre anni.

E' evidente che questo problema ha riguardato e può seguitare a riguardare i gruppi rom: le madri che non hanno una casa difficilmente possono usufruire di arresti domiciliari. (E questo spiega l'urgenza di un'integrazione effettiva della popolazione rom ).
In pratica a scontare la pena sono non soltanto le madri ma anche i loro bambini costretti a trascorrere i primi anni della loro vita in un carcere per poi essere trasferiti in un istituto vivendo l'ulteriore trauma della separazione. Una situazione in palese contrasto con la Costituzione che all'art.31 protegge la maternità, l'infanzia e la gioventù, favorendo gli istituti necessari a tale scopo. La stessa Convenzione sui diritti dell'infanzia stabilisce che in tutte le decisioni relative ai fanciulli va considerato il superiore interesse del minore.

La Legge 21 aprile 2011, n. 62 (pubblicata in Gazzetta Ufficiale 5 maggio 2011, n. 103) recante "Modifiche al codice di procedura penale e alla legge 26 luglio 1975, n. 354, e altre disposizioni a tutela del rapporto tra detenute madri e figli minori" dispone che le donne condannate a pene detentive con figli minori non saranno più detenute in carcere fin quando il bambino non avrà compiuto il sesto anno di età (nel regime vigente il limite è di 3 anni di età), se non nell'ipotesi in cui vi siano "esigenze di eccezionale rilevanza" (in tal caso la detenzione sarà disposta presso un istituto a custodia attenuata per detenute madri - c.d. ICAM). Le norme previste saranno applicabili anche ai padri, nel caso in cui la madre sia deceduta oppure assolutamente impossibilitata all'assistenza dei figli. Le nuove regole scatteranno a partire dal primo gennaio 2014.

Le associazioni "Terre des Hommes", "A Roma Insieme" e "Bambinisenzasbarre" esprimono forti dubbi sul testo della nuova normativa in quanto non evita in modo certo il carcere come misura cautelare, non modifica in modo sostanziale l'attuale normativa sull'accesso alla detenzione domiciliare speciale e non tutela le straniere detenute, che sono la maggioranza delle mamme con bambini in carcere.
Secondo il nuovo testo - sottolineano le tre organizzazioni - alle mamme con figli al di sotto dei 6 anni non viene evitato con certezza il carcere come misura cautelare. Inoltre la detenzione domiciliare speciale resterà un beneficio esclusivo di poche donne con figli. Altro punto giudicato negativamente è il fatto che le mamme detenute dovranno affrontare una lunga procedura per avere il permesso di accompagnare il proprio figlio in caso di ospedalizzazione e di stargli accanto per tutta la durata della stessa. Infine, le mamme straniere detenute con figli continuano a rischiare l'espulsione immediata a fine pena.
La nuova normativa non risolve il problema della detenzione delle donne con bambini secondo un'ottica di reale tutela dell'interesse superiore del bambino, come richiesto dalla Convenzione ONU sui diritti dell'Infanzia, alla quale l'Italia è vincolata, avendola ratificata nel 1991. La Convenzione stabilisce che il bambino deve essere tutelato da ogni forma di discriminazione o di sanzione motivate dalla condizione sociale “dei suoi genitori".

Ancora una volta le ragioni e i timori legati alla sicurezza hanno prevalso rispetto al ben più rilevante diritto di protezione dei bambini, nonostante i tanti appelli lanciati in questi anni dalle organizzazioni che si occupano di diritti dei minori.
Vediamo infine quali attività svolge l'associazione "A Roma insieme".
Lavora da 12 anni con i piccoli ospiti della sezione nido del carcere romano di Rebibbia, dove un numero variabile di detenute, attualmente 15, vive con i propri figli. Bambini e bambine che, negli anni fondamentali della loro crescita, vivono un'esperienza di costrizione; perché lo spazio che hanno a disposizione è ridotto, lo sguardo si ferma contro un muro, la porta si apre solo se lo fa l'agente di turno. E la condizione di reclusione, con la connessa inevitabile riduzione degli stimoli, limita la loro possibilità di osservare, di porsi domande, di stare in relazione, di esprimersi e parlare.

Dalla consapevolezza dei danni che l'esperienza della vita in carcere produce sui bambini e della convinzione di quanto sia importante, per contenerne gli effetti, consentire loro momenti di normalità gioco di conoscenza nascono i "sabati di libertà" durante i quali i bambini trascorrono fuori dal carcere con i volontari e le volontarie dell'Associazione "A Roma, insieme" in città o fuori, secondo la stagione, al mare o in campagna o nei parchi, ospiti di amici e sostenitori che mettono a disposizione le loro case. Giornate che consentono ai bambini di stare in spazi aperti, o anche semplicemente in una casa e di giocare, muoversi, osservare stare in relazione. Grazie alla sua continuità il lavoro dell'associazione ha acquistato con il tempo la fiducia delle detenute madri, che spesso dopo un'iniziale diffidenza cominciano a fidarsi a capire quanto quelle giornate trascorse fuori facciano bene ai loro figli.
Ogni sabato un autobus offerto dal comune di Roma entra all'interno del carcere per prelevare i bambini.

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