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Articolo 21 - Editoriali
Il berlusconismo, malattia del bipolarismo
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di Andrea Ranieri F.C.

da L'Unità

 La legittima preoccupazione che non si attenui la nostra alternatività al sistema politico e di potere del centro destra, e al ruolo sciagurato che ha svolto e svolge a sostegno dell'unilateralismo di Bush, porta il direttore Furio Colombo ad affermazioni generali, quasi ad una filosofia politica del bipolarismo, che non mi paiono condivisibili e che al limite possono indebolire l'efficacia e la credibilità della nostra opposizione e della nostra proposta di governo.
In estrema sintesi e scusandomi per le schematizzazioni.
Il bipolarismo nasce, si mantiene e si sviluppa in quei Paesi in cui c'è una condivisione di fondo di alcuni valori fondamentali, che permettono l'alternanza proprio perché il cambio di governo non viene sentito dai cittadini come una ferita insanabile del tessuto democratico e della coesione nazionale.
Sarà anche vero che Kohl non è mai andato ad un Congresso socialdemocratico, ma è indubbio che il compromesso sociale che è alla base del modello Renano del capitalismo, fu sostanzialmente condiviso dai socialdemocratici e dai democristiani tedeschi, così come la teoria e la pratica del dialogo sociale, e del coinvolgimento delle forze sociali nelle scelte decisive per il futuro del Paese.
Bush, appena eletto, si guardò bene dal promulgare la riforma della scuola ultraliberista che aveva annunciato nel suo programma elettorale, che avrebbe stravolto la scuola americana già riformata dai democratici, per trovare un accordo in Senato con l'opposizione e promulgare una riforma condivisa il cui titolo â??Che nessuno resti indietroâ?, è lontano mille miglia dalle intenzioni privatizzatrici ed elitistiche presenti nella sua piattaforma.
In ossequio alla regola che quando si decide su cose che toccano profondamente il vissuto della popolazione e si delibera sul futuro delle giovani generazioni, il dialogo, in vista della maggiore condivisione possibile, è necessario ed auspicabile.
Questo stesso giornale ha giustamente esaltato questa scelta dell'amministrazione americana contro l'arrogante â??punto a capoâ? con cui il governo Berlusconi annunciò la propria riforma della scuola e la destrutturazione dell'assetto dell'istruzione pubblica.Il berlusconismo e il clima di rissa continua che ha introdotto nel Paese, l'impossibilità di dialogo serio e razionale sulle grandi scelte del Paese, è una malattia del bipolarismo, è un segno della incompiuta transizione italiana alla democrazia dell'alternanza, e non la sua normalità.
Del resto, e fortunatamente, la politica nazionale non è sola. La crisi dello Stato nazione sposta il baricentro delle scelte che incidono sulla vita delle persone a livelli sovranazionali e sul territorio, ed è difficile, in entrambi i casi, evitare quel dialogo che a livello nazionale è pressoché impossibile. Con tutti i suoi limiti, ma anche con tutte le sue straordinarie opportunità, la Costituzione europea è frutto di un dialogo che ha visto confrontarsi su un terreno comune i diversi attori del bipolarismo europeo. E decisamente più dialogante è il clima che si respira a livello delle politiche territoriali.
I Comuni, le Province, le Regioni italiane, dialogano tra loro, spesso producendo contributi unitari che contraddicono le scelte di questo Governo, e indicano direzioni diverse allo sviluppo sociale e civile del nostro Paese. Spesso questo dialogo si interrompe, perché la politica nazionale pone secchi aut-aut e costringe a schierarsi su discriminanti che prescindono dalla rappresentazione degli interessi reali dei cittadini e della corretta dialettica democratica fra centro e periferia.
Credo che sia un nostro punto di forza e non di debolezza, poter affermare che queste interruzioni del dialogo sono state provocate dal centro destra, e non dai nostri amministratori.
Del resto è indubbio che ai livelli locali la battaglia politica è meno pregiudiziale, il confronto più di merito, l'animosità ideologica meno forte.
Questo clima più disteso lungi dall'indebolirci, fa sì che sia più facile a quel livello unire le forze dell'opposizione, e più clamorose siano state le nostre vittorie.
Forse la mitezza del confronto e il dialogo fanno bene a noi, e male a Berlusconi.
La società italiana è ricca di modalità di partecipazione politica che vanno oltre le scadenze elettorali e la riduzione agli schieramenti che le scadenze elettorali comportano. Fanno politica le forze sociali, l'associazionismo laico e cattolico, gli scienziati e i Rettori delle Università, e spesso in quelle sedi, persone diversamente schierate sul fronte bipolare, riescono a produrre proposte e pratiche unitarie.
Credo che il declino del nostro Paese non sia inesorabile proprio perché esistono queste pratiche e questa vitalità del tessuto democratico.
Il terreno dell'innovazione, dello sviluppo del sapere e della ricerca scientifica del nostro Paese, ricordato da Colombo nel suo articolo, è indubbiamente uno dei punti su cui maggiore è la sensibilità di questa società che fa politica, e maggiore l'insofferenza verso i ritardi della politica dei partiti.
Sindacati, associazioni imprenditoriali, Università, ricercatori, basano proprio su questo le proprie critiche più di fondo all'impianto di una Finanziaria senza sviluppo, e alla priorità data dal centro destra alla riduzione delle tasse rispetto ai grandi investimenti pubblici necessari a far uscire il Paese dalla minorità su questo terreno e a far decollare l'economia e la società della conoscenza.
Ma con le loro proposte, che suonano come una critica esplicita e radicale alle politiche di questo Governo, chiamano in causa anche noi e la difficile sostenibilità di un bipolarismo hard - quello in cui chi vince prende tutto - quando si hanno da innestare processi che hanno bisogno di tempi lunghi, di stabilità degli assetti e degli strumenti, di rispetto dell'autonomia dell'attività scientifica e di ricerca.
Confindustria nella sua ultima assemblea, riecheggiando del resto i contenuti di un documento firmato con Cgil-Cisl-Uil nella primavera del 2003, e i Rettori dell'Università nel loro meeting annuale, hanno chiesto al Governo di varare un piano finanziario per il rilancio dell'Università e della ricerca che certo deve partire da quest'anno, ma che deve svilupparsi per raggiungere i suoi obiettivi almeno per tutto il prossimo decennio.
Chiedono alla politica, a tutta la politica, di pronunciarsi a riguardo. Dovremmo non pronunciarci in proposito, date che le domande sono rivolte a tutti?
Oppure dovremmo tifare perché la Finanziaria non accolga nessuna di queste richieste perché così siano più limpide le ragioni della nostra alternativa?
Credo di no, credo anzi che dovremmo impegnarci assieme a quanti si battono per evitare il declino del Paese per introdurre elementi di cambiamento negli stessi provvedimenti del Governo, che siano coerenti con l'idea di economia e di società che intendiamo proporre al Paese.
Non c'è in questo nessun cedimento a logiche bipartisan, né tantomeno si attenua il giudizio durissimo che diamo sull'impianto complessivo delle proposte politiche e sociali del centro destra.
Sarebbe casomai, se questo avvenisse, il segno di una contraddizione forte del Governo, e una parziale affermazione di un'idea dello sviluppo e dell'innovazione opposta a quella che ispira il complesso della finanziaria, che si affermerebbe perché trova spazio, condivisione, iniziativa in strati della società così larghi e autorevoli che nemmeno questo Governo può ignorare.
Più in generale nella nostra idea di un'altra Italia possibile penso che debba trovare spazio l'idea di quello che Piero Fassino nella sua mozione definisce come il â??bipolarismo miteâ?, basato sul confronto, sul rispetto, sulla considerazione attenta delle ragioni dell'avversario.
Dell'avversario appunto, perché passare dal â??nemico mortaleâ? all'avversario è, come ci diceva tanti anni fa Norberto Bobbio, la condizione essenziale della democrazia dell'alternanza.
Anche per questo vale la pena affrettare i tempi della fuoriuscita dal berlusconismo.
Segreteria Nazionale DS
Il testo di Andrea Ranieri, che risponde allâ??editoriale dellâ??Unità di domenica, è un gesto di amichevole attenzione che invoglia a far seguire qualche chiarimento:
1.Tocca a chi vince farsi custode dei valori comuni (memoria, storia, Costituzione) per la durata del mandato. Il caso insolitamente grave accaduto in Italia è stato che la parte vincente per prima cosa ha rigettato i valori comuni. Ciò è avvenuto in modo pesantemente simbolico, quando è stato detto autorevolmente (Bossi) a una signora che sventolava il tricolore di mettere la bandiera italiana nel cesso. Ã? avvenuto sul piano culturale con il rifiuto e il disprezzo esplicito della Resistenza. Ã? avvenuto in modo politico, con lâ??affermazione del presidente del Consiglio di non volersi incontrare, né in campagna elettorale né dopo, con i suoi oppositori. Ed è avvenuto in sede legislativa con lâ??annuncio o la immediata istituzione di tre commissioni legislative con fine persecutorio: la Telekom Serbia (poi usata a fini diffamatori), la Mitrokhin, e la Commissione detta â??Mani Puliteâ? (proposta come inchiesta sulla magistratura e mai costituita).
2.Ã? importante ricordare le immediate priorità della parte vincente: tutte â??leggi vergognaâ? e ad personam che sono già state dichiarate incostituzionali. A questo punto tocca allâ??opposizione di farsi portatrice dei valori comuni in nome della democrazia. Tanto più che il Paese vive in una clamorosa anomalia: il controllo, esercitato in modo ferreo, denunciato in Europa e noto nel mondo, sulle informazioni, le televisioni, la stampa, da parte del Capo del governo.
3.Ã? vero che Bush, dopo la sua nomina, è corso al Senato in cerca di una legge concordata con lâ??opposizione sulla scuola. Ma è bene ricordare che Bush non è stato eletto, è stato dichiarato vincitore dalla Corte suprema. Doveva, per prima cosa, fare un gesto verso una opposizione che in realtà era maggioranza popolare.
4.Il Parlamento americano ha una profonda e gelosa autonomia rispetto allâ??esecutivo. Produce autonomamente quasi tutto il lavoro legislativo, cambia in profondo le proposte presidenziali. La sottomissione italiana della maggioranza allâ??esecutivo sarebbe impossibile negli Usa.
5.Sulle cosidette â??riforme istituzionaliâ? che a detta di tutte le più autorevoli voci - anche di destra - stravolgono lâ??intero impianto costituzionale italiano, ci sono delle offerte avvelenate di â??voto insiemeâ?. La ragione è chiara a tutti, è già stata denunciata dai leader del centrosinistra: esibire lo scalpo dellâ??opposizione. â??Se dite che la riforma costituzionale è un disastro, ricordate che siete responsabili anche voiâ?. Ogni voto insieme potrà servire per far fallire il referendum abrogativo, ormai sola speranza degli italiani.
6.Ã? vero che il berlusconismo è una malattia del bipolarismo. Questa affermazione di Ranieri è il cuore del suo testo e del mio. Malattia significa emergenza. Appena lâ??Italia sarà guarita (e la guarigione verrà con la vittoria della opposizione), in quello stesso istante sarà nato - e gli auguriamo vita lunga - il bipolarismo mite. Quel bipolarismo câ??è già stato in Italia, con i governi Prodi, Dâ??Alema, Amato. E con una conduzione di Parlamento (Camera e Senato) scrupolosamente preoccupata di tutelare lâ??opposizione persino quando lâ??opposizione si dedicava, come la Lega, a tristi spettacoli teatrali, o abbandonava lâ??aula in momenti cruciali. Non câ??è - e anzi viene rifiutato con sprezzo - da parte del governo Berlusconi-Previti-Castelli-Pera (fino al rifiuto di Berlusconi di incontrare i suoi avversari) alcun valore comune. Passerà, abbiamo detto. E lo speriamo. Ma il male, finché dura (il male è la patologia berlusconiana, non lâ??alternanza) bisogna riconoscerlo.

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