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Aldrovandi attacco alla liberta'. Il gioco di guardie e ladri
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di Paolo Boldrini*

Aldrovandi attacco alla liberta'. Il gioco di guardie e ladri

Quando eravamo bambini era tutto più semplice. Si giocava a guardie e ladri e i ruoli erano ben distinti. Anche nei fumetti era così: gli intenti della Banda Bassotti erano chiari, come quelli di Zio Paperone. Crescendo la vita si è complicata. Un giorno sulla scena politica è arrivato Bettino Craxi: finito nei guai, ha deciso di non sottomettersi al giudizio dei nostri tribunali, “prevenuti nei suoi confronti”, ed è fuggito ad Hammamet.
Il suo discepolo Silvio Berlusconi ha fatto di peggio: al grido “basta con le toghe rosse” ha cercato di delegittimare chi indagava sui suoi affari. Un modo per alzare i toni e gettare fango sulle procure con la complicità della servitù. A questo punto viene da chiedersi: possiamo ancora giocare a guardie e ladri? Chi sta con chi? Un pensiero che torna alla vigilia del processo di Mantova che ci vede sul banco degli imputati insieme a Patrizia Moretti, madre di Federico Aldrovandi, dopo le querele della pm Mariaemanuela Guerra. Già vedere alla sbarra la madre di un ragazzo morto durante un controllo di polizia non è un bel segnale. Ma l’aspetto più inquietante è che gli stessi concetti espressi dalla Moretti, da noi riportati, sono stati usati nelle sentenze di condanna dei quattro poliziotti. La battaglia civile che per i giudici di Ferrara e Bologna è stata fondamentale per arrivare alla verità, viene oggi ribaltata.
La pm che abbandonò le indagini e non andò quel mattino in via Ippodromo, dove morì Federico, ora fa la vittima e pretende un sacco di soldi: il conto finale è di 1,8 milioni di euro. Noi però non ci sentiamo i suoi carnefici.

*direttore Nuova Ferrara

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