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Processo breve: "Giusto l'obiettivo, sbagliato il mezzo"
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di Andrea Campinoti*

Processo breve: "Giusto l'obiettivo, sbagliato il mezzo"

Siamo preoccupati per l’approvazione avvenuta ieri al Senato del Disegno di Legge n. 1880, sul cosiddetto “processo breve”. Questo non per ragioni di carattere ideologico, ma perché siamo convinti che per affrontare un giusto obiettivo – la riduzione della durata dei processi – sia stato scelto un mezzo sbagliato. È noto come da tempo in Italia il rapporto tra i cittadini e le regole non sia facile e che il sistema giudiziario, spesso chiamato in causa, non funzioni adeguatamente. Ad attestarlo sono una serie di dati ufficiali. Secondo l’ultimo rapporto della Commissione per l’efficienza della giustizia (CEPEJ) istituita dal Consiglio d’Europa, in Italia il numero di processi civili è doppio rispetto a quello di Francia, Spagna e Germania (4.809 procedimenti ogni 100.000 abitanti) e, sul versante penale, i magistrati italiani ricevono la più alta domanda di giustizia penale in Europa (1.230.085 procedimenti nel 2006).
Ieri il Ministro della Giustizia ha affermato che in Italia sono quasi 8 milioni e 900 mila i processi pendenti (5.625.057 i civili, 3.270.979 quelli penali), 170.000 quelli che finiscono in prescrizione ogni anno (465 al giorno), 30.000 sono i cittadini – il 40% in più rispetto al 2008 – che hanno chiesto indennizzi economici a causa della irragionevole durata dei loro processi. Le carceri sono sovraffollate. Tutto questo a fronte di una spesa annua complessiva per la giustizia pari a 8 miliardi di euro (30 milioni di euro al giorno).
Queste cifre fotografano impietosamente una situazione di profonda inefficienza cui va posto rimedio in tempi rapidi e con modalità diverse da quelle previste dal DDL 1880, che si concentra esclusivamente sui tempi, senza prestare un’attenzione complessiva ed adeguata all’intero sistema giudiziario. 
I problemi della giustizia e dalla durata irragionevole dei processi sono tanti. Tra questi ricordiamo la scarsità delle risorse e l’irrazionalità del loro impiego, i tempi della prescrizione, la geografia delle circoscrizioni giudiziarie, la selezione del personale, il sistema delle notifiche.
Il DDL 1880 se trasformato in legge cancellerà migliaia di processi avviati per ripristinare le regole violate nel mondo della sanità, dell’impresa, delle banche, indebolirà la lotta alle mafie e lascerà impunite migliaia di persone che hanno danneggiato pesantemente milioni di cittadini. Questa non può chiamarsi giustizia.
Oggi è tempo che si ponga seriamente fine al conflitto tra politica e magistratura che da troppi anni sta lacerando il Paese. Alla politica e alla magistratura chiediamo di agire con responsabilità e prudenza.
Chiediamo che il DDL 1880 sia radicalmente modificato, che tra il Governo e i rappresentanti della magistratura si instauri un tavolo di lavoro comune sulla giustizia, che tra le forze di maggioranza e di opposizione si lavori per realizzare una riforma condivisa, in grado di assicurare efficacia ed efficienza al funzionamento dei tribunali italiani.


*Presidente di Avviso Pubblico


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