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Articolo 21 - Editoriali
Come fare soldi? Il governo pensa alla Rai
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di Natalia Lombardo

da L'Unità

La Rai al tempo della privatizzazione: il presidente del Consiglio, nonché proprietario di Mediaset, ha dettato la data di marzo per lâ??ingresso in Borsa del 20%. Il ministro delle Comunicazioni, Gasparri, comunica con comunicati ogni giorno sullâ??argomento. A tacere è il Tesoro, che della tv pubblica finora è azionista di maggioranza. Un silenzio che allarma il corpo aziendalista di Viale Mazzini. Preoccupa una possibile strada che potrebbe scegliere Siniscalco: grazie alla legge sulle «cartolarizzazioni» del patrimonio delle società partecipate del Tesoro, varata dallâ??ex ministro dellâ??Economia, per «fare cassa» già con questa Finanziaria il Tesoro potrebbe mettere in vendita parte del patrimonio immobiliare della Rai, per una cifra di circa 250 milioni di euro (circa 500 miliardi di lire). Ora, nella Finanziaria sono previste infatti delle vendite di immobili dello Stato per un totale di 7 miliardi di euro. La Rai non è indicata, per ora. Certo è che, secondo le norme europee, la vendita degli immobili è lâ??unica forma di privatizzazione che lo Stato può utilizzare per il bilancio corrente (fare cassa per il taglio delle tasse, per dire), mentre lâ??incasso della privatizzazione della Rai o di unâ??altra società può ripianare solo il debito pregresso. Un altro effetto a cascata della privatizzazione potrebbe essere il «ridimesionamento» aziendale e di organico (come è sempre avvenuto in altre società). Su questo ha lanciato un allarme lâ??Usigrai, che resta poco convinta dalla smentita aziendale.
Ora la Rai ha unâ??impennata di ascolti ottenuti grazie allâ??omologazione totale con la tv commerciale, sua concorrente. Da una parte lâ??autunno nero di Canale 5 (nellâ??impasse tra formule invecchiate e sperimentazioni rischiose), dallâ??altra il tris vincente giocato dalla Rai: i pacchi di Bonolis, Lâ??Isola dei falsi Robinson e i drammoni delle fiction. A parte aver ridato fiato a «Striscia» con qualche minuto di spot al termine di «Affari tuoi», ultimamente, la ricetta del palinsesto nellâ??era Cattaneo, (cucinata dai «berluscones» Nardello & Bergamini Deborah) sta tagliando via via la forma del servizio pubblico, per rendere la Rai un piatto appetibile sul mercato. Il direttore generale, infatti, sta concentrando le spese solo sul settore fiction e intrattenimento (a parte riservare tranelli a Saccà, facendo approvare dal Cda a quattro il blocco delle mini-fiction).
Cattaneo dal 12 ottobre ha bloccato tutte le spese, i rinnovi dei contratti per i precari sono fermi, ha messo un freno alla macchina del servizio pubblico, spiegano da Viale Mazzini: dai canali come Rai Educational e RaiNews24, al blocco dei fondi già esigui per RaiTre, che pure produce molti programmi in proprio. Il Dg aveva promesso il rilancio dei centri di produzione, anche in linea con le pressioni leghiste, ma le promesse su Torino sono state disattese e chi vi lavora parla di «condizioni disastrose», mentre a Milano il presidente della Provincia, Penati chiede un rilancio.
Tutto ciò avanza con la benedizione di un Cda a quattro che andrà avanti fino al giugno 2005. Tutto liscio anche per le elezioni Regionali in un panorama dellâ??informazione sempre più controllato e «epurato» dallâ??informazione stessa su ciò che accade, (basta confrontare le cronache dei giornali sugli ultimi giorni di voto delle Riforme con i «potage» di Pionati sul Tg1).
Eppure da quando Lucia Annunziata si è dimessa dalla presidenza Rai, nel maggio scorso, i quattro consiglieri non litigano più. Lo ha detto tranquillamente il consigliere Marcello Veneziani martedì scorso ai parlamentari della commissione di Vigilanza: «Il pluralismo interno all'azienda non è danneggiato dall'attuale Consiglio di amministrazione, come dimostra il fatto che negli ultimi cinque mesi non vi sono state più occasioni di polemiche intorno a programmi o conduttori». Ovvia considerazione, in un Cda monocolore come notare il contrasto?. Tutto procede nel silenzio, non câ??è più nessuno che denunci la presenza di quei «fili diretti» con Palazzo Chigi che rivelò Lucia Annunziata a proposito dello stop a Ferruccio De Bortoli il 2 febbraio 2004: «So per certo che Berlusconi alza il telefono e chiama i consiglieri per suggerire nomine ed influenzare scelte sui programmi». I consiglieri negarono attaccando, i sospetti si concentrarono su Angelo Maria Petroni. Ã? il più organico a Forza Italia, ma sembra resti un referente anche per la Lega, pur avendo perso un supporto con lâ??uscita di scena di Tremonti. Tanto che lâ??assistente del dottor Petroni ha passato un anno a incontrare i presidenti di Regione per applicare le norme del Titolo V sullâ??autonomia dellâ??informazione regionale. E ora che lâ??assistente Giovannetti ha lavorato a vuoto, in vista della Grande Riforma che la Lega ha incassato dal Parlamento, potrebbe essere risarcito con unâ??assunzione nella casa di Mamma Rai.

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