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Articolo 21 - Editoriali
Due lezioni per l'Italia
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di Furio Colombo

da L'Unità

La politica estera bussa due volte alla porta sgangherata della politica italiana.
A Washington, nel corso di un pranzo di gala offerto da una grande organizzazione italiana americana, il Segretario di Stato americano ha detto che «Gli Stati Uniti terranno in considerazione lâ??Italia», una frase da sportello dellâ??Inps per tranquillizzare i titolari di domande inevase. Powell si riferiva al tardo e finora mai espresso desiderio dellâ??Italia di ottenere un seggio permanente nel Consiglio di Sicurezza. Per la verità sulla questione del seggio italiano si era valorosamente impegnato negli anni â??90 lâ??Ambasciatore Fulci che non aveva esitato a tenere testa alla poco garbata disattenzione americana.
Ma questo avveniva prima del governo della Casa delle libertà. Berlusconi non ha permesso a Renato Ruggiero di occuparsene quando era uno stimato e conosciuto ministro degli Esteri italiano. Il premier, nei suoi portentosi dieci mesi alla Farnesina («Ho rivoltato il Ministero come un calzino») deve essere stato troppo occupato a incrementare il lavoro degli ambasciatori-venditori (da allora la nostra bilancia commerciale è in profondo rosso) per occuparsi di Nazioni Unite. Come se non bastasse, lui e il suo entourage di dipendenti hanno dedicato allâ??Onu frasi di disprezzo e di scherno, usando allo scopo anche i giornali di regime. Intanto, col benestare degli Stati Uniti, Germania, Brasile, India e Nigeria si sono fatti promettere il seggio.
Notare, per capire quanto il Segretario di Stato americano sia un accorto e cauto diplomatico, la seconda frase di Powell, quando ha definito lâ??Italia «Un buon alleato Nato». Ha, cioè, citato la nostra appartenenza a una alleanza che condividiamo con la rivale Germania (mettendoci, anzi, in fila dietro la Germania, che il seggio allâ??Onu lâ??aveva prenotato per prima) e che non ha niente a che fare con lâ??essere parte della â??Coalizione dei volenterosiâ?, ovvero con la partecipazione alla guerra che Berlusconi cerca invano di vantare come titolo. Come se non bastasse, Powell, ministro degli Esteri gentile e vago, se ne sta andando (vedere nelle pagine interne lâ??articolo di Bruno Marolo). Dunque guerra, morti, rischi, rapimenti e tensione che continua in Iraq sono serviti solo per un modesto spot che i tre Tg italiani hanno dedicato al ministro Frattini, uno che ormai non può più porre rimedio alla sequenza di omissioni, vanterie e errori del suo Primo ministro.Il secondo colpo alla nostra porta, o meglio una ulteriore ragione di riflessione e di umiliazione per i danni che reca allâ??Italia questo governo, viene da un battibecco molto acceso in queste ore fra comandi militari inglesi e comandi militari americani.
Uno scontro che ha messo in subbuglio anche il Parlamento di Londra. Ã? successo questo. Gli americani vogliono spostare truppe inglesi dalla zona relativamente calma del Sud e di Bassora al Nord insanguinato e in piena guerra tra Baghdad e Falluja. In questo modo, però, le truppe inglesi spostate al Nord ricadrebbero sotto gli ordini di ufficiali americani, e tutto ciò avverrebbe «per fare un favore a Bush in periodo elettorale». I comandi britannici non ne vogliono sapere. Il Parlamento inglese è in tumulto. I più avversi sono i conservatori perché, dicono, non era mai accaduto nella storia. Mai i soldati inglesi hanno ubbidito a ufficiali stranieri. Non si può accettare, dicono in Parlamento, perché si altera il senso politico di quegli ordini. A quale Parlamento rispondono gli alti ufficiali inglesi che invece di comandare devono ubbidire ?Ã? un dibattito che umilia lâ??Italia. Anche per lâ??Italia non era mai accaduto dal 1945 di inviare truppe sotto comando straniero. Nel nostro caso gli ufficiali italiani di Nassirya obbediscono a comandanti inglesi e americani. Lo stesso senso di orgoglio dovrebbe suggerirci di richiamare subito i nostri soldati.

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