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Articolo 21 - Editoriali
Le riforme come vendetta
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di Gerardo Dâ??Ambrosio

da L'Unità

Dopo aver ottenuto, alla Camera dei Deputati, l'approvazione della Legge Costituzionale sulla cosiddetta devolution e sul Senato Federale, che è poco definire â??un pasticciaccioâ?, il governo di centrodestra ha annunciato che, il prossimo 20 ottobre, porterà in Senato la riforma dell'Ordinamento Giudiziario, già fatta approvare alla Camera con il ricorso alla fiducia, per la decisa disapprovazione di tutte le forze dell'opposizione e per le perplessità manifestate da alcuni esponenti della stessa maggioranza. Nella migliore delle ipotesi verrà abolita solo la norma, introdotta all'ultimo momento alla Camera, con la quale si stabiliva che i magistrati che avevano svolto servizio preso il Ministero di Giustizia dovevano esser privilegiati nell'assegnazione dei posti direttivi, nella peggiore sarà introdotta la separazione delle carriere, tanto invocata dagli avvocati delle Camere Penali nodo che, come ha affermato ieri a Milano il Presidente del Consiglio, va risolto una volta per tutte.
Credo che a molti il disegno di legge di delega per la riforma dell'ordinamento giudiziario, ed in particolare il primo maxiemendamento ad esso apportato dal governo, fosse stato predisposto con finalità prevalentemente punitive e delegittimanti nei confronti della Magistratura e nel tentativo, quanto meno, di porne in discussione l'indipendenza.
Questa sensazione nasceva dal fatto che in un disegno di legge così dettagliato ed articolato, non si fosse pensato a prevedere anche la revisione degli uffici giudiziari, dettando i criteri direttivi per individuarne le dimensioni minime per renderli funzionali in relazione alla struttura accusatoria del processo; non si fosse pensato di affidare le funzioni monocratiche, il potere cioè di decidere da soli, ai neo magistrati, solo dopo che avessero trascorso un congruo periodo di tempo in un collegio giudicante, considerata l'enorme rilevanza ed importanza che assume, nel processo accusatorio, il giudizio di primo grado; non si fosse pensato a dettare criteri precisi o trovare soluzioni per dare un adeguato supporto agli uffici che si trovano a dover sopportare un carico di lavoro eccezionale. Che non si fosse insomma pensato, in alcun modo, a dare maggiore efficienza alla Magistratura, per una giustizia più rapida e più giusta.
Nasceva inoltre dalla politica legislativa, portata avanti dall'attuale maggioranza nel corso della XIV legislatura, che non lasciava dubbi sul fatto che si intendessero risolvere i problemi giudiziari del Presidente del Consiglio, attraverso opportune modifiche legislative. Dopo appena cinque mesi venne infatti approvata in Parlamento la legge sulle rogatorie, con la quale si stabiliva che i documenti trasmessi per rogatoria dalle autorità straniere erano privi di qualsiasi valore probatorio e non utilizzabili nei processi, se privi di formale autenticazione su ciascun foglio e che in ogni caso non potevano essere utilizzate le dichiarazioni da chiunque rese, aventi comunque ad oggetto i documenti in parola (729 1 ter c.p.p.).
Essendo tutto il quadro probatorio dei processi interessanti il Presidente del Consiglio, fondato su documentazione acquisita con rogatoria, autenticata con la sola lettera di trasmissione, e su dichiarazioni sulla documentazione stessa rese da imputati e testi, i processi stessi si sarebbero inevitabilmente conclusi, venendo meno le prove raccolte, con il proscioglimento di tutti gli imputati, con la formula più ampia, per non aver commesso il fatto.
Fu poi approvata la legge sul Falso in Bilancio che, dimezzando i tempi di prescrizione, provocò l'estinzione, appunto per prescrizione, del reato di falso in bilancio della s.p.a. Fininvest, il cui processo era conosciuto come Hall Iberian, dal nome della società capofila del comparto estero e avrebbe provocato l'estinzione, anche dello stesso reato contestato in altro processo se non fosse stata sollevata dai P.M. Boccassini e Colombo, la questione di contrarietà ai principi fissati dalla Comunità Europea, contrarietà condivisa e recentemente sostenuta dall'Avvocato Generale dinanzi alla Corte di Giustizia Europea .
Fu infine approvata la legge Cirami sul legittimo sospetto, posto che le Sezioni Unite della Cassazione aveva sospeso la pronuncia sulle istanze dell'on. Berlusconi e dell'on. Previti di rimessione per legittimo sospetto alla Corte d'Appello di Brescia dei processi pendenti a loro carico a Milano, ritenendo non infondata la questione di illegittimità costituzionale sollevata, immediatamente prima della fine della discussione, da uno dei difensori.
Nonostante le modifiche apportate dalla legge Cirami alla normativa sulla rimessione, le Sezioni Unite, com'è noto, respinsero ugualmente le istanze.
Il giorno successivo, nel corso di una trasmissione televisiva, interamente dedicata al commento della pronuncia delle Sezioni Unite, il senatore Lino Jannuzzi, parlamentare europeo di Forza Italia e giornalista di Panorama, ad un certo punto, affermò che il Polo delle Libertà, nel legiferare sulla Giustizia, aveva sbagliato â??perchè aveva dimenticato che le leggi le fa il parlamento ma è poi il giudice che le interpretaâ?. Chiaramente alludendo alla leggi cui abbiamo sopra accennato. Naturalmente il â??conduttoreâ? della trasmissione gli chiese subito cosa invece la maggioranza avrebbe dovuto fare e Jannuzzi, senza battere ciglio, rispose: â??avrebbe dovuto riformare l'ordinamento giudiziarioâ?. Poco più di un mese dopo, nella seduta fiume del Consiglio dei Ministri del 7 marzo 2003, fu approvato il primo maxiemendamento all'Ordinamento Giudiziario.
Con questo emendamento oltre a quanto già accennato si stabiliva, tra l'altro, che il Procuratore Capo della Repubblica diveniva unico responsabile dell'ufficio e che, anche quando delegava ai sostituti singoli atti o l'intera indagine, rimaneva sempre responsabile di tutti gli atti da questi compiuti e che al Procuratore Generale venivano attribuiti più ampi poteri di avocazione dei processi, annullando tutto ciò che era stato fatto negli ultimi decenni per assicurare ai magistrati delle Procure, anche di fatto, quell'indipendenza che i nostri padri costituenti avevano fissato nella Costituzione. Indipendenza che viene certamente messa in pericolo dall'ultimo emendamento approvato alla Camera, in quanto appare evidente l'intenzione di dare al governo la possibilità di mettere a capo degli uffici di Procura più delicati persone di â??provata fedeâ? quali quelli che per anni sono stati vicini al Ministro di Giustizia.
I meno giovani ricorderanno come in passato, per il fatto che alcune importanti Procure erano dirette da persone sensibili ai voleri dell'esecutivo, vennero denominate â??porti delle nebbieâ?.
Quando mi chiedevano se era possibile che in Italia esistessero cittadini di serie A e cittadini di Serie B ho sempre risposto, senza esitazione, che ciò non era possibile, perché tra i principi fondamentali della nostra Costituzione vi era quello dell'uguaglianza di tutti i cittadini dinanzi alla legge, senza alcuna distinzione. Se venisse approvato anche dal Senato l'Ordinamento Giudiziario, nel testo già approvato dalla Camera, non saprei che rispondere.
A che servirebbe infatti, l'indipendenza dei giudici, se il Pubblico Ministero, che è l'organo promotore dell'azione penale, seguendo i desiderata dell'esecutivo, non gli sottoponesse i casi in cui detta indipendenza dovrebbero esercitare? Se le notizie di reato, riguardante persone eccellenti, anziché trasmesse al Gip per l'archiviazione, venissero trattenute nel cassetto o, peggio ancora, archiviate con la corrispondenza ordinaria â??al protocolloâ?, come avveniva nelle Procure un tempo definite â??porti delle nebbieâ??

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