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Flavio Delbono si dimette da sindaco: un’anomalia per l’Italia
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di Loris Mazzetti

Flavio Delbono si dimette da sindaco: un’anomalia per l’Italia

“Per me Bologna viene prima di tutto”, sono le parole di Flavio Delbono che preludono all’annuncio delle dimissioni da sindaco della città. La battuta che corre nelle piazze è facile e un po’ volgarotta: “Visto la vicenda si direbbe che prima di tutto viene qualcos’altro”.  Qualcuno ha detto che l’atto di Delbono serve per proteggere la futura campagna elettorale di Vasco Errani per la conferma a governatore della regione, ma di fronte ad accuse così pesanti erano inevitabili le dimissioni: abuso d’ufficio, peculato, truffa aggravata, in quanto all’epoca dei viaggi con la signora Cinzia Cracchi (indagata per peculato e abuso d’ufficio), Delbono era pubblico ufficiale.
Va premesso che l’ex sindaco è accusato e non condannato, deve vivere il concetto del dubbio e a lui devono essere date tutte le opportunità per dimostrare la propria innocenza. Il segretario del Pd provinciale, Andrea De Maria ha definito le dimissioni  “un atto di serietà”. Questa è la vera anomalia, perché siamo rassegnati ad una politica arrogante fatta di violenza sui cittadini e che sempre più fa risaltare le diversità tra il politico e il cittadino stesso. Il premier Silvio Berlusconi ci ha abituato che “la legge è uguale per tutti meno uno: lui”, leggi ad personam, accuse ai giudici, conflitti d’interessi, ecc., perciò un politico che dà le dimissioni e che decide di rispettare il lavoro della magistratura e di dedicarsi a preparare la propria difesa, diventa un evento: da fatto normale ad anomalo.
Il Cinziagate esiste da ben otto mesi, ma è sparito dalle pagine dei giornali e dalle tv da quando è finita la campagna elettorale e l’avversario Cazzola, che ne ha fatto un’arma della sua politica è seduto, in silenzio, tra i banchi dell’opposizione. Ciò significa  che i giornalisti non hanno fatto il loro dovere di “cane da guardia della democrazia”, nel momento in cui hanno smesso continuando di indagare. Anche a Bologna qualcuno ha deciso di non disturbare il manovratore, il potente di turno.
Di tutta questa vicenda una cosa è certa: Delbono non doveva mettere Bologna in queste condizioni. Oggi, pur nel rispetto delle persone protagoniste e di quelle che saranno coinvolte, perché qualcuno avrà pur controllato e avallato i conti, dobbiamo chiederci: “Le conseguenze per la città e per i bolognesi?” E’ certo che Bologna sarà sottoposta ad una gestione prefettizia fino al 2011. Auguri!
Aveva ragione Corrado Alvaro: “Dei politici dobbiamo sapere cosa hanno in testa ma anche quello che hanno in tasca”.


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