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Articolo 21 - Editoriali
Quando in nome del ''primato della politica'' si dimentica la professionalità. Torniamo al Mansionario
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di Montesquieu

da Europa

Nel vocabolario delle vecchie burocrazie campeggiava il concetto di mansionario. Il mansionario indicava con estenuante pignoleria per lâ??appunto le mansioni che spettavano a ciascuna qualifica, impiegato di concetto, collaboratore e così via.
In unâ??amministrazione pubblica almeno nelle intenzioni â?? ahimè, soprattutto nelle intenzioni â?? basata su parole dâ??ordine come efficienza, responsabilità, efficacia, cultura del risultato e così via, il posto di quella parola e di quel concetto è la soffitta.
Eppure, di un ritorno ad un mansionario, almeno di massima, si sente un gran bisogno nella vita pubblica italiana, in cui nessuno, salvo lodevoli eccezioni, sembra più interessato a fare bene il proprio mestiere, e tutti insieme fanno un mestiere unificato. Politici, sindacalisti, giudici più o meno supremi, grand commis, giornalisti, dirigenti pubblici, perfino alti prelati, banchieri, militari, commissari della croce rossa, accademici, membri di autorità indipendenti â?? ma lâ??elenco è ancora più lungo â?? sono ormai quasi tutti genericamente soggetti politici, nel senso che perseguono obiettivi di visibilità politica attraverso comportamenti politici piuttosto che professionali. Quasi tutti hanno un gradino più alto su cui salire; e per salirci agevolmente, contano più le buone relazioni politiche non la qualità professionale. Ã? il rovescio della medaglia dellâ??occupazione, da parte della politica, di tutti gli spazi in qualche modo capaci di produrre consensi o vantaggi, alla cui base vi è il malinteso concetto del dominio del cosiddetto â??primato della politicaâ?: concetto tanto solenne e nobile quanto vuoto, se non ne è chirurgicamente delimitata lâ??area di applicazione.
Spiace che non ci sia spazio per degli esempi â?? ce ne sono per tutte le categorie citate â?? che renderebbero lâ??assunto quasi impressionante: ma sono sotto gli occhi di tutti gli uomini di buona volontà. Per converso, mentre tutti fanno politica, non diminuisce lâ??attrazione dei politici veri, quelli di mestiere, per i vantaggi dellâ??esercizio della gestione.
Per il mestiere degli altri, cioè.
Un paradosso che produce il risultato sconsolante e alla lunga deprimente di una classe dirigente desolatamente seduta e inadeguata.
Da qui la provocazione â?? perché è tale â?? di un ritorno al mansionario per le cariche e le professioni che fanno lâ??ossatura di una comunità. SEGUE A PAGINA 6 Prendiamo, ma a caso, i presidenti di assemblea parlamentare: se vi si volessero attenere, dovrebbero limitarsi ad assicurare il buon andamento dei lavori della rispettiva camera, facendo osservare il regolamento â?? per chi se ne ricorda, ne abbiamo parlato in tema di question time â?? nonché il buon andamento dellâ??amministrazione interna, e poco più. Come si collocano, in questo contesto sintetico ma chiarissimo, le mostre, la diplomazia parlamentare con i suoi mille viaggi e con i suoi mille ospiti, i continui interventi di merito incompatibili con la terzietà della funzione, i giudizi distillati a moâ?? di sentenza con unâ??autorevolezza che, quasi concessa da uno spirito santo laico, nasce con lâ??assunzione della carica e cessa dâ??incanto con il suo abbandono? I giornali ci dicono che il presidente del senato, in chissà quale sede e occasione, condanna la riforma del Titolo V della precedente legislatura e promuove come irreversibile la riforma costituzionale in itinere. Ma non è un caso: succede tutti i giorni, su tutti i temi, dalla proporzionale al terrorismo, dalla fecondazione, omologa o eterologa, al pluralismo nellâ??informazione, a presunte persecuzioni giudiziarie: su tutti i temi su cui è in corso una forte dialettica tra i due schieramenti. Con buona pace della funzione terza e del ruolo di garanzia, a cui tutti fingono di credere, ma solo quando conviene.
Lo stato di salute di una comunità nazionale dipende da vari elementi: tra questi, la qualità della classe dirigente, intesa in senso ampio, è uno dei principali. Si pensi alla Spagna, alla competitività economica, politica, perfino cinematografica della Spagna: è essenzialmente il frutto di una forte coesione politica intorno allâ??interesse nazionale ad avere uomini di alta professionalità negli organismi internazionali e nelle istituzioni nazionali. Ã? un modello che appare assai lontano, né la coesione politica necessaria è ipotizzabile nel breve periodo in Italia. Ma câ??è qualcosa che le forze di centrosinistra potrebbero fare: nellâ??immediato sfruttando bene lâ??occasione, per la propria parte, delle prossime nomine al vertice della nuova Rai e delle importanti autorità in scadenza. Non è vero che il disarmo unilaterale è autolesionistico: le funzioni di garanzia possono essere utilmente ricoperte solo da persone libere da dipendenza dalla politica di parte.
Più in generale, in una prospettiva strategica, mettendo al centro dei propri programmi per il futuro un maggior rispetto per le proprie istituzioni e per la propria funzione pubblica.

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