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Articolo 21 - Editoriali
Vietato Parlar bene di De Gasperi: «Europa» si «Mielizza» e attacca l??Unità
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di Bruno Gravagnuolo

da L'Unità

Con strano ritardo e un po?? «a freddo», rispetto all??anniversario della scomparsa di De Gasperi e Togliatti (20 agosto, 1954 e 1964) salta fuori di nuovo la polemica. E ogni pretesto è buono. Sia esso il libro di Pansa sul gulag jugoslavo, da noi puntualmente recensito su l??Unità. Oppure le lamentele di un lettore di Paolo Mieli al Corriere (3/12). Contro le presunte deformazioni della storiografia di sinistra, coadiuvata da quella dc, d??accordo nel dipingere il dopoguerra nel segno dell??asse salvifico Dc-Pci.
Mieli allora prende la palla al balzo. E riesuma, con apparente neutralità, uno scambio epistolare su l??Unità di fine estate, tra il sottoscritto e lo storico Giuseppe Tamburrano: su De Gasperi, Togliatti e Nenni. Dove il secondo protestava per l??ingiusta sottovalutazione di Nenni, avendo noi scritto che «Togliatti - assieme a De Gasperi - fu uno dei padri della democrazia repubblicana». E con noi di rimando a replicare che - senza nulla togliere a Nenni - Togliatti e De Gasperi ebbero ruolo di maggior rilievo nel dopoguerra. E che in particolare De Gasperi ebbe il merito di aver rifiutato l??abbraccio clerico-fascista, difeso la dignità italiana dinanzi agli Alleati, nonché consolidato la Repubblica con un «centrismo» non reazionario. Ecco perciò scattare il sarcasmo malcelato di Mieli che dichiara di astenersi «dall??entrare nella disputa» (coraggio!). Ma poi suggerisce senza dirlo apertamente - nel suo elenco privo di contesto dei «meriti» degasperiani a noi attribuito - che il De Gasperi di cui scrivemmo è solo figura ad usum delphini. Bravo solo in quanto, e solo quando, non dispiacque al Pci, e non dispiace ai post-comunisti. E che insomma avremmo messo l??Unità in tasca al monumento di De Gasperi, come con la famosa statua di Moro, di cui a lungo si parlò.
A questo punto arriva di rincalzo il quotidiano della Margherita Europa, tutto felice di dar ragione a Mieli. E con zelante corsivo si inerpica a parlare di «zone grigie», «imbarazzi», «storiografia dominante» e lacune nelle «rievocazioni estive» degasperiane. Ponendo alfine la fatidica domanda: «Perché risulta così difficile ammettere che se De Gasperi ha vinto Togliatti è lo sconfitto?». Insomma anche Europa si «mielizza», pur mostrando almeno l??ardire di attaccare a viso aperto, e rischiando di finire a gambe all??aria. Sì, perché a gambe all??aria ci finiscono, sia il cauto Mieli che l??improvvida Europa. Il primo omette di segnalare ai suoi lettori che la «rivalutazione» di De Gasperi fu solo un tentativo di riconoscere equanimemente i meriti di un «grande avversario», da sottrarre alla destra di oggi, ma senza sconti ai suoi aspetti retrivi. Esercizio «revisionista», che guarda caso stavolta Mieli deforma e banalizza. Europa invece semplicemente non legge e non sa. Ignora ad esempio che nell??antologia agostana de l??Unità a cura di Roberto Gualtieri, a De Gasperi viene riconosciuto «realismo assai maggiore» rispetto al Togliatti dell??«unità antifascista», ormai esaurita nel 1947. Già. Non leggono e non sanno. Oppure leggono, e scremano. Ma si esercitano con metodo. Purché i conti tornino.

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