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Articolo 21 - Editoriali
Immigrazione: l'appello inascoltato dei medici
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di Bruna Iacopino

Reato di clandestinità, ronde, tempi di permanenza prolungati fino a 6 mesi all'interno dei CIE, sono questi i 3 maxiemendamenti sul pacchetto sicurezza che la Lega si appresta a far passare a colpi di fiducia. Una vittoria per il Carroccio che implica al tempo stesso una grave sconfitta per un  paese democratico e che continua a definirsi civile. Il pacchetto sicurezza, per come è stato concepito e per come rischia di essere approvato è una vera e propria contraddizione in termini rispetto a quanto ribadito all'interno della nostra Costituzione, il presidente della Camera era intervenuto in questi termini nei giorni scorsi invitando ad eliminare la norma che impediva ai ragazzi figli di immigrati irregolari, l'iscrizione scolastica. La cosa è passsata nei mezzi stampa come una sorta di vittoria contro una pratica definita aberrante e lesiva dei diritti del bambino sanciti anche in ambito internazionale. Ma anche questa volta la mossa si è configurata come una sorta di specchietto per le allodole, consapevole o meno da parte della stampa tutta che non ha invece preso in considerazione quanto da mesi, ma anche negli ultimi giorni associazioni di medici e avvocati stanno gridando a gran voce. Qualora dovesse essere confermato il reato di ingresso e soggiorno rregolare sul territorio italiano, qualsiasi pubblico ufficiale nell'esercizio delle proprie funzioni avrà l'obbligo di denuncia imposto dagli articoli 361* e 362** del Codice penale; norme che non lasciano adito a scappatoie di sorta e che non solo obbligano i medici alla denuncia, ma gli stessi presidi o insegnanti, in quanto pubblici ufficiali.
Norme non solo razziste ma di una gravità assoluta perchè di fatto hanno l'effetto di aumentare a dismisura quell'area di illegalità che il pacchetto sicurezza si dice pronto a smantellare eliminando il problema della clandestinità. Ma davvero le norme restrittive e la criminalizzazione riescono a porre rimedio al problema crinimalità? Soprattutto, facendo un passo ancora più indietro, è davvero così reale come sembra il problema criminalità in Italia?
Stando ai dati ufficiali forniti dal capo della polizia a ridosso del 157° anniversario della nascita del corpo, nel 2008 si sarebbe registrato un calo dell'11,4% sulla criminalità, dato che contrasta dunque fortemente con quanto propagandato nello stesso anno. Sul tema sicurezza c'è troppa drammatizzazione, afferma lo stesso Manganelli, facendo in questo modo aumentare la percezione generale di insicurezza.
Siamo ben lontani dai picchi del 1991 per esempio, situazione facilemnte verificabile andando a guardare i dati statistici prodotti dall'ISTAT, eppure la percezione di insicurezza non è mai stata così forte, complice, come già dimostrato in precedenza e ribadito da diverse fonti, il comportamento irresponsabile da parte dei media.
Eppure negli ultimi 5 anni l'afflusso di stranieri sul suolo italiano è decisamente aumentato, se non addirittura raddoppiato. Uno spunto interessante a tal proposito e relativo al periodo 1990-2003 pubblicato su lavoce.info analizza il fenomeno prendendo in esame i dati statistici inerenti immigrazione e criminalità... la conclusione è che non esiste alcun rapporto causale tra i due fenomeni.
C'è infine la questione delle voci inascoltate. Non solo le voci dei migranti, uomini e donne che nessuno si preoccupa neanche di andare a cercare e che il più delle volte come è accaduto ieri nel CIE di Ponte Galeria, come la donna tunisina di 49 anni, decidono di togliersi la vita pur di non essere rimpatriati , ma le voci di chi, con gli immigrati ha a che fare ogni giorno, trovandosi di fronte ad un classico nodo gordiano.
Solo qualche giorno fa ( in data 4 maggio) le diverse sigle sindacali a cui fanno riferimento i medici del servizio pubblico avevano inviato una lettera aperta al Presidente della Camera e ai Componenti le Commissioni Camera dei Deputati, in cui tornavano a ribadire il concetto: in quanto pubbblici ufficiali permane per loro l'obbligo della denuncia. “ Il disegno di legge sulla sicurezza, pur ripristinando l’esenzione del personale sanitario dall’obbligo di segnalare all’autorità i pazienti clandestini non considera la nuova situazione che si è determinata alla luce dell’istituzione del reato di clandestinità. La qualifica di reato dello stato di clandestinità obbliga il medico in quanto pubblico ufficiale a denunciare il clandestino in quanto tale. La norma approvata dalle Commissioni Affari Costituzionali e Giustizia della Camera esenta i sanitari dalla segnalazioni all’autorità, come previsto dal precedente dettato legislativo, ma non esenta i sanitari dalla denuncia all’autorità giudiziaria. Occorre, pertanto, un provvedimento legislativo, che integri l’articolo 35 comma 5 del decreto legislativo 25 luglio 1998 n. 286, come ipotizzati dall’emendamento che viene di seguito riportato (*), esplicitando espressamente l’esenzione del personale sanitario anche per quanto riguarda la denuncia penale all’autorità giudiziaria.” Scrivono.
Rimane dunque un nodo da sciogliere, denunciare come impone il Codice penale o pagare in prima persona? In attesa, però, avanzano anche una proposta: “ (*) Al comma 1 sostituire la lettera t) con la seguente: I medici e comunque qualunque soggetto addetto allo svolgimento di incarichi nell’ambito dei servizio sanitario nazionale non sono tenuti ad alcun obbligo di denuncia agli organismi amministrativi e/o giudiziari di situazioni di irregolarità relative alla cittadinanza e/o immigrazione di persone sottoposte a trattamento sanitario.
45.23 Mussolini" ( http://www.fesmed.it/)
Dal fronte opposto tutto tace.

*361
Omessa denuncia di reato da parte del pubblico ufficiale

Il pubblico ufficiale, il quale omette o ritarda di denunciare all`Autorità giudiziaria, o ad un`altra Autorità che a quella abbia obbligo di riferirne, un reato di cui ha avuto notizia nell`esercizio o a causa delle sue funzioni (331 c.p.p.; 221 disp. coord. c.p.p.), è punito con la multa da lire 60.000 a 1 milione (c.p.363, 384).

La pena è della reclusione fino a un anno, se il colpevole è un ufficiale o un agente di polizia giudiziaria (57 c.p.p.), che ha avuto comunque notizia di un reato del quale doveva fare rapporto (347 c.p.p.).

Le disposizioni precedenti non si applicano se si tratta di delitto punibile a querela della persona offesa (120-126).

 

**362 Omessa denuncia da parte di un incaricato di pubblico servizio

L`incaricato di un pubblico servizio , che omette o ritarda di denunciare all`Autorità indicata nell`articolo precedente un reato del quale abbia avuto notizia nell`esercizio o a causa del servizio (331 c.p.p., 221 disp.di att. c.p.p.), è punito con la multa fino a lire 200.000 (c.p. 363, 384). Tale disposizione non si applica se si tratta di un reato punibile a querela della persona offesa (c.p.120-126) né si applica ai responsabili delle comunità terapeutiche socio-riabilitative per fatti commessi da persone tossicodipendenti affidate per l`esecuzione del programma definito da un servizio pubblico .

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