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Articolo 21 - Editoriali
In questa società dove la solidarietà diventa un reato e la delazione un dovere civico. Largo alle spie
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di Daniela de Robert

“Un risultato storico”. Così il ministro Maroni definisce la deportazione collettiva dei 227 migranti e profughi raccolti dalle motovedette della guardia costiera italiana nel canale di Sicilia. Restituiti alla Libia, paese dal quale erano partiti per raggiungere l’Europa, che li ha ricevuti nell’affollato e malsano carcere libico di Twaisha a Tripoli.
Per loro niente accoglienza in nome dell’emergenza umanitaria, come è successo agli uomini e alle donne recuperati sulla nave Pinar. Dopo il solito rimpallo tra Malta e Italia, sono stati semplicemente e direttamente respinti al mittente. Senza alcuna verifica delle condizioni di salute delle persone a bordo, della presenza di eventuali rifugiati in cerca di asilo o di minori non accompagnati. Un risultato storico. Soddisfatto anche il commissario europeo Barrot. Peccato che solo quattro anni fa il Parlamento europeo aveva adottato una risoluzione di condanna contro le deportazioni collettive italiane di migranti provenienti dalla Libia mentre la Corte europea aveva sospeso l’espulsione di undici cittadini stranieri. Ma come denuncia il sito Fortress Europe, “quel  che ieri  era illegale è divenuto regola di ingaggio dei pattugliamenti di Frontex partiti la settimana scorsa nel canale di Sicilia”.
I viaggi dei disperati alla ricerca di sicurezza o di una vita migliore sono sempre più pericolosi. Per paura di essere respinta indietro una donna tunisina si è uccisa nel centro per l’identificazione e l’espulsione di Ponte Galeria dove era rinchiusa. Poco importa. Era solo una clandestina.
La solidarietà in mare è già reato con la legge Bossi-Fini, come sanno i sette pescatori tunisini che rischiano tre anni e sei mesi di reclusione  per aver salvato quarantaquattro migranti a largo di Lampedusa. E quando vengono intercettati e recuperati, la svolta storica salutata da Maroni con entusiasmo può significare prigione, violenze, soprusi. Lo denunciano le organizzazioni umanitarie e lo stesso Consiglio italiano per i rifugiati: l’Italia – dice - ha violato la Convenzione di Ginevra e la Convenzione europea sui diritti umani e “ha esposto i migranti al rischio di torture nei Paesi di provenienza”.
In questa società dove l’immigrazione è solo un’emergenza, i cosiddetti clandestini un problema da allontanare, i bambini rom una  minaccia, i lavavetri pericolosi criminali, la solidarietà dunque diventa un reato e la delazione un dovere civico. Largo alle spie. Tra le corsie degli ospedali o tra i banchi di scuola. Ai diritti umani penseremo un’altra volta.

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