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Articolo 21 - Editoriali
«� immorale bloccare il rinnovo dei contratti». Cgil, Cisl e Uil respingono il progetto del governo. La mobilitazione continuerà anche dopo lo sciopero generale del 30
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di Felicia Masocco

da L'Unità

ROMA I sindacati fanno muro contro lâ??intenzione dellâ??esecutivo di far pagare ai dipendenti pubblici un taglio delle tasse che il Paese non può permettersi, ma su cui il premier insiste al punto di minacciare una crisi di governo ed elezioni anticipate. Lo scambio è giudicato «immorale» da Epifani, «una follia» da Pezzotta, «unâ??assurdità» da Angeletti e nuovi scioperi rischiano di aggiungersi a quello generale del 30 novembre, il giorno in cui a differenza dei settori privati, il pubblico impiego si fermerà per lâ??intera giornata. «Pensiamo a un nuovo sciopero generale dei lavoratori pubblici a cavallo tra gennaio e febbraio, con una grande manifestazione nazionale a Roma», ha detto ieri il segretario generale della Funzione pubblica-Cgil, Carlo Podda. Se la situazione non si sblocca e il governo non si ravvede, sarà un crescendo di mobilitazione. Un presidio «massiccio» davanti a Palazzo Chigi con unâ??assemblea delle rappresentanze sindacali unitarie appena elette si terrà in dicembre, mentre «la situazione che si è venuta a creare necessita - per Podda - una rivalutazione dello sciopero già fissato per il dieci dicembre».
Il clima è incandescente, da Firenze dove hanno tenuto unâ??iniziativa contro il terrorismo, i leader di Cgil, Cisl e Uil non usano mezzi termini per criticare la scelta dellâ??esecutivo, «non uso mai parole pesanti - premette Epifani - ma in questo caso mi sento di dirle: io trovo immorale usare un diritto dei lavoratori, in questo caso pubblici, per finanziare una riduzione delle tasse quando non ci sono le risorse per poterlo fare». Sono mesi che lo vanno dicendo, per ridare ossigeno allâ??economia del paese non serve un alleggerimento della pressione fiscale che peraltro avvantaggerebbe pochi fortunati. Il problema è ridare slancio ai consumi, è necessario rafforzare i redditi, specie quelli da pensione e da lavoro dipendente, i più penalizzati in questi anni. Ã? una delle parole dâ??ordine della protesta di fine mese, motivazione che si rafforza con il passare delle ore. «Ã? una cosa particolarmente assurda finanziare la riduzione delle tasse con altre tasse, con la rinuncia ad aumenti salariali», afferma Luigi Angeletti. Il blocco del contratto degli statali ma anche lâ??ipotesi di reintrodurre i ticket sui farmaci altro non sarebbero che la copertura finanziaria per il «trasferimento di risorse a commercianti e professionisti».
Non rinnovare i contratti per oltre un milione e mezzo di dipendenti, «per consentire un intervento che abbiamo giudicato e giudichiamo sbagliato, inutile e che non serve al Paese» è per Savino Pezzotta «una follia, un errore grandissimo» da contrastare con tutte le azioni possibili. A partire dallo sciopero generale che per il neo-ministro degli Esteri, Gianfranco Fini, è invece «immotivato».
Lâ??«errore» dellâ??esecutivo prende corpo nel giorno in cui i dipendenti pubblici votando in modo massiccio per il rinnovo dei loro rappresentanti sindacali, premiano i sindacati confederali con una percentuale che - voto in più, voto in meno - supera lâ??85% dei consensi. Il senatore Ds ed ex ministro della Funzione pubblica, Franco Bassanini, parla di una «secca sconfitta di chi ha puntato sullo smantellamento delle pubbliche amministrazioni e sulla loro riduzione a strumento di politiche clientelari». «Berlusconi e Siniscalco farebbero bene a riflettere - continua Bassanini - Non diano retta ai cattivi consiglieri, che propongono un taglio secco del personale e delle risorse delle amministrazioni pubbliche, ignorando che l'Italia ha, già oggi, due milioni di dipendenti pubblici meno della Francia e un milione e mezzo meno della Gran Bretagna». Contro il blocco, «ancora più rigido» per i Comuni, delle assunzioni a tempo indeterminato e quello della riqualificazione del personale che il ministero dellâ??Economia si appresterebbe a sottoporre al Senato, si leva poi la voce dellâ??Anci. Il presidente dellâ??associazione Leonardo Domenici, ha espresso «il più contrario dissenso e stupore», perché i Comuni sono «gli enti che dal 2000 ad oggi registrano la percentuale più bassa di incremento del personale, oltretutto, tale incremento, è interamente legato al trasferimento delle funzioni».

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