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Articolo 21 - Editoriali
Non Aprite Quella Porta - Chi si può permettere una casa?
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di Vittorio Emiliani

da L'Unità

Tre notizie da questa Italia. La prima: il caro-case imperversa, decine di migliaia di italiani (15mila soltanto a Roma) sono sotto sfratto per fine marzo, e non sanno dove andare. L'affitto è come sparito, reperto del passato. Pure l'edilizia popolare è fuori moda, dimenticata. Gli Istituti, regionalizzati, non hanno un euro e spesso smobilitano. I Comuni cartolarizzano il loro patrimonio e poi danno sussidi. Le Regioni operano in ordine sparso premiando per lo più la proprietà della casa. Sul tavolo dello stesso Ciampi è stata portata la denuncia di Federcase: nel nostro Paese mancano 600mila alloggi popolari. Dagli anni 80, in modo organico, non se ne occupa nessuno. Seconda notizia: le Regioni varano leggi sul devastante condono governativo. Alcune (quelle dell'Ulivo più Liguria e Lombardia) cercano di limitarne i guasti, altre no: la Regione Lazio sanerà pure le seconde case, cioè le ville al mare, quali «abusi di necessità». Terza notizia: con la Finanziaria il governo Berlusconi taglia altre risorse ai Comuni sacrificando così i servizi ai ceti e ai soggetti più deboli. Quindi: 1) una vera politica della casa non esiste più e già si avanza una legge che privatizzerà pure l'urbanistica; 2) i condoni premiano l'edilizia illegale a spese dei Comuni gravati dei costi per i servizi; 3) nelle aree metropolitane come nei piccoli Comuni chi stava male, starà peggio.
Anni fa c'era una politica per l'edilizia sociale, per quella economica e cooperativistica. Una politica, nei casi più avanzati, volta alla tutela dei centri storici e di quanti, pur con bassi redditi, vi risiedevano in affitto. Di tutto questo c'è ben poca traccia. Ci sono i buoni-casa alle famiglie meno abbienti per consentire loro di pagare affitti altrimenti insopportabili. Ridotti del 50 per cento dal governo nell'ultimo biennio. Denari pubblici che vanno spesso a nuovi proprietari che, con la cartolarizzazione di patrimoni ex pubblici ingentissimi, stanno sconvolgendo la mappa delle residenze nelle città e cacciando altri residenti, altri artigiani, altri negozi storici. Cartolarizzazione spinta da un governo che ha fame di soldi per «fare cassa», per turare le falle aperte nel bilancio di tutti.
In Italia siamo ben oltre i 120 milioni di vani abitativi (seconde case comprese), non pochi sfitti o vuoti, più altri milioni di vani abusivi. Per una popolazione la quale invece cresce di poco, e soltanto per l'immigrazione. Ma ha bisogno di alloggi in locazione per giovani coppie, per immigrati, per sfrattati, al fine di sottrarli alla speculazione più bieca o al faticoso destino di pendolari sulla lunga distanza, con pochi trasporti abbordabili, coi treni regionali in perenne ritardo (in questo campo si è puntato tutto sulle Grandi Opere, stradali per lo più, impantanate). Alloggi potenzialmente ricavabili, spesso, dal patrimonio già esistente: antico, vecchio, degradato, da ristrutturare. Come si sta facendo in alcuni Comuni. Per esempio a Genova su vasta scala nella sua città vecchia e altrove.
Ci sono accordi di «rottamazione» e ricostruzione in atto - a Roma per il quartiere Giustiniano Imperatore, pericolante - da valutare con attenzione. Sere fa Sergio Cofferati in Tv ha indicato nella casa la prima emergenza di Bologna, cioè di una città ricca, avanzata, che però da tempo ha perduto la leadership nel campo del restauro e del recupero di case in affitto per i ceti più deboli e anche per gli studenti fuorisede, «lasciando fare» al mercato. Cioè a speculatori e affittacamere, con canoni-capestro. Succede a Bologna, città che negli anni 70 e 80 veniva portata ad esempio nell'Europa più civile per questa sua politica. Succede che i centri storici, le nostre bellissime vecchie città, se si «lascia fare» al mercato, o si spopolano desolatamente, o diventano un'accozzaglia volgare di paninerie, pizze a taglio, pub, locali notturni. In tutt'e due i casi senza abitanti veri o quasi, e con seri problemi di violenza, di spaccio, di sicurezza. A specchio con questa autentica dissipazione se ne verifica un'altra : quella dei terreni a coltivo, a bosco, a pascolo che vengono «mangiati» da nuovo cemento e asfalto. Ogni anno almeno 100 mila ettari. In dieci anni, una regione vasta come la Puglia. Poi, dopo tanta impermeabilizzazione, ci stupiamo delle continue alluvioni.
Molto del nuovo cemento è per giunta abusivo, illegale. Se in affitto può abitare soltanto per il 19 per cento degli italiani (contro il 59 per cento dei tedeschi e il 46 dei francesi), se condoni e sanatorie sono frequenti come le lotterie, perché non farsi la prima casa, e magari pure la seconda, abusivamente, magari in zona protetta, nei parchi, lungo le spiagge, o con affaccio sul lago? Per la seconda casa, se non ci ha pensato Berlusconi, ci penserà Storace a condonarla. In effetti la distanza fra le Regioni più severe e quelle più generose nel «perdonare» è impressionante. L'Umbria ha aumentato gli oneri concessori del 100 per cento e limitato la sanatorie ai soli ampliamenti e per appena 30 metri quadrati ad unità abitativa. In altre Regioni dell'Ulivo si potranno sanare i piccoli abusi. Al contrario la Sicilia ha dimezzato e rateizzato l'importo dell'anticipo sugli oneri concessori e per le nuove costruzioni condonerà sino a 750 metri cubi per singola domanda e sino a 3.000 complessivamente. Nel Lazio l'opposizione di centrosinistra ha evitato che si potessero sanare anche gli edifici costruiti nei parchi. Ma il centrodestra ha respinto, in pratica, tutte le richieste del Campidoglio per un condono «stretto» . Abruzzo, Calabria e Campania non hanno approvato entro il l2 scorso le loro norme sul condono, come richiesto dalla Corte costituzionale. In Campania il progetto Bassolino, molto restrittivo, è stato sepolto sotto 500 emendamenti del centrodestra e osteggiato da alcuni consiglieri della Margherita. Se ne discute ancora perché v'è chi ragionevolmente ritiene che vi siano margini per una legge regionale. Grazie al governo, non ci si capisce più nulla. L'aumento, in molte Regioni, degli oneri per la domanda di sanatoria indurrà parecchi abusivi a non pagare l'oblazione rimanendo «sommersi». Così calerà il gettito. Per questo i ministri studiano dilazioni nel 2005. Insomma, pochi milioni di euro incassati - meno di 450 sui 3,1 miliardi preventivati - e un incredibile, indecente caos, legislativo e regolamentare. Coi Comuni costretti ad incassare, per la parte di loro competenza, da questo terzo condono sì e no la metà di quanto spenderanno per portare i servizi agli ex abusivi perdonati e premiati. Con l'aggravante che la Finanziaria 2005 li penalizzerà sul piano degli investimenti e dei servizi ai cittadini rispettosi della legge. Un ultimo dato: secondo stime del Sole-24 Ore, il costo della vita in Italia è aumentato negli ultimi quarant'anni del 2.061 per cento. E però la casa è rincarata quasi tre volte di più : esattamente del 5.752 per cento, facendo dileguare l'affitto, il civile affitto. Un costo sociale, alla fine, enorme.

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