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Articolo 21 - Editoriali
Corruzione: due Paesi, due stili opposti
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di Ottavio Olita

Qualche volta la Storia manda segnali significativi non soltanto per i posteri: sta a noi saperli cogliere, valutarli e utilizzarli.  Martedì 19 gennaio 2009 è stata una giornata con queste caratteristiche. A Milano sono state rese note le motivazioni della sentenza della condanna dell’avvocato Mills a 4 anni e sei mesi di reclusione per corruzione in una vicenda in cui sono coinvolti direttamente la Fininvest e Berlusconi. Contemporaneamente, a Londra, lo speaker della ‘Camera Bassa’ Michael Martin, laburista, ha preannunciato le proprie dimissioni, a partire dal 21 giugno, per non aver controllato le richieste, gonfiate, di rimborsi da parte di alcuni suoi colleghi parlamentari. Non coinvolto direttamente, quindi, ma colpevole soltanto, volendo semplificare, di ‘omesso controllo’. Non solo. Il primo ministro e leader laburista Gordon Brown, che si è guardato bene dal tentare di giustificare il comportamento dei suoi colleghi di partito, ha preannunciato che saranno esclusi dalle liste elettorali delle prossime Elezioni Europee tutti quegli esponenti che in qualche modo si sono sporcati le mani con quella storia.
 Berlusconi, salvato dal Lodo Alfano, si è limitato a dire che riferirà in Parlamento, ma, nell’attesa, ha trovato modo di scagliarsi violentemente contro quei giornalisti che volevano porgli delle domande: reazione giustamente e duramente stigmatizzata dalla Fnsi. La sua corte di dichiaranti con microfono annesso ovviamente se l’è presa con le ‘toghe rosse prevenute’ e si è poi scagliata contro il giustizialismo della sinistra: a nessuno di loro è venuto in mente che anche in politica esiste un codice morale che andrebbe rispettato. L’antica democrazia Britannica ci impartisce una sonora lezione; la risposta che verrà da questo nostro benedetto e malridotto Paese sarà probabilmente che comunque i sondaggi sono dalla Sua parte e che il Lodo Alfano è stato votato da  un Parlamento liberamente eletto dai cittadini.
 La Storia, dunque, per una volta, potrebbe aiutare la riflessione dei contemporanei. Se neppure questa volta sarà possibile perché il berlusconismo ha più appeal della forza della verità, almeno documentiamoci, oggi, su come anche questa vicenda sarà manipolata, riletta, trasformata. Prima o poi usciremo da questa indecente ubriacatura e allora dovremo essere in grado di ricordare per garantire la nostra democrazia e la nostra libertà dai rischi che tutto questo possa ripetersi. Franceschini ha dichiarato che è indispensabile ed urgente che la politica ritrovi serietà. Con essa recuperiamo anche quella carica etica che da ‘Tangentopoli’ in poi si è persa. Quanto al giornalismo serve una forte riaffermazione che l’autonomia e l’indipendenza possono essere garantite solo da una piena e totale applicazione dell’articolo 21 della Carta Costituzionale.

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