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Articolo 21 - Editoriali
Elezioni.Italiani schizofrenici,abbagliati da Berlusconi-prestigiatore,tentati dall'astensione suicida.
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di Gianni Rossi

 

C’è un vento di libertà che spira dal nord dell’Europa. E’ il vento delle Elezioni europee, che spinge gli italiani a fare i conti con sè stessi e il resto del mondo, gli italiani abbagliati dai giochi di prestigio di Berlusconi, il quale (prima da imprenditore televisivo, a partire dal 1985, e poi, da politico di razza, dal 1994) è riuscito a stregare un’opinione pubblica pigra, smemorata e schizofrenica. Tutta la migliore stampa internazionale, di qualsiasi orientamento politico, ha posto l’accento sul “declino” dell’Italia, sulla “satrapia imperante”, sul “cesarismo” del presidente del consiglio, sull’anomalia per uno degli otto paesi più industrializzati del mondo, incapace "fisiologicamente di seguire le regole delle democrazie liberali. A tutte queste critiche Berlusconi ha sempre opposto testardamente la teoria del “complotto”. Ieri era solo un complotto nazionale, ordito dalla sinistra "catto-comunista" e dai "centri di potere"; oggi si è esteso a livello mondiale, con Obama e Murdoch a fare da strateghi. E' il solito refrain di Berlusconi, lo fa da sempre, quando si sente in difficoltà e accerchiato dalla realtà dei fatti che lo inchiodano alla sua condotta imprenditoriale o politica fuori dalle regole. Ogni volta, alla vigilia di scadenze elettorali, il popolo italiano, ormai nel pieno di una deriva politico-sociale-culturale ed etica, si lascia in parte abbagliare e vota per lui; mentre un’altra parte tenta il suicidio di massa, spezzentandosi in tanti rivoli oppure abbracciando l’arma spuntata dell’astensionismo. Ma si sa che in democrazia quella che conta è solo l’arma del voto e i numeri che le elezioni esprimono alla fine dello spoglio delle urne! 

L’astensionismo “attivo”, retaggio di teorie politiche del primo Novecento hanno sempre portato alla sconfitta del riformismo e dei partiti che volevano cambiare gli equilibri dello stato borghese-capitalistico. Fu così prima, durante e subito dopo la Prima Guerra mondiale, e la frammentazione che ne derivò tra le forze democratiche portò al fascismo. Fu così anche agli inizi degli anni Settanta, quando la sinistra si “spezzettò” in tanti partitini e una parte preponderante della nuova sinistra, quella nata dai movimenti del Sessantotto, optò per l’astensione. Vinse la destra democristiana e i partiti della conservazione, e la sinistra ebbe un tracollo storico. L’unico astensionismo che ha funzionato negli anni è stato quello per i Referendum, molti dei quali incomprensibili per l’opinione pubblica e spesso inutili. Ma al Referendum l’astensione è considerata un voto: per farlo naufragare si può votare contro i requisiti oppure non presentarsi ai seggi. Il voto alle elezioni politiche è sintomo, invece, di maturità e ultimamente sembra averlo capito anche il popolo americano, storicamente astensionista, che nel 2008 ha partecipato alle elezioni Presidenziali in maniera massiccia (per le loro statistiche!), eleggendo Obama e mettendo la parola fine agli otto anni più disastrosi dell’amministrazione di Washington con Bush junior, proprio mentre infuriava la peggiore crisi economico-finanziaria degli ultimi 100 anni.

Il nostro paese è purtroppo fragile isitituzionalmente, disastrato nella pubblica amministrazione, sconquassato da evasione ed elusione fiscale uniche al mondo, dominato da un esteso conflitto di interessi non solo nel campo dei media, ma anche nella finanza, nelle banche, nelle assicurazioni, nell’industria, nei servizi privati, nella grande distribuzione, nelle telecomunicazioni. Insomma, poche famiglie e uno sparuto gruppo di top manager dominano l’economia e la vita politica con intrecci impensabili in qualsiasi altro paese capitalistico e liberale. Pecularietà che fanno dell’Italia un’anomalia pericolosa, a detta della grande stampa internazionale e delle leadership dei nostri paesi alleati del G20, che ne temono l’estensione come si trattasse di un virus influenzale di cui non si conosca ancora l’antidoto.

Gli spazi di libertà si sono ridotti in Italia per tutti, l’area delle sopraffazioni è sempre più estesa, le tutele per chi lavora con qualsiasi tipo di contratto o per chi perde l’occupazione sono effimere, il welfare state, oltre che costoso per chi paga le tasse (stipendiati e pensionati) è ridicolo rispetto al resto dell’Europa. Come contrastare allora questa deriva, questo lento, progressivo declino che perdura dalla fine del Rinascimento e non solo da quando è “sceso in campo” Berlusconi? I riformisti a sinistra, come nel centro dello schieramento politico, tutti coloro che hanno a cuore il futuro dell’Italia e dei nostri figli, delle nuove generazioni, non possono quindi che usare l’unico strumento democratico a loro disposizione: il voto! In un’epoca nella quale la partecipazione politica si è ridotta alla passiva contemplazione degli show televisivi, tranne le sparute volte in cui si tengono manifestazioni di piazza ( che però in Italia non hanno mai modificato gli assetti di governo, differentemente da altri paesi!), in questo grigio periodo di “conformismo mediatico”, i veri democratici possono cambiare il corso degli eventi solo andando a votare, sempre e con ostinazione.

Per chi votare, allora? Per quei partiti che non partecipano schizofrenicamente all’autodistruzione, alla vivisezione della sinistra, alla frammentazione suicida che porta solo al rafforzamento della destra al potere. Certo, si tratta di Elezioni Europee e non politiche generali, ma il risultato è comunque fondamentale per gli assetti  di potere in “casa nostra”. Il giorno dopo il risultato, si può ripartire per consolidare alcuni partiti che si sono battuti , bene o male, contro l’attuale gruppo di potere, emanazione dei tanti conflitti di interessi. Domani ci sarà l'occasione per organizzare un fronte, una coalizione democratica con un programma e leaders in grado di unificare le forze migliori del paese. Il tempo è scaduto per astenersi o per sofisticare su questo o quel partito o leader dell’opposizione!

Sabato e domenica il popolo italiano ha nelle sue mani la possibilità per farsi sentire, per iniziare il cambiamento. Il vento del Nord, come la tramontana, spazza via tutte le nubi grigie e quell’aria malata, appicicaticcia, che ristagna sull’Italia e che rischia di farci precipitare nell’epopea del “Satyricon”, come l’autorevole e compassato Times di Londra ha descritto questo “lungo sonno della ragione”, che sta attanagliando le forze migliori del nostro paese. Il coraggio non può venirci dagli altri, dall'esterno, ma da noi stessi. Già per due volte gli altri, gli "alleati", salvarono l'Italia nel passato Novecento, e il loro esempio eroico servì da stimolo per quei pochi che resistettero, riportando il nostro paese nel novero delle democrazie occidentali. Oggi, quello stesso coraggio e lo "spirito di emulazione" devono penetrare nelle menti di chi vuole trasformare l'Italia in un "paese normale, civile e solidale".

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