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Articolo 21 - Editoriali
Oggi scioperano anche loro
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di Marco Travaglio

da Bananas - L'Unità

«Da un vecchio magistrato a riposo, che in cinquanta anni ha percorso con onore tutti i gradi della magistratura dai più umili fino a quello supremo, ho ascoltato queste parole di saggezza: ciò che può costituire un pericolo per i magistrati non è la corruzione: di casi di corruzione per denaro, in cinquant'anni di esperienza, ne ho visti tanti che si contano sulle dita di una sola mano; e sempre li ho visti scoperti e colpiti con esemplari punizioni. E neanche son da considerarsi minacce molto gravi per la indipendenza dei magistrati le inframmettenze politiche: sono frequenti ma non irresistibili. Il magistrato di schiena dritta non le prende sul serio, ed è rarissimo che gli venga qualche danno da questa sua inflessibilità. Il vero pericolo non viene dal di fuori: è un lento esaurimento interno delle coscienze, che le rende acquiescenti e rassegnate: una crescente pigrizia morale, che sempre più preferisce alla soluzione giusta quella accomodante, perché non turba il quieto vivere e perché la intransigenza costa troppa fatica. Nella mia lunga carriera non mi sono mai incontrato faccia a faccia con giudici corruttibili, ma ho conosciuto non di rado giudici indolenti, disattenti svogliati: pronti a fermarsi alla superficie, pur di sfuggire al duro lavoro di scavo, che deve affrontare chi vuole scoprire la verità. Spesso questa superficialità mi è sembrata un portato inevitabile, e scusabile, dell'eccessiva mole di lavoro che gravava su certi magistrati; ma ne ho conosciuto alcuni (i migliori) che, anche sovraccarichi così, riuscivano, rubando le ore al sonno, a studiare con scrupolosa diligenza tutte le cause ad essi affidate e a riferirne in camera di consiglio senza dimenticare la virgola di un documento. La pigrizia porta ad adagiarsi nell'abitudine, che vuol dire intorpidimento della curiosità critica e sclerosi della umana sensibilità: al posto della pungente pietà che obbliga lo spirito a vegliare in permanenza, subentra cogli anni la comoda indifferenza del burocrate, che gli consente di vivere dolcemente in dormiveglia... Il vecchio magistrato stette qualche istante in silenzio e poi concluse così: â??Creda a me: la peggiore sciagura che potrebbe colpire un magistrato sarebbe quella di ammalarsi di quel terribile morbo dei burocrati che si chiama conformismo. Ã? una malattia mentale, simile all'agorafobia: il terrore della propria indipendenza; una specie di ossessione, che non attende le raccomandazioni esterne, me le previene; che non si piega alle pressioni dei superiori, ma se le immagina e le soddisfa in anticipoâ?...».
(Piero Calamandrei, "Elogio dei giudici scritto da un avvocato").

«Quando la politica entra nella giustizia, la giustizia esce dalla finestra».
(Luigi Einaudi).

«Il figlio del miliardario, che guidava a velocità pazzesca la sua macchina da corsa, ha preso male una curva e ha sfracellato contro il muro un passante che andava per i fatti suoi sul marciapiede. Il padre corre dal primo avvocato della città: l'essenziale è che il figliuolo, che â??è un po' vivace, ma in fondo un buon ragazzoâ?, non vada in prigione. â??Avvocato, si ricordi: noi non guardiamo a speseâ?. Infatti l'avvocato si dà da fare per tacitare con un forte indennizzo la famiglia dell'ucciso; e ci riesce. Ma c'è quel fastidio dell'istruttoria penale che continua ad andare avanti per conto suo. Allora il miliardario redarguisce severamente il difensore: â??Avvocato, gliel'ho detto: questa istruttoria che continua è uno sconcio. Glielo faccia intendere al giudice istruttore: la nostra famiglia non guarda a speseâ?. L'avvocato non sa come spiegargli che la giustizia non è una merce in vendita: quel giudice istruttore è una persona perbene. Allora il cliente salta su sdegnato: â??Ho capito, ho capito, lei non me lo vuole confessare: abbiamo avuto la sfortuna di cadere in mano a un giudice criptocomunistaâ?...»
(Calamandrei, ibidem).

«L'arbitro ottimo è colui che, per sua posizione nella magistratura o in altro ordine sociale, non ha nulla da sperare o da temere da nessuno. Né da governo né da contendenti... Reputato capace di non ascoltare i consigli del governo il quale l'abbia nominato, capace di fornire un lodo giusto»
(Luigi Einaudi, â??Il buon governoâ?).
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