Clicca qui per il nuovo sito di Articolo 21 »
Ricerca con Google
Web articolo21.info
 
 
Articolo 21 - Editoriali
La scomparsa di Vittorio Nisticò, lâ??uomo che odiava le veline
Condividi su Facebook Condividi su OKNOtizie Condividi su Del.icio.us.

di Alberto Spampinato*

Vittorio Nisticò ci mancherà, come ci mancano Pier Paolo Pasolini, Leonardo Sciascia, Indro Montanelli e tanti altri irriducibili bastian contrari. Senza di loro si vive lo stesso, ma la nostra strada si fa più buia, come quando mancano i lampioni.
Vittorio aveva quasi 90 anni. Da tempo aveva smesso di illuminare la pubblica via. Ma ancora un paio d’anni fa, a chi aveva la fortuna di avere la sua confidenza, dispensava lezioni di acume e di giornalismo, visioni geniali, e sfornava formidabili progetti di libri, di riviste, di studi da fare... Continuava a insegnarci, come aveva fatto per tutta la vita, che non bisogna fidarsi delle apparenze; che non bisogna farsi incantare  dal particolare; che le vere notizie non crescono sugli alberi, non sono contenute nei comunicati stampa o nelle “veline” (oggi ribattezzate “retroscena”) prodighe di indiscrezioni. le notizie che si trovano sono spesso ingannevoli. Quelle vere stanno ben nascoste, e trovarle costa lacrime e sangue, rischi, inimicizie, fatica e sudore. E non c’è pericolo di non notarle, perché brillano come diamanti, illuminano l’oscurità e onorano chi le trova. Rispetto ad esse, non c’è smentita che tenga.
Negli anni d’oro 1955-1975 in cui fu direttore (esigente, autoritario) del mitico giornale L’Ora, Nisticò riuscì a trovarne parecchi di quei diamanti. Dal suo ponte di comando verificava ciò che trovavano le sue squadre di cronisti, che sudavano, faticavano, imprecavano, rischiavano (tre ci rimisero la pelle), si facevano in quattro per compiacerlo, si scontravano fra loro per spirito di competizione. A questo proposito, mi è capitato di dire che Nisticò aveva popolato di galli il suo pollaio. Di quei tempi lontani Nisticò conservava intatto l’orgoglio, insieme al dolore per le sconfitte e le perdite subite. Negli ultimi anni il suo carattere aveva perso ogni asprezza. Adesso si limitava a protestare bonariamente quando noi vecchi discepoli lo chiamavamo “leggendario direttore”. ‘’Non esageriamo”, diceva con il disincanto dei suoi anni migliori, che era rimasto intatto. “Potevi pensarci prima di entrare nella leggenda!”, gli dissi un giorno, e lui malvolentieri si rassegnò. 
Vittorio ci mancherà. Per fortuna prima di andarsene per sempre, ci ha lasciato un grande tesoro: i suoi ricordi, racchiusi in un libro di aneddoti e ricordi (“L’Ora dei ricordi”, Sellerio) che gli costò tre anni di viaggio a ritroso nel tempo. Quelle pagine dicono quanto i tempi siano cambiati, e non sempre in meglio, per il giornalismo. Ormai l’esperienza dell’Ora e la figura di Nisticò sono sempre più spesso mitizzata. Meriterebbero invece una riflessione più puntuale e attenta, per capire perché oggi che il mondo è interconnesso, che disponiamo di un aeroporto ogni cento chilometri, di computer e uffici stampa sempre più potenti non si può più fare quel giornalismo curioso e impertinente, interamente dalla parte dei cittadini, che era il giornalismo d’inchiesta.   

* consigliere della FNSI, quirinalista dell’Ansa, ha lavorato all’Ora dal 1973 al 1991, negli ultimi anni come capo della redazione romana

Letto 1676 volte
Dalla rete di Articolo 21