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Articolo 21 - Editoriali
Relazione Antitrust. CatricalĂ  contro il governo: rischia di far pagare la crisi ai consumatori.
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di Gianni Rossi

L’Antitrust è viva, opera e sanziona con prontezza, ma la crisi e l’inefficienza del governo di centrodestra rischia di far ricadere sui consumatori i costi, dovuti a misure anti-liberalizzatrici, protezionismi e passi indietro nella legislazione che non tiene conto delle indicazioni di Catricalà, presidente dell’Autorità, come nel caso della ormai dimenticata “Class Action”. E poi, per quanto riguarda il “conflitto di interessi”, Catricalà sostiene che le regole attuali funzionano, ma solo nei casi previsti dalla legge e non nell’evoluzione del mercato e dei nuovi conflitti che si sono instaurati.

Ecco alcuni passi della sua Relazione annuale:

Il libero mercato e la crisi -

L’ideale si realizza solo in virtù di norme liberali, di iniziative economiche sfidanti, di controlli severi: il mercato competitivo richiede infatti più presidi di un’economia protetta. Lo sottolineo perché la congiuntura negativa tende a generare diffidenza verso le opportunità del confronto concorrenziale e verso le regole che lo disciplinano e lo alimentano.Era già accaduto negli Stati Uniti ai tempi della Grande Depressione:… nel 1933 fu approvata una legge per la ripresa dell’industria nazionale che recava importanti deroghe alla normativaantitrust federale. La legge fu dichiarata incostituzionale nel maggio del 1935 e il comitato istituito da Roosevelt nell’aprile di quell’anno per l’esame degli effetti della riforma concluse che quel programma, promuovendo cartelli e monopoli, aveva di fatto rallentato la ripresa.L’insegnamento che traiamo dagli errori del passato indica la giusta direzione. È dovere di questo Collegio segnalare i rischi di un ritorno al protezionismo e a politiche restrittive, forse più facili in termini di consenso, ma dannose per gli interessi della collettività. I segnali in Europa non sono incoraggianti. Le minacce al mercato interno sono attentati alla prosperità del Continente, assicurata, nella parte occidentale, da oltre cinquanta anni di liberi scambi. (un riferimento implicito alla legge speciale per la privatizzazione di Alitalia, che ha bloccato le regole antitrust e che non ha risolto il problema, ndr.)Nel nostro Paese i vincoli di finanza pubblica, giustamente considerati dal Governo, ci mettono di fronte a una scelta obbligata e virtuosa: possiamo solo incoraggiare le liberalizzazioni e lo sviluppo diautonome iniziative imprenditoriali, favorire soluzioni forse più lente ma stabili dei problemi di crescita che in Italia hanno da tempo assunto caratteristiche strutturali. Ancor prima che la crisi dispiegasse i propri effetti, l’economia nazionale mostrava i segni di un rallentamento costante.A conferma della scarsa concorrenzialità del sistema nella fase cruciale di questa congiuntura il tasso di inflazione è diminuito in misura inferiore rispetto ad altri Paesi. Occorre vigilare affinché icosti della crisi non siano riversati sui consumatori: il pericolo, latente in tutti i mercati, si manifesta in particolare in quelli caratterizzati da intrecci e posizioni dominanti.

Lo stato delle liberalizzazioni in Italia -

Sono da ascrivere tra le cause del deficit produttivo del Paese le illogiche restrizioni che a livello nazionale e locale questa Autorità non smette di denunciare…Per fare un altro esempio, nei servizi pubblici locali è stato generalizzato il ricorso allo strumento della procedura a evidenza pubblica quale meccanismo ordinario di affidamento ed è stato sottoposto a stringenti requisiti l’utilizzo dell’in house. Ma bisogna guardare al futuro: sono troppe le aziende pubbliche che svolgono servizi loro affidati dagli enti territoriali proprietari in palese conflitto di obbligazioni. La soluzione più efficace è restituire al mercato attività così rilevanti per la nostra economia. Le fondazioni si candidano per natura a un ruolo determinante nella prima fase di privatizzazione dei servizi pubblici. Nel processo di riassetto del sistema bancario italiano hanno favorito la nascita di istituti in grado di competere con le principalibanche europee. Il problema riguarda sia la legislazione statale sia quella regionale. In Parlamento va scoraggiato lo stillicidio di iniziative volte a restaurare gli equilibri del passato, a detrimento dei consumatori.Nella distribuzione farmaceutica, l’approvazione di riforme che riportino indietro le lancettedell’orologio ripristinerebbe di fatto il monopolio delle farmacie tradizionali, con la conseguente fuoriuscita dei tanti nuovi operatori. In tre anni sono stati aperti quasi tremila corner e parafarmacie. La loro quota di mercato è vicina al 6% dei farmaci di automedicazione. Lo sconto praticato ha margini tra il 3% e il 22,5%. I farmacisti nuovi occupati sono circa cinquemila.Nel settore assicurativo si profila l’abrogazione della facoltà di recesso annuale nei contratti di durata: la riduzione della mobilità della clientela contribuirà a ingessare un mercato in cui la dinamica competitiva è già notoriamente molto attenuata. Il processo di apertura dei mercati deve essere riavviato.(la critica è rivolta al governo Berlusconi che sta in pratica cancellando le liberalizzazioni attuate dall’ex-ministro Bersani, durante il governo Prodi, ndr.)Importanti appuntamenti attendono il Paese: alta velocità ferroviaria, disciplina del trasporto del gas, digitale terrestre e satellitare, banda larga e comunicazioni elettroniche di nuova generazione.Siamo ben consci che gli investimenti pubblici e privati devono avere i ritorni attesi. Sappiamo che alcune forme di separazione tra rete e servizio sono di per sé onerose.Ma l’appuntamento più importante è quello con la concorrenza. Abbiamo chiaramente espresso queste preoccupazioni con le nostre recenti indagini, segnalazioni e audizioni in Parlamento.Ma non sarà sufficiente la regolazione. Servirà un’attenta vigilanza: i monopolisti resistono anche alle riforme già approvate, come in più occasioni hanno dimostrato di saper fare. Infatti molte delle nostre istruttorie per abuso di posizione dominante sono volte a contrastare comportamenti elusivi delle liberalizzazioni.Nella distribuzione commerciale l’Autorità ha ripetutamente segnalato i numerosi limiti in materia di orario di apertura degli esercizi che le normative regionali continuano a imporre. Per i carburanti, a dispetto della liberalizzazione disposta a livello nazionale, numerose Regioni hanno introdotto il divieto di autorizzazione di nuovi punti vendita se non dotati anche di impianto per la somministrazione di GPL o gas metano. Le medesime considerazioni valgono per molti altri settori dicompetenza degli enti locali: dalla gestione dei rifiuti, alla distribuzione dei farmaci, dai centri di telefonia fissa, ai regimi di apertura delle grandi superfici commerciali.

La repressione delle intese restrittive della concorrenza e degli abusidi posizione dominante -

Nel periodo di riferimento è proseguita l’azione contro i cartelli e gli abusi di posizione dominante: abbiamo concluso ben 20 istruttorie. Dieci procedimenti riguardavano intese restrittive dellaconcorrenza. In 6 casi la procedura si è chiusa con l’accertamento della violazione e con multe per un ammontare complessivo di oltre 28 milioni di euro. In 4 casi abbiamo accettato, rendendoli obbligatori, gli impegni presentati dalle parti.

La tutela dei consumatori -

A più di un anno dall’entrata in vigore della normativa sulle pratiche commerciali scorrette l’intervento a tutela del consumatore è diventato una priorità dell’Istituto.  I cittadini e le associazioniconsumeristiche sono i principali promotori dei nostri interventi. La partecipazione è documentatadall’aumento esponenziale delle segnalazioni quotidiane.  Solo per le scorrettezze commerciali l’importo complessivo delle sanzioni pecuniarie comminate dall’Autorità nel corso del 2008 e neiprimi mesi del 2009 ha registrato una decisa crescita rispetto al periodo precedente, superando i 52 milioni di euro.Il diritto dei consumatori apre nuove frontiere di garanzia per i cittadini. Per la prima volta nel 2005 si afferma in Italia, con il codice del consumo, un concreto principio di origine comunitaria, già vigente inaltri Paesi: le tutele riservate alle parti contrattuali devono favorire il consumatore. Secondo l’Autorità non si erano comportate in conformità a quel criterio le banche che, potendo praticare la surroga nel mutuo a costo zero per il consumatore, come previsto dalla legge, offrivano invece soluzioni onerose. L’azione repressiva ha avuto successo nonostante la sconfitta subita nel primo grado di giudizio: oggi molte delle parti coinvolte nel procedimento negoziano la surroga a titolo gratuito. È nostra speranza che le buone prassi innescate dall’istruttoria non si interrompano per effetto delle sentenze del TAR in attesa del verdetto del Consiglio di Stato.La crisi ha prodotto effetti simili in Europa e negli Stati Uniti, con l’aumento omogeneo di particolari ingannevolezze favorite dal bisogno: false offerte di lavoro, promozioni di prodotti civetta, finte vendite sottocosto, promesse di vincita alle lotterie, proposte reticenti che alimentano il miraggio di un facile credito al consumo.I nuovi principi di tutela devono fondarsi sulle basi di una solida democrazia economica e radicarsi nella cultura di cittadini e imprese. Devono essere recepiti da una giurisprudenza costante e omogenea, sì da rendere prevedibili le reazioni dell’Autorità.Infine potrebbe esserci riconosciuto un ruolo più incisivo nell’istituto della class action che in Italia, per la resistenza di pochi, stenta a trovare giusta considerazione. L’anno scorso avevamo auspicato che il rinvio dell’entrata in vigore della legge introduttiva servisse a migliorarla. La soluzione che oggi si profila sembra di segno contrario e le associazioni dei consumatori sono rimaste solenell’affermazione di un principio di civiltà giuridica.

Il conflitto di interessi -

Siamo pienamente consapevoli della particolare delicatezza del tema e dei suoi inevitabili riflessi sul terreno del confronto politico. Più volte il Collegio ha evidenziato che la disciplina è ben chiarasugli aspetti statici delle incompatibilità tra cariche di governo e altri incarichi pubblici e privati; è invece macchinosa sul manifestarsi dinamico del conflitto, il cui accertamento è subordinato al verificarsi di molteplici e vincolanti condizioni. L’articolo 6, comma 5, prevede che in assenza di quelle condizioni l’Autorità non possa procedere alle verifiche di competenza. In particolare nessuna istruttoria può essere aperta se non in presenza di un atto di governo. In alcuni casi ci troviamo di fronte a denunce che tendono a sollecitare il nostro intervento al di là di quanto consentito dalla legge. Il Collegio può interpretare le norme alla luce della loro ispirazione, ma non modificarle. Si rischierebbe di snaturare ruolo e compiti dell’Antitrust e di pregiudicare quelle caratteristiche di indipendenza che si sono radicate nell’Istituzione sin dalla sua genesi.”

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