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Articolo 21 - Editoriali
Quando il potere manipola i fatti dopo la spagna, il diritto alla verità
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di Benjamin Barber

da La Repubblica
Non è possibile associare il patriottismo all´omertà
 
 
Il modo in cui l´America la settimana scorsa ha accolto il risultato delle elezioni spagnole svela qualcosa su ciò che è andato male nella guerra americana al terrorismo: che cosa la Spagna ha fatto di giusto e che cosa di sbagliato c´è nell´America di Bush. Lo sconvolgente attentato terroristico di Madrid in un primo tempo è stato visto qui con grande partecipazione. La tragedia ha trasformato gli spagnoli in fratelli e sorelle dell´11 settembre. «Ora capite che cosa abbiamo passato noi!», è il succo del messaggio. «Noi ora sappiamo bene quello che voi state vivendo!». Ma il significato delle elezioni tenutesi quattro giorni dopo, da cui è dipesa la vittoria di Zapatero e del suo partito socialista, in America è stato mal interpretato e manipolato, non soltanto dall´amministrazione Bush, ma altresì da molti commentatori. Se da un lato la Spagna si era espressa contro l´ipocrisia, l´amministrazione americana ha dunque continuato a indulgere in essa.

In Spagna, e più in generale in Europa, è stato subito chiaro che il presidente Aznar è stato sconfitto non tanto perché si era alleato con il presidente Bush nella guerra in Iraq, quanto perché aveva manipolato i fatti legati alla responsabilità degli attentati. Ha continuato infatti ad addossarne la responsabilità diretta ai terroristi dell´Eta, ben dopo che la maggior parte degli indizi stava mettendo a fuoco la mano di al Qaeda.
In effetti, gli alleati europei del presidente Bush, da Blair a Berlusconi ad Aznar, paiono essere stati contagiati dalla propensione di Bush a persuadere mistificando e a dire menzogne per governare. Come denuncia Against All Enemies - il libro appena pubblicato da Richard A. Clarke, ex capo dell´antiterrorismo del presidente Bush - il giorno dopo lo sconvolgente disastro delle Torri Gemelle di New York, il presidente Bush e i suoi colleghi (proprio come Aznar una settimana fa!) cercarono di distogliere l´attenzione da al Qaeda e, in quella circostanza, di puntarla sull´Iraq. Queste le parole esatte di Clarke: «Non riuscivo a capacitarmi? mi resi conto, quasi con una fitta di sofferenza, che Rumsfeld e Wolfowitz stavano cercando di profittare della tragedia che aveva colpito la nazione per promuovere la loro agenda irachena».

Questa propensione a mentire per conseguire ciò che il popolo americano non avrebbe altrimenti appoggiato, è continuata in seguito con la falsificazione delle prove dell´esistenza di armi di distruzione di massa irachene, fino al cinico rifiuto di allocare i fondi effettivamente promessi all´Afghanistan perché si potesse procedere alla sua ricostruzione postbellica.

L´amministrazione Bush, pertanto, non soltanto ha ingannato, manipolato e mentito sulla questione delle armi di distruzione di massa irachene e sul processo di nation-building dell´Afghanistan, ma ha altresì fatto dell´ipocrisia il carattere distintivo della sua campagna elettorale contro il Senatore Kerry, accusandolo apertamente di sproloquiare nel momento stesso in cui insabbiava le proprie menzogne sull´Iraq. L´amministrazione ha cocciutamente strumentalizzato il terrorismo, prendendolo a pretesto sia per perseguire altri suoi programmi, sia per affossare il biasimo interno. Poco tempo dopo l´11 settembre l´addetto stampa Ari Fleischer ha dichiarato agli americani che dovevano «badare bene a quello che dicono, badare bene a quello che fanno». Il Patriot Act ha associato al patriottismo l´omertà e la soggezione, invece che il pensiero critico e la libertà d´espressione.

L´ipocrisia ha altresì contraddistinto l´agenda economica di Bush. A fronte di una cosiddetta "ripresa senza posti di lavoro", che ha prodotto un rialzo economico e un miglioramento del mercato azionario senza tuttavia creare nuovi posti di lavoro, l´amministrazione ha trattato la mancanza di posti di lavoro come un´aberrazione passeggera, più che come l´esito di una strategia precisa, volta a risollevare gli utili eliminando o appaltando all´estero i posti di lavoro, o spostandoli offshore. L´amministrazione smorza l´impatto reale della disoccupazione non annoverando nel calcolo coloro che sono senza un posto da più di un anno, e ricorrendo a cifre complesse che occultano la dura realtà della disoccupazione fra i lavoratori dell´industria o fra gli afroamericani, tra i quali la disoccupazione è molto più grave.
I sottoposti del presidente Bush scimmiottano il loro leader. Incollerito per la loro opposizione all´ ambiguo programma educativo di Bush «Leave no child behind», il segretario all´Educazione Paige - usando il terrorismo per condannare gli insegnanti ? di recente ha definito il loro sindacato un´«organizzazione terroristica», così che gli insegnanti della scuola materna presumibilmente vanno annoverati tra i più recenti adepti dell´Asse del Male.

Solo una settimana fa Alan Greespan, presidente della Federal Bank, ha annunciato con toni drammatici che la Social Security - il fondo pubblico pensionistico americano - sta per fare fallimento. La verità, però, è che il Social Security Fund è in attivo e lo sarà per i prossimi quaranta-cinquanta anni. Il vero problema è che il presidente Bush ha continuato a prendere in prestito dal Fondo la somma di 87 miliardi di dollari occorrente al suo budget per l´Iraq e per gli assegni di rimborso dei crediti fiscali. Meglio angosciare i pensionati che dire la verità, ovvero che l´aumento della pressione fiscale sui lavoratori per la social security serve a finanziare gli sgravi fiscali dei ricchi.
La settimana scorsa gli elettori spagnoli hanno sancito per i leader politici un nuovo modello, assai semplice da seguire: o si dice la verità, oppure si va incontro alla sconfitta elettorale. Ci sono elementi che fanno ritenere che gli americani potrebbero dirigersi nella stessa direzione. Una vasta parte degli americani continua a ritenere che la destituzione di Saddam sia stata una buona cosa (chi non lo penserebbe?), ma un´altra vasta percentuale stigmatizza le bugie con le quali l´amministrazione ha indotto l´America ad entrare in guerra, al ritmo di centinaia di miliardi di dollari e di migliaia di caduti.

Differiamo in molte cose noi americani ed europei, ma siamo assai simili quando si tratta di guerra al terrorismo e di guerra alla menzogna. Entrambi ora abbiamo subito dei sconvolgenti attacchi terroristici. Entrambi vogliamo perseguire contro il terrorismo e le sue cause una strategia che abbia successo, ma non a costo della verità. Come hanno dimostrato il Watergate, l´ Irangate, il Lewinskygate e adesso dimostra anche l´Iraqgate, si possono tollerare gli errori, persino le malefatte. Le menzogne no. La differenza tra la democrazia e la dittatura è la sincerità. Il vero nemico del terrorismo è l´ irreprensibilità, non la paura. Questo è quanto hanno cercato di ottenere gli elettori spagnoli la settimana scorsa. Questo è quanto cercheranno di ottenere gli elettori americani a novembre.
Traduzione di Anna Bissanti

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