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Articolo 21 - Editoriali
EMERGENZA CULTURA, SPETTACOLO, LAVORO
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di Coordinamento centoautori

Se l'italia è famosa nel mondo per il suo cinema, il suo teatro,la sua danza, la sua musica lo si deve anche a noi.
Siamo tanti, più di 200.000, in larga parte precari, intermittenti, non tutelati in materia di diritti e garanzie sociali. Siamo i lavoratori dello spettacolo. Da oggi una categoria in via di estinzione. Perché lo stato italiano investe per il nostro settore quindici volte meno di quello che fanno gli altri Stati Europei. Perché il governo Berlusconi, dopo aver colpito tutti i settori della cultura, della scuola e della ricerca, sta azzerando, in un processo avviato da tempo, il finanziamento previsto per il Fondo Unico dello Spettacolo del 2009 e dimostra così di continuare a considerare l'arte e lo spettacolo come una spesa invece che un investimento. Perché il ministro Bondi davanti al Presidente della Repubblica ha solennemente promesso il suo reintegro e invece il decreto che sta per essere approvato in Parlamento in questi giorni dimostra che ha solennemente mentito.
Dai prossimi mesi si vedranno meno film, meno spettacoli teatrali, meno concerti, meno serie televisive, meno artisti, si avranno meno lavoro e meno idee - in un panorama di pretesi risparmi che finiranno per rendere il paese più povero di emozioni, di pensieri, di capacità critica, di profondità, di energia creativa, di identità nazionale.
Noi siamo qui per chiedere ai parlamentari di tutti i partiti di impedire quello che si configura come un pressoché totale annientamento della produzione artistica italiana. E per difendere il diritto del Paese ad avere una cultura e una comunicazione degna di questo nome.

 

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