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Articolo 21 - Editoriali
Rom in Italia, vittime designate di un programma xenofobo
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di Roberto Malini*

Milano, 13 agosto 2009. Le raccomandazioni delle Istituzioni europee e delle Nazioni Unite, formalizzate nella forma di risoluzioni, affinché si interrompesse la persecuzione istituzionale contro i Rom e venissero attivati piani di integrazione sono ormai lettera morta e per le famiglie "nomadi" il calvario italiano prosegue senza soste. La presenza di famiglie Rom provenienti da Paesi membri dell'Unione europea si è ridotta progressivamente, nel corso degli ultimi anni, a causa delle politiche persecutorie attuate sia dalle Istituzioni centrali che dalle amministrazioni locali, senza particolari distinzioni, in quanto a violazioni dei Diritti Umani e ad efferatezza dei metodi di pulizia etnica, fra giunte di destra e di sinistra. Le ultime comunità rimaste nel nostro Paese, spesso impossibilitate a rimpatriare a causa dei documenti scaduti o smarriti, sono braccate da una località all'altra e vagano in preda alla disperazione, sempre in cerca di un rifugio ove permanere per qualche tempo, sopravvivendo solo grazie all'elemosina.
Lungo la costa romagnola e quella marchigiana, i Rom vengono fermati e sottoposti a controlli lunghi ed estenuanti dalle autorità. Motivazioni inconsistenti danno luogo a denunce o provvedimenti di allontanamento per "motivi di sicurezza".
L'11 agosto a Savona una comunità composta da 50 Rom è stata evacuata, senza alcuna assistenza, dall'insediamento di fortuna presso autoparco di Legino e una seconda comunità, anch'essa composta da una cinquantina di persone- fra cui minori, donne incinte e malati - è stata sgomberata dall'insediamento presso l'autoporto di Zinola. Contemporaneamente, le Istituzioni locali hanno avviato un'operazione mirata ad allontanare i senzatetto dalla città.
A Roma, dove la comunità Rom è stata privata - attraverso sgomberi, limitazioni della libertà personale, provvedimenti anti accattonaggio - di qualsiasi possibilità di sostentamento, gli agenti di forza pubblica pedinano i "nomadi", per sorprenderli in attività di furto e borseggio. Il 10 agosto è stata applicata per la prima volta a Roma l'aggravante, introdotta dal pacchetto sicurezza, del furto su mezzi pubblici, che prevede una pena da tre a dieci anni, invece che da uno a tre. Ne hanno fatto le spese tre Rom: due bosniache di 21 e 34 anni e un romeno di 21, "ospiti" del campo di Castel Romano. Sono stati arrestati dai Carabinieri  in flagranza di reato sull'autobus 128. Domani saranno processati per direttissima.
A Oschiri (Olbia-Tempio), in Sardegna, nove Rom accampatisi presso il lago Coghinas sono stati denunciati in base all'ordinanza del 4 giugno scorso che vieta il bivacco sul suolo pubblico.
Intanto la tragedia di Martinsicuro, che il 10 agosto ha visto morire il 23enne Antonio De Meo, dopo una lite con due Rom minorenni, è stata trasformata in un evento etnico e ha visto organi di stampa e organizzazioni xenofobe scendere minacciosamente in piazza non per chiedere giustizia, ma per condannare, insieme agli aggressori, tutto il popolo Rom.
Da Milano, zona Brera, ci perviene la segnalazione del maltrattamento - con schiaffi e spintoni - riservato a una giovane romena di etnia Rom, colpevole di aver ostacolato la passeggiata su un marciapiede di alcuni giovani milanesi tendendo la mano per chiedere l'elemosina. L'episodio è avvenuto lunedì 10 agosto, nel pomeriggio.
Restando in Lombardia, i Rom e gli stranieri indigenti sono al centro di eventi regionali che riguardano un concetto strumentalizzato di  "sicurezza". E' cosa nota - e attestata dalle ricerche - che il 98% degli stupri in Lombardia sono commessi da italiani, quasi sempre fra le pareti domestiche. Non a caso, Amnesty International promuove da alcuni anni una campagna mirata a sensibilizzare Istituzioni, cittadini e media riguardo alla reale dimensione del fenomeno delle violenze sessuali, che deve essere affrontata con azioni di informazione e di prevenzione, rivolte soprattutto alle famiglie.  Razzismo e xenofobia, però, hanno capovolto i termini dell'emergenza, gettando ancora una volta sulle spalle dei migranti e dei Rom la colpa questa piaga sociale. Lo stesso avvenne in epoche buie della Storia, dal Medioevo agli anni del nazionalsocialismo. Non tutti ne sono a conoscenza, ma la Regione Lombardia ha attivato da qualche tempo il Progetto I.R.I.S. (Interventi Regionali Integrati prevenzione Stupri). Tale progetto, nel quale sono investite ingenti risorse di denaro pubblico, non si rivolge a combattere gli stupri dove essi avvengono né a rendere più sicure le zone isolate, ma, come è caratteristica delle Istituzioni lombarde, a perseguitare migranti e Rom, sottoponendo i luoghi in cui si rifugiano o si frequentano a stretti controlli polizieschi e azioni persecutorie. L'obiettivo principale del Progetto I.R.I.S. sono gli sgomberi di famiglie Rom dagli edifici abbandonati, i ponti e i parchi in cui sopravvivono, fra mille difficoltà. Il fatto che dalle operazioni di sgombero senza assistenza socio-sanitaria né alternative di rifugio, le donne di etnia Rom siano poste a grave rischio di aggressione e violenza sessuale, non preoccupa i dirigenti del progetto. Fatti simili avvengono. Dopo lo sgombero di un piccolo insediamento di Rom romeni a Novate Milanese, avvenuto il 9 agosto scorso, una giovane "nomade" - rimasta sola, perché durante l'azione poliziesca si trovava in un'altra località, a chiedere l'elemosina - ha subito un'aggressione da parte di alcuni razzisti.
Il Progetto I.R.I.S., un programma meramente razzista, senza fondamento legato a problemi reali di sicurezza, è al momento attivo nella prima cintura dei Comuni attorno a Milano: Arese, Assago, Baranzate, Bollate, Bresso, Buccinasco, Cesano Boscone, Cologno Monzese, Cormano, Corsico, Milano, Novate Milanese, Opera, Pero, Peschiera Borromeo, Rho Rozzano, San Donato Milanese, Segrate, Sesto San Giovanni, Settimo Milanese, Trezzano sul Naviglio e Vimodrone. Gli ispiratori del progetto, tuttavia, prevedono che esso si diffonda a macchia d'olio nel nord Italia.
Nonostante il clima di persecuzione e caccia alle streghe, negli ultimi insediamenti  "nomadi" alcuni attivisti di etnia Rom si impegnano ogni giorno per aiutare i loro simili, fronteggiando con coraggio le violenze e intimidazioni di ogni genere da parte delle autorità e dei gruppi di pulizia etnica. Si distingue in questa attività sempre più difficile il Rom romeno Nico Grancea, sempre pronto a soccorrere famiglie in difficoltà, ad aiutare i suoi simili quando cadono nelle mani degli aguzzini o quando si trovano in gravi situazioni di malattia o indigenza. Nico fa parte del Gruppo EveryOne e il suo lavoro per i Diritti Umani è prezioso. Le istanze contro l'antiziganismo in Italia sono però destinate a infrangersi contro il muro dell'intolleranza se i politici democratici non abbandonano la loro posizione di "studio" per impegnarsi accanto agli attivisti per supportarne le azioni umanitarie e le istanze di giustizia nazionali e internazionali, perché la condizione della comunità Rom nel nostro Paese - come del resto quella dei migranti "irregolari" - è sempre più tragica, mentre i drammi umanitari e gli abusi nei confronti delle etnie invise alle Istituzioni sono sempre più numerosi, in un'escalation d'intolleranza e repressione ormai fuori controllo.

*Gruppo EveryOne
 

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