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Articolo 21 - Editoriali
Ho conosciuto un pentito: Carmine Alfieri
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di Fausto Cerulli*

Ho conosciuto il pentito Carmine Alfieri quando aveva cominciato a pentirsi. Ne parlo ora che forse ha cominciato a pentirsi di essere pentito visto che gli hanno ammazzato un figlio e un fratello così impara a fare il pentito. Un giorno mi chiama una sostituta procuratrice che era simpatica e allegra e che aveva il solo difetto di avere sposato Bruno Vespa e mi dice che la debbo accompagnare, come avvocato di ufficio, che vorrebbe dire gratis,  per interrogare un pentito della camorra. Chiesi chi fosse, e mi rispose che me lâ??avrebbe detto dopo. Chiesi dove fosse, il pentito, e lei mi disse che non lo sapeva neppure lei. I pentiti importanti sono protetti contro tutti, anche contro i giudici.

Salimmo insieme, era un pomeriggio afoso di Roma, su una autovettura blindata della Polizia Penitenziaria. Ci fecero fare un giro immenso, un giro senza senso che doveva servire a non farci capire dove stavamo andando. Durante il tragitto la dottoressa chiese di fermarsi due volte, una per prendere un gelato Algida, e un'altra per comperare degli assorbenti. Ogni cinque minuti squillava il cellulare e lei rispondeva, sì Bruno. già, Bruno, va bene Bruno, Poi riattaccava e diceva che palle, Bruno. Fu lei a dirmi che era quel rompipalle di Bruno Vespa, che era suo marito e che era ansioso: forse per via di quel neo che aveva sul viso e che ora che è diventato il Vespa nazionale se lo è fatto togliere.

Alla fine di quel giro di depistaggio, che ci condusse per tutto lâ??agro romano, giungemmo al punto di arrivo che era vicino al punto di partenza; giungemmo a quel posto misterioso che io e la dottoressa lo conoscevamo bene, ci andavamo quasi tutti i giorni per lavoro. Sono i giri viziosi della polizia penitenziaria e di altre burocrazie. Allâ??ingresso, ovviamente, fummo perquisiti. Passi per me che ero un povero avvocato tra tanti, e poi dâ??ufficio come se lâ??ufficio fosse un peccato. Ma la perquisizione del giudice mi sembrò un tantino eccessiva. Se la polizia non si fida di un giudice, perché un giudice dovrebbe fidarsi della Polizia?

E fu buffo quando aprirono la borsa della Iannini, si chiamava cosi la dottoressa in Vespa, e trovarono gli assorbenti. Lei disse che le occorrevano per motivi mestruali, gli agenti confabularono alquanto poi sentenziarono che gli assorbenti non erano ammessi nella tana del camorrista. Loro hanno un elenco delle cose che si possono portare ai pentiti, e nellâ??elenco gli assorbenti non risultavano. La Iannini la prese senza incazzarsi, sia perché era una donna calma - sennò avrebbe divorziato dal Vespa il giorno successesivo al matrimonio - e un po perché, mi disse ridendo, se mi serve uso un kleenex. Era una donna moderna, penso che la sia ancora, peccato quel neo di Bruno Vespa che allora un neo nato e cresciuto.

Alla fine fummo ammessi alla sala dei colloqui. La Iannini mi spiegò che doveva contestare ad un pentito della camorra alcuni fatti nuovi, e che il pentito si chiamava Carmine Alfieri, e che era stato un boss della camorra, tanto boss e tanto camorra che era riuscito a far fuori la Nuova Famiglia di Cutolo, una famiglia che contava parenti importanti nella politica democristiana di Napoli e non solo. Lâ??Alfieri, essendo  un pentito importante, si fece attendere, come fanno tutte le persone importanti, che anche quando si pentono non si pentono di essere importanti.

Quando apparve, fu un apparizione. Un signore elegante, vestito con un vestito bianco di lino, fatto a mano da un sarto raffinato. Il volto disteso, il linguaggio bene del napoletano bene. Baciò la mano alla Iannini, che diventò rossa e pensava che Vespa non le faceva mai un baciamano. A me, il Carmine mi strinse la mano, una stretta molto virile, senza leziosismi.  Da uomo pentito ad uomo avvocato. Da pentito ufficiale ad avvocato dâ??ufficio. Si scusò per averci fatto aspettare, ci chiese se poteva offrirci qualcosa, poi chiamò una guardia e le disse di portare due tè freddi, per lui chiese un Martini con gin a parte.

Poi si sedette, la Iannini gli disse che era venuta per interrogarlo, e tirò fuori le carte. Carmine Alfieri ascoltò senza perdere una parola. Poi disse, dottoressa, mi dispiace di averle fatto perdere tempo, ma io parlo soltanto con il mio giudice di riferimento. Fu allora che seppi che i pentiti hanno un giudice di riferimento, oltre a un avocato specializzato in pentiti, in genere un avvocato quasi di stato. Poi si alzò in tutta la sua altezza elegante di lino, tornò a baciare, galante, la mano della Iannini che divenne di nuovo rossa. A me strinse la mano.

Sulla via del ritorno, lâ??autista penitenziario provò di nuovo a  depistare. Ma stavolta la Iannini fu secca e gli disse prenda la prima strada a destra, poi svolti a sinistra ed imbocchi la via Trionfale, non voglio perdere altro tempo, ho le mie cose ed anche lâ??avvocato avrà le sue cose: ed aggiunse maliziosa ed arguta "anche  se non sono le stesse coseâ?.  Durante il tragitto mi disse, in fondo era sempre una donna, ha visto che bel vestito, il pentito, e che bel pentito. Forse pensava al suo Vespa che non è mai troppo elegante e che non si pente di essere Vespa. Eâ?? impenitente e recidivo. 

P. S, Carmine Alfieri mi fece recapitare un milione di vecchie lire, e il biglietto che accompagnava il denaro portava scritto â??per il disturboâ? . Per fortuna ho strappato quel biglietto, magari poteva costituire la prova a mio carico per lâ??accusa di concorso esterno in associazione a delinquere di stampo camorristico. Carmine Alfieri ha fatto ammazzare almeno duecento persone , poi si è pentito. Adesso gli ammazzano un figlio e un fratello e forse si pente del pentimento. Ma a vederlo sembrava davvero un signore. Di quelli di vecchio stampo e senza scampo.

*Avvocato

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