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Articolo 21 - Editoriali
Berlusconi, presidente nel pallone. Tra milioni e evasioni. Il 19 in piazza.
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di Nello Trocchia

E' bravo Silvio. Lui è un venditore sano di tappeti agli orientali, di banane agli africani, di arance ai siciliani. Un piazzista, insomma, come diceva Montanelli. Uno che davanti agli italiani dice 'Basta immigrazione' e poi sbarca in terra africana e parla di ' solidarietà'. Uno che parla di ' famiglia' e poi divorzia, 'mignotteggia' e 'frequenta le giovani che si vendono al drago'.
L'ultima perla è arrivata all'inizio del campionato di calcio. Nessuno ha fatto notare l'incongruenza, ma Silvio aveva svelato l’arcano dichiarando ' i giornalisti sportivi sono i più bravi', visto che non fanno domande( neanche il resto della categoria se la passa bene).
Il buon Silvio, padrone del Milan, ha dichiarato: " Io sono molto preoccupato di questo calcio fuori dalla realtà. I compensi dei giocatori sono inammissibili, lontanissimi dalla realtà economica in cui viviamo e dal momento difficile che come questo: sono fuori da ogni parametro. Credo si debba fare come negli Stati Uniti, arrivare a una decisione per legge per cui sia adottato in tutta Europa un tetto salariale. Ne ho parlato con Platini e credo che lavoreremo in questa direzione molto presto. Io non critico il Real Madrid, ma il fenomeno. Anche i nostri ingaggi sono fuori dalla realtà e da ogni possibile confronto con il buon senso. Già al 50% sarebbero ingaggi folli". Parole sante.
Facciamo un salto indietro per scoprire che la stagione degli ingaggi e delle spese milionarie fu inaugurata proprio da mago Silvio, il prestigiatore. Infatti, l’affare più ricco del calcio italiano lo mise a segno Silvio il piazzista. Nel 1992 comprò Gianluigi Lentini dal Torino per la sbalorditiva cifra di 18 miliardi di vecchie lire. Qualcuno potrebbe obiettare,ma non c’era la crisi economica. Purtoppo obiezione respinta, erano gli anni della fine della prima repubblica, debito pubblico alle stelle, gli anni delle finanziarie “lacrime e sangue’.
Silvio dice e fa tutto e il contrario di tutto, senza che nessuno faccia notare, come accade normalmente in democrazia. Le domande, in fondo, servirebbero a questo.
Ora il calcio è specchio dei disastri del paese e nell’affare Lentini si riflette anche un’altra tipica e insolente moda berlusconiana: l’evasione fiscale.
Il buon Lentini, che giocò poco e male in quel Milan, fu infatti pagato con dieci miliardi versati in nero ai granata, 28 miliardi in tutto. Una prassi consolidata. Per questo fu anche istruito un processo. Tutto partì dalla scoperta delle società off-shore, riconducibili al gruppo Mediaset, da cui transitarono anche i miliardi destinati a Bettino Craxi richiamati nell’inchiesta e nella condanna in primo grado dell’avvocato David Mills. In quell’indagine sui fondi neri per il pagamento di Lentini, Berlusconi figurava indagato per falso in bilancio, ma il processo si è concluso per prescrizione. Ovviamente i Ghedoni, come li chiama Gasparri, pensarono bene di approvare in parlamento la legge sul falso in bilancio, con relativa depenalizzazione. Il gioco è fatto.
Ecco il gioco che come dice Berlusconi, parlando del calcio, bisogna riportare alla realtà e al buon senso. Il buon senso di fare a meno di presidenti del consiglio pallonari come Silvio Berlusconi.
Anche per questo il 19 si scende in piazza.
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