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Articolo 21 - Editoriali
Sarà il nostro ponte tra Europa e Asia
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di Josep Borrel*

  
 da  Il Messaggero

IL CONSIGLIO europeo ha deciso di avviare i negoziati di adesione con la Turchia, Paese candidato dal 1999. Il 5 dicembre il Parlamento europeo si è espresso a favore con unâ??ampia maggioranza (407 favorevoli, 262 contrari e 29 astensioni).
Stiamo attraversando un momento storico: la Turchia, a cavallo tra lâ??Europa e lâ??Asia, in un punto in cui si incrociano tutti i cammini della storia, non è un Paese candidato come gli altri. La sua adesione futura, o meno, allâ??Unione europea non sarà senza conseguenze per lo â??scontroâ? tra civiltà che taluni si sforzano di provocare oppure per â??l'alleanzaâ? tra civiltà che siamo in molti ad auspicare fervidamente, perché in essa scorgiamo una garanzia di pace e di progresso condivisi.
La questione turca divide gli europei, che si interrogano sui limiti geografici, storici e politici dellâ??Europa.
A lungo abbiamo eluso la questione. Lâ??esistenza del blocco sovietico era lì per rispondere al posto nostro. La Cortina di ferro ci ha imposto le nostre frontiere. La sua scomparsa ci obbliga a scegliere il livello delle ambizioni dellâ??Unione. Alcuni la vogliono sempre più stretta, altri la desiderano più ampia.
Proprio quando cerchiamo una risposta agli interrogativi, la Turchia si trova al centro si un dibattito appassionato sul nostro continente, in tale dibattito il Parlamento europeo ha molto da dire. Al termine del cammino, e noi sappiamo che la strada sarà lunga, il suo accordo sarà indispensabile per procedere allâ??adesione. I cittadini europei devono saperlo.
Nel corso della mia recente visita in Turchia, a Ankara, Istanbul e Diyrbakir, ho potuto constatare fino a che punto sia imperativo combattere gli stereotipi, le caricature e i malintesi storici, da una parte e dallâ??altra. Cosa sappiamo in realtà gli uni degli altri? In Europa alcuni temono una nuova invasione turca, questa volta senza scimitarre né giannizzeri, ma con la semplice forza della demografia. In Turchia determinati termini come â??Ciproâ? o â??Kurdistanâ? suscitano in certi settori dellâ??opinione pubblica come ho verificato personalmente passione, polemica e collera.
Nel corso del mio soggiorno ho potuto constatare il livello di coinvolgimento della società turca in questo processo. Tutti i miei interlocutori dal mondo politico, sindacale e imprenditoriale, tra difensori dei diritti umani e rappresentanti di istituzioni religiose con i quali ho avuto occasione di intrattenermi, condividono la stessa volontà europea della Turchia.
Sicuramente alcuni settori, i più reazionari o i più nostalgici, respingono unâ??adesione futura alla Ue. In contropartita le forze politiche più progressiste della Turchia sostengono con la massima determinazione lâ??avvio dei negoziati di adesione. Sanno che altrimenti le riforme si bloccherebbero e il Paese potrebbe addirittura fare passi indietro. Per i curdi in particolare è la sola garanzia per mettere fine alla violenza e vedere riconosciuta la propria identità.
In ogni caso dobbiamo essere tutti consapevoli che lâ??apertura di negoziati è lâ??inizio di un lungo processo, che non porta automaticamente allâ??adesione. Per il Parlamento europeo questo è lâ??obiettivo unico e finale dei negoziati, ma niente e nessuno può garantire che sarà raggiunto, dipenderà dagli sforzi compiuti da ognuna delle due parti.
Inoltre, il Parlamento europeo ritiene che nel processo di negoziazione vadano poste determinate condizioni. Se si verificassero violazioni gravi dei diritti fondamentali, si potrebbe decidere la sospensione dei negoziati.
Va riconosciuto che negli ultimi cinque anni la Turchia ha compiuto grandi progressi e procede a riforme più significative, tuttavia molto resta da fare, molto più di quello che crede essa stessa. Basti ricordare che i negoziati con il mio Paese, la Spagna, sono durati undici anni e che la Polonia ha aderito soltanto quindici anni dopo la caduta del muro di Berlino.
Anche se per lâ??avvio dei negoziati occorre lâ??unanimità in seno al Consiglio, la questione turca suscita molta diffidenza in diversi Stati membri. La specificità della Turchia e la circostanza che la popolazione è in maggioranza musulmana sono gli argomenti più spesso invocati. Tuttavia non è meno certo che fin dalla sua fondazione lo Stato turco è uno Stato laico e che presenta la prova migliore della compatibilità tra lâ??Islam e democrazia.
Di conseguenza, a prescindere dal risultato del processo che si apre oggi, è essenziale far comprendere che lâ??Ue non fissa le proprie frontiere sulla base dello â??scontro di civiltàâ? e che in merito allâ??adesione della Turchia non esistono barriere di tipo religioso. Lâ??Europa non è e non può diventare un club cristiano e la Turchia non deve essere respinta per il motivo che la sua popolazione è in maggioranza musulmana.
Il nostro ideale di Europa è quello di unâ??unione basata su valori universali come la democrazia, lo Stato di diritto e il rispetto dei diritti dellâ??uomo e delle libertà fondamentali. In questa prospettiva vanno previste le condizione di adesione della Turchia allâ??Ue.
Sappiamo che la questione turca ci impone di interrogarci sulle ambizioni politiche che vogliamo per lâ??Europa. Su tale punto mi sia permesso di essere del tutto franco: lâ??adesione della Turchia allâ??Ue non deve indurci a rinunciare al progetto di far diventare lâ??Unione un protagonista della scena internazionale, anzi, deve indurci a rafforzare tale ambizione.
Per alcuni è impossibile: lâ??adesione della Turchia allâ??Ue sarebbe una degenerazione definitiva della ragione dâ??essere dellâ??Unione e annullerebbe la sua capacità di contare nel mondo attraverso una politica estera comune. Per altri invece, essa è indispensabile per permettere allâ??Europa di assumere un ruolo mondiale allacciando con il mondo islamico legami radicalmente diversi da quelli che gli Stati Uniti hanno messo in piedi in Medio Oriente.
Del resto, e non è meno importante, la questione della Turchia solleva un â??altra serie di questioni più â??prosaicheâ?: le sue dimensioni, il suo peso demografico, la perenne povertà delle regioni rurali, che comporterebbe massicce sovvenzioni nellâ??agricoltura, unâ??economia che risente ancora delle crisi che anni fa hanno imperversato sulla lira turca, ecc. E se in realtà tutti i nostri dubbi sulla Turchia dipendessero soltanto dal fatto che è un Paese grande e molto povero?
Nel lungo cammino che si apre il dibattito democratico è un fattore fondamentale. La questione della Turchia deve essere una priorità del Parlamento europeo, dato che la relazione con il mondo islamico rappresenta il problema principale per il futuro dellâ??Europa. *Presidente del Parlamento Europeo

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