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Articolo 21 - Editoriali
Verso la riapertura del caso Alpi?
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di redazione

Le dichiarazioni del pentito di 'ndrangheta, Francesco Fonti, le stesse che hanno permesso di ritrovare esattamente nel punto da lui indicato in un memoriale deposto tempo addietro, l'esatta collocazione della nave Cunky al largo delle coste di Cetraro, potrebbero consentire adesso di riaprire nuovamente le indagini sull'omicidio di Ilaria Alpi e Mirhan Hrovatin, avvenuto in Somalia il 20 marzo 1994.
Il pentito racconta in un'intervista pubblicata ieri dal Manifesto, quanto già aveva avuto modo di dire alla magistratura e alla stessa commissione Alpi: “ Ho portato di persona rifiuti radioattivi nel Corno d’Africa. Quando arrivavamo al porto di Bosaso i militari italiani si voltavano dall’altra parte. Sono convinto che Ilaria Alpi è stata uccisa perché ha visto proprio lì cose che non doveva vedere...” E specifica, in riferimento allo scarico di qualche nave: “ Io penso più che altro a qualcosa legato a uno scarico particolare. Da qualche nave, qualcosa nello scarico è andato storto. Lei ha voluto, insieme al suo cameraman, filmare questo qualcosa che poi l’ha portata a essere presa di mira…Se non erro mi sembra che alcuni suoi appunti che sono scomparsi nel percorso della salma dalla Somalia all’Italia.”
Fonti ribadisce che il traffico di rifiuti e armi verso la Somalia c'era eccome... non solo, sottolinea il fatto che tutti, esercito italiano compreso e servizi segreti, ne fossero a conoscenza, difatti al giornalista che gli chiede perchè avesse iniziato a collaborare con la giustizia solo dal 2005, risponde: “ Avevo avuto dal ’96 in poi tre infarti, anzi quattro, più un tumore alla vescica. Purtroppo non mi sono curato, ho tralasciato la mia salute, forse anche per una sorta di punizione verso me stesso. Quando poi ho avuto le malattie, ho detto ci lascio le penne, sto morendo. Ero convinto di morire e allora ho detto tanto vale parlare di questo. Ero poi stato di nuovo contattato da un personaggio dei servizi segreti italiani che mi disse di smetterla di parlare di queste cose, lascia stare, lascia stare, diceva. Poi mi sono detto ma che lascio stare, io muoio voglio dire queste cose…”
Dunque, il pentito finora ritenuto inattendibile, improvvisamente diventa un teste chiave per avviare una serie di altre ricerche finalizzate a individuare i relitti delle altre navi che, secondo la sua prima deposizione sarebbero state affondate lungo le coste calabresi, in tutto tre le navi di cui Fonti si sarebbe occupato personalemente, mentre dice anche che molte altre, una trentina in tutto sarebbero quelle prese in carico da altre famiglie mafiose. Parla e fa nomi e cognomi, illustri.
Da queste rivelazioni prende spunto anche la famiglia Alpi, che da quel lontano '94 continua disperatamente a chiedere verità per la morte di Ilaria. “ Mi pare piuttosto interessante quanto ha detto Fonti e devo dire che i riscontri ci sono. Il porto di Bosaso è sicuramente centrale.Ricordo che il sultano di quella zona ha raccontato che Ilaria era al corrente sia del traffico d’armi che del traffico di rifiuti e che da lui voleva solo una conferma.” Diachiara in un'intervista al Manifesto di oggi, Luciana Alpi, madre di Ilaria. E  a proposito del memoriale di Fonti, interrogato anche dalla commissione Alpi: “ Non abbiamo mai conosciuto questo signore e non abbiamo mai potuto leggere i verbali delle sue dichiarazioni, perché sono ancora segrete.”
Poi, come ricorda la signora Alpi, rimane l'oscuro collegamento tra la vicenda della Jolly Rosso e la morte di Ilaria: “ Proprio a proposito della Jolly Rosso, c’è la questione del certificato di morte di Ilaria che fu trovato nell’abitazione di questo ingegner Comerio:perché non hanno approfondito? Chi era questo signore? Perché aveva il certificato di morte di mia figlia quando ancora oggi neanche noi riusciamo ad averlo?”
Insomma una vicenda i cui punti oscuri rimangono ancora tanti, troppi e su cui lafamiglia spera non torni a scendere il silenzio, per questo i legali stanno già preparando una nuova memoria da presentare al magistrato competente: “ Il nostro terrore è che adesso facciano fuochi d’artificio per poi spegnere tutto un’altra volta, facendo calare il silenzio. Vogliamo verità e giustizia,soprattutto per Ilaria e Miran, perla loro memoria.”
Intanto continuano le ricerche in mare, adesso vanno ritrovati i relitti delle altre due navi che Fonti dice di aver affondato: una di fronte a Metapontro e l'altra verso Maratea, la Yvonne A e la Voriais Sporadis.

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