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Articolo 21 - Editoriali
Giornalisti minacciati a Enna e Potenza
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di redazione*

José Trovato, collaboratore del Giornale di Sicilia da
Leonforte (Enna) è stato minacciato di morte da un mafioso
della sua stessa città detenuto nel carcere di Caltanissetta,
con una condanna (non definitiva) all'ergastolo per duplice
omicidio. Il detenuto ha giurato di fargliela pagare, di
fargli saltare la testa, per alcuni articoli di cronaca sul
duplice omicidio per il quale e' stato condannato al
carcere a vita: l'assassinio a colpi di lupara di un
pregiudicato che gli contendeva il primato nel clan mafioso e
della findanzata che si trovava con lui. I propositi omicidi
del boss sono stati rivelati a Trovato dai magistrati che le
hanno apprese da fonti confidenziali all'interno del carcere.
Il fatto risale allo scorso febbraio, ma è stato rivelato
solo adesso dal giornalista al CdR del giornale per cui
scrive e a Ossigeno per l'informazione, l'Osservatorio sui
cronisti sotto scorta e  sulle notizie oscurate promosso
dalla FNSI e dall'Ordine dei Giornalisti. Trovato ha rotto il
silenzio di fronte all'estendersi delle minacce ai suoi
familiari. In questi mesi ha avuto una blanda tutela di
polizia. Adesso probabilmente la protezione nei suoi
confronti sarà rinforzata.
(fonte Ossigeno per l'informazione)


Alberto Spampinato, direttore di Ossigeno per l'informazione
(l'Osservatorio della Fnsi e dell'Ordine dei Giornalisti sui cronisti sotto scorta e sulle
notizie oscurate) in una nota, ha chiesto "alle autorità di
polizia di garantire pienamente la sicurezza personale" di
Nello Rega, giornalista di Televideo Rai, il quale ha ricevuto
minacce di morte e proiettili dopo aver scritto il libro
'Diversi e divisi'.
"Si tratta - ha continuato il direttore dell'Osservatorio -
di un episodio molto grave. Sollecitiamo le autorità di polizia
a chiarire con opportuni accertamenti tutte le circostanze per
scoprire i responsabili. Le minacce di morte sono intollerabili
per chiunque. Sono un fatto ancor più grave, per gli evidenti
risvolti sociali, quando sono rivolte a un giornalista, cioé -
ha concluso Spampinato - a un rappresentante della pubblica
opinione, a un testimone dei fatti in nome collettivo".

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