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Articolo 21 - Editoriali
Saviano e le parole dell'Italia
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di Enzo Costa*

“La condanna ce l’hai”: potrebbero sembrare queste, le parole più importanti della straordinaria puntata d’esordio della nuova Era glaciale (andata in onda venerdì scorso nella notte di Raidue). Sono le parole che Roberto Saviano, unico ospite di Daria Bignardi, rivela di aver recentemente ascoltato dalla viva voce di un pentito. Parole la cui sinistra asciuttezza quasi ne amplifica l’inesorabilità: la camorra ha emesso la sua sentenza di morte per l’autore di Gomorra. Che è lì, in quell’algido studio televisivo, a testimoniare come a quella condanna possa sfuggire non soltanto con il suo coraggio e con la sua determinazione, ma anche con la forza che gli viene dai tantissimi che leggendolo, sostenendolo, offrendogli da lontano il conforto della vicinanza, non lo lasciano mai solo. Eppure, per quanto eloquenti, quelle non sono le parole più significative e impressionanti: lo sono altrettanto, se non di più, quelle che risuonano in un filmato, scandite con sconvolgente incuria mentale (prima che verbale) da uomini e donne del profondo Nord che degradano a effetto collaterale di una scelta economica la morte dei militari italiani, tutti del Sud, in Afghanistan, di cui Saviano aveva mirabilmente scritto su Repubblica. Parole fradice di pregiudizi, in un ampio spettro che va dal razzismo all’imbecillità (“i meridionali sono dappertutto, anche nei quiz”), intenti ad alimentarsi a vicenda, forti della fiera consapevolezza di essere spesso oggi parole di governo. Oppure le parole, intrise di un rancore cieco e masochistico, che i ragazzi di Casal di Principe vomitano sul loro illustre (anzi, in quell’ottica distorta, famigerato) concittadino, colpevole di “aver fatto i soldi diffamando la sua terra”.
Alle parole confuse e terribili di quest’Italia divisa da odi e risentimenti reciproci, ma unita da un’ottusa ed afasica disperazione, Saviano – ogni giorno, con il suo lavoro solitario di scrittore, adesso, con il suo argomentare pubblico nello studio, grazie anche alla rara capacità di ascolto della conduttrice – oppone, da italianissimo anti-italiano, parole precise, prensili e indimenticabili, mai consolatorie, mai rassegnate. Parole di verità sulla tragedia umana, civile e politica di ogni mafia, cariche di una straordinaria forza analitica, insieme accorata e lucida. Nell’asserita convinzione-illusione che possono cambiare le cose attraverso il loro potere di denudarle.
Un’ora e mezza di grande televisione. Non sarà sfuggita a qualche ministro, che provvederà a convocare d’urgenza i vertici Rai.

enzo@enzocosta.net
www.enzocosta.net

*da L'Unità

 

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