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Articolo 21 - Editoriali
A Venezia, uomini e quacquaraquà
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di Claudio Rossoni

Micro segnali che il mondo è bello e che il mondo è brutto.
Il mondo è bello, perché tutta la settimana che ha preceduto la manifestazione per la libertà di stampa, c'era un ristorante a Venezia, "Il nono risorto" nel sestiere di Santa Croce al limite con quello di San Polo, che metteva sul tavolo dei clienti un menù intitolato, in copertina, all'articolo 21 e più esplicitamente, all'interno, alla libertà di stampa. Con contorno di una preziosa citazione di Ludwig Boerne: "I governi che sopprimono la libertà di parola fanno quasi come i bambini che chiudono gli occhi per non farsi vedere". Il tutto, senza tradire la "mission" di elencare baccalà con polenta e fegato alla veneziana.
Il mondo è bello perché uno dei titolari del "Nono risorto", che ha ingresso esattamente in Sotoportego de la Siora Bettina (ed è vero, non una commedia di Goldoni), uno dei titolari, dicevamo, si chiama Claudio Spavento e, a dispetto del cognome,  è l'uomo più mite e fraterno del mondo. Ma è anche punto di riferimento di molti giovani "no": dai "No Mose" ai "No Dal Molin" ecc. Un suo "NO", in quei giorni, era rivolto al gesto squallido del sindaco di Ponteranica (Bg) - non lo nomineremo nemmeno, troppo onore - che aveva fatto togliere dalla biblioteca la targa in ricordo di Peppino Impastato, il giovane attivista antimafia ucciso 31 anni fa: aveva scritto, Claudio, una sua targa di cartone e l'aveva appesa fuori dalla porta del locale. Ribattezzava il sottoportico "Sotoportego Peppino Impastato".
Il mondo è brutto, perché la notte tra sabato e domenica qualche quacquaraquà quel cartello lo ha bruciato.

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