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Articolo 21 - Editoriali
Notizie e verità contro il Potere
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di Giandomenico Crapis

da L'Unità

Torna il celebre saggio di Walter Lippmann sulla «pubblica opinione».
In un momento delicato del dibattito sul pluralismo dellâ??informazione in Italia lâ??editore Donzelli rimanda in libreria un classico fondamentale della sociologia della comunicazione, il volume di Walter Lippmann dal titolo Lâ??opinione pubblica.
Occultato per qualche decennio da una cultura nazionale poco attenta e diffidente verso quelle scienze sociali che si sviluppavano oltreoceano, il saggio, uscito negli Stati Uniti per la prima volta nel 1921, giunse nel nostro paese solo negli anni sessanta, per merito del gruppo olivettiano di Comunità, che si fece battistrada di quella «gita a Chiasso» così tanto sollecitata da Arbasino per le patrie lettere. Nonché per merito di Cesare Mannucci, uno dei pionieri della ricerca sulla neonata televisione, che lo tradusse. Il lavoro non ebbe la risonanza che meritava, come ricorda nella sua prefazione Nicola Tranfaglia, forse perché i temi sollevati erano sentiti estranei al nostro modello informativo, caratterizzato da un basso tasso di lettura dei giornali e da un monopolio Rai che aveva appena avviato il secondo canale.
Il libro trovò più attenzione soltanto alla metà degli anni novanta, quando proprio lâ??editore Donzelli decise di pubblicarlo (1995) allâ??indomani della «discesa in campo» di Berlusconi: venne a far parte così di quella, non tutta indimenticabile, produzione pubblicistica sui media e sul caso italiano che da quellâ??evento aumentò con ritmo esponenziale. Il fatto che ora riveda in una nuova veste, più economica, la luce, a quasi dieci anni di distanza, non è, ci pare, casuale, cadendo nella stagione dove la presa sui media del capo dellâ??esecutivo sâ??allarga pericolosamente.
Il saggio di Lippmann, che fu brillante giornalista tra la prima e la seconda guerra mondiale, è dedicato alla stampa, ma le sue ampie riflessioni, che non costituiscono certo la solita invettiva verso i poteri della manipolazione e che formano un sistema complesso, puntualmente argomentato, sui tratti che influenzano la formazione della pubblica opinione, restano valide ben al di là dei tempi in cui furono partorite.
Il nocciolo della tesi dellâ??autore è che le persone o i gruppi di persone che si confrontano o interagiscono tra di loro lo fanno in base ad immagini che si formano su dei fatti spesso non conosciuti direttamente (un insieme che costituisce lâ??opinione pubblica vera e propria): ragione per la quale un governo rappresentativo, e di conseguenza la stessa democrazia, non possono funzionare bene se non câ??è «unâ??organizzazione indipendente che renda i fatti non visti comprensibili a quelli che devono prendere le decisioni». A guardar meglio anche notizia e verità sono due cose distinte. La prima è solo la segnalazione di un fatto. La seconda ha la funzione, invece, di segnalare i fatti nascosti. Distinzione tanto essenziale quanto illuminante. La compresenza di entrambe non sempre riesce, ed è legata a tutti quei fattori che limitano lâ??accesso reale delle persone ai fatti. Fattori che anche oggi, nel mondo globalizzato di internet, appannano ancora gli specchi della conoscenza e della discussione.
La notizia, dunque, benché la si possa vedere sacra o intangibile o separata dalle opinioni, ha, ci dice sapientemente lâ??autore, una natura infinitamente limitata. Tra le strozzature e gli ostacoli alle dinamiche di verità dentro quella che Habermas avrebbe chiamato la «sfera pubblica», non ci sono solo le odiose censure o la segretezza regolata di Stati o altre agenzie. Ci sono «le limitazioni di contatti sociali, il tempo relativamente scarso che ogni giorno si può dedicare agli affari pubblici, la distorsione prodotta dalla necessità di comprimere i fatti in messaggi brevissimi, la difficoltà di esprimere un mondo complicato con un piccolo vocabolario, la paura di affrontare quei fatti che sembrerebbero minacciare il consueto svolgimento della vita quotidiana». E poi codici di ricezione diversi a seconda delle situazioni, gli stereotipi, i modi di conflittualizzare i racconti per suscitare maggior interesse.
Ogni tema è affrontato nel volume con dovizia di argomenti. Gli esempi tratti dallâ??esperienza quotidiana, il rigore logico nella descrizione accurata dei passaggi e dei nodi più importanti nel processo di formazione dellâ??opinione pubblica, mantengono ancor oggi nel racconto di Lippmann una tale forza dâ??indagine da continuarne a fare una delle migliori opere disponibili in materia.

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