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Articolo 21 - Editoriali
Conflitto d'interessi, Berlusconi si dimette da presidente... del Milan
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di wa.ma.

da L'Unità

 Dal 2 gennaio Silvio Berlusconi non sarà più il Presidente del Milan. Come reso noto ieri da un comunicato della società calcistica, il Capo del Governo si è dimesso in ottemperanza alle previsioni della legge 215/2004 nonché alle deliberazioni attuative emesse dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato. In parole semplici, la presidenza della squadra calcistica era un chiaro ed evidente conflitto dâ??interessi. L'articolo 2 della legge del 20 luglio 2004, infatti, stabilisce che il titolare di cariche di governo, nello svolgimento del suo incarico, non può ricoprire «cariche o uffici o svolgere altre funzioni comunque denominate ovvero esercitare compiti di gestione di società aventi fini di lucro o in attività di rilievo imprenditoriale». Inoltre, dal 3 gennaio il presidente del consiglio, i ministri e i sottosegretari dovranno consegnare all'antitrust diretta da Tesauro, in scadenza a marzo 2005, una documentazione che attesta eventuali situazioni di incompatibilità. «Sono molto dispiaciuto», ha commentato il Cavaliere, ricordando, «sono stato il presidente che ha vinto di più a livello internazionale».
Chi sarà il prossimo Presidente? Una serie di indiscrezioni riportate ieri da Milano Finanza indicavano nel figlio Piersilvio il successore di Berlusconi. Un successore che in realtà gli avrebbe tolto ben poco potere. Ma nella nota rilasciata dal Milan si precisa che la presidenza «ricoperta da Berlusconi dal 24 marzo 1986, resterà per il momento vacante». Rimane lâ??amministratore delegato Adriano Galliani, vicepresidente vicario da quando Silvio Berlusconi è entrato nel pieno dell' attività politica, che continuerà a guidare il club, sul quale almeno lâ??influenza del Cavaliere rimarrà incontrastata. Lâ??abbandono della presidenza del Milan da parte di Silvio Berlusconi suona però a molti «una presa in giro di chi cerca di nascondere dietro il calcio il gigantesco conflitto di interessi che continua a restare seduto a Palazzo Chigi», come ha denunciato il senatore della Margherita, Sandro Battisti.
Le dimissioni dalla Presidenza della società rossonera sembrano finora lâ??unico atto â??pacificoâ? compiuto dal Cavaliere in questa fine anno che è stata per lui particolarmente faticosa. Ieri la Finanziaria è stata votata dalla Camera: ci è voluta lâ??ennesima fiducia per portare a termine il suo iter travagliatissimo. Mentre si è concluso con un nulla di fatto lâ??incontro del Cavaliere con Pier Ferdinando Casini, Gianfranco Fini, e Marco Follini, alla presenza di Gianni Letta. Commentandolo lo stesso Premier ha dichiarato che la ratifica della Costituzione Ue, prevista per il 18 gennaio, potrebbe non esserci perché è «pessimista sulla maggioranza che riusciremo ad avere» e che si è parlato della sua riforma elettorale. Che va fatta insieme a quella della par condicio.
E rispondendo ieri a specifiche domande dei giornalisti in Transatlantico, ha negato di avere difficoltà con Ciampi. E ha smentito anche i suoi evidenti problemi con la Confindustria: «Voci correnti dicono che sembra che il presidente Montezemolo avversi il governo e che il governo sia nei suoi confronti in una posizione negativa. No, l'ho sentito per gli auguri tre giorni fa e abbiamo convenuto di fare un incontro con il direttore generale di Confindustria nella seconda settimana di gennaio». Il Premier ha anche assicurato che non ci saranno ulteriori problemi con le nomine dei sottosegretari (per ora gli unici 2 nomi noti sono quelli dei leghisti Stefano Stefani e Giampaolo Gobbo), ma che oggi salirà dal Presidente della Repubblica con la lista. E che domani ci sarà il Consiglio dei Ministri per loro.
Sulla composizione delle nomine, il presidente del Consiglio ha spiegato che «Forza Italia non intende essere premiata, chiede solo di sostituire i sottosegretari che aveva e che hanno lasciato il posto». Il conteggio sarebbe di tre sottosegretari e un viceministro. Quel che si può leggere dietro le sue affermazioni è che su queste nomine nella Cdl non mancheranno i problemi: «Sono addolorato di dover dire di no anche a richieste motivate».

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