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Articolo 21 - Editoriali
Primarie del PD: il fallimento sarebbe un guaio per il centrosinistra
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di Nicola Tranfaglia

C’è da sperare che tre o quattro milioni di italiani prendano parte alle primarie del Partito Democratico che si terranno in tutta Italia e indicheranno, con ogni probabilità, il nuovo segretario del maggior partito di opposizione.
Spiego perché sarebbe positiva una grande affluenza di persone alle votazioni. Gli iscritti hanno già votato e hanno dato il primato a Pier Luigi Bersani. Ma ora votano tutti quelli che simpatizzano per il Partito democratico o in ogni caso si collocano all’opposizione e ritengono che un forte partito democratico serva al paese e in particolare al centro-sinistra.
Chi scrive si colloca in questa posizione e ritiene che valga la pena dare il proprio concorso a questa scelta importante.
Se fallisse questa operazione, sarebbero guai per tutta l’opposizione e per la parte, il centro-sinistra, in cui anch’io mi colloco.
Vediamo chi sono i tre candidati.
Il primo è Pier Luigi Bersani, ex presidente della regione Emilia ed ex ministro del governo Prodi. Un uomo che viene dalla tradizione del PCI e che ritiene necessario restare nella sinistra.
La sua linea politica è, senza dubbio, chiara e molti tra i candidati alle segreterie regionali che si rifanno a lui sono giovani che lavorano da molti anni nel partito.
Ma non convincono la sua alleanza con il presidente della regione Bassolino in Campania, con il presidente Loiero in Calabria, con l’ex socialista La Ganga in Piemonte. Queste scelte sono sue o di Massimo D’Alema che sostiene la sua candidatura? E’ una domanda a cui Bersani dovrebbe rispondere con chiarezza.
Il secondo è Dario Franceschini, attuale segretario del PD, che ha tra i suoi principali sostenitori ex seguaci di Veltroni e del veltronismo che ha condotto il PD non tanto alla sconfitta (almeno in parte inevitabile) ma al grave errore di non aver discusso con tutti dopo la sconfitta quel che bisognava cambiare nella linea scelta da Veltroni.
Il terzo è il senatore  Ignazio Marino che rappresenta una candidatura nuova, non legata al contrasto e alla vecchia rivalità tra Veltroni e D’Alema e tesa a fondare un partito che punta sull’innovazione, sui valori costituzionali e sulla laicità dello Stato.
Non c’è dubbio sul fatto che la candidatura di Marino sia la più interessante per il popolo di sinistra che va a votare pensando alla costruzione di un centro-sinistra in grado di battere Berlusconi e costruire un’alternativa, credibile per gli italiani.
Vedremo che cosa succede. In ogni caso, si concluderà una fase difficile e tormentata per gli amici del Partito Democratico e ci sarà un nuovo segretario che indicherà una linea più chiara e precisa, necessaria per costruire un’alternativa di governo alla destra berlusconiana.
Ma quali sono, a nostro avviso, i punti fermi di un programma del centro-sinistra?
Mi pare che dalle discussioni di questi mesi siano emersi con una certa chiarezza.
Noi riteniamo che la costituzione repubblicana debba esser applicata e difesa dagli assalti del centro-destra guidato da Berlusconi.
Pensiamo che la laicità dello Stato sia un valore che rientra a pieno titolo in questa difesa della costituzione e che si debba coniugare con il massimo rispetto di tutte le libertà a cominciare da quelle religiose.
Inoltre il problema del lavoro deve esser al centro di un programma del centro-sinistra, insieme con la difesa della legalità repubblicana. Ci vuole una politica economica radicalmente diversa da quella attuale e noi dobbiamo rappresentare le grandi masse dei lavoratori che hanno segnato il progresso economico di questo paese.
Questo significa anche promuovere la necessaria riforma dell’amministrazione pubblica e della giustizia garantendo l’autonomia e l’indipendenza della magistratura e rendendo i processi rapidi e giusti, traguardo dal quale siamo ancora molto lontani.
www.nicolatranfaglia.com

 

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