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Articolo 21 - Editoriali
Allarme rosso in Rai
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di Loris Mazzetti

La fragilità di Silvio Berlusconi, dopo che la Consulta ha bocciato il lodo Alfano, gli ha imposto di accelerare i tempi al punto di mettere a rischio la democrazia: accorciare gli anni dell’entrata in prescrizione dei processi, eliminare la legge sulla par condicio, distruggere Rai Tre di Paolo Ruffini. E’allarme rosso. Il governo sulla Rai sta accelerando visto che Mauro Masi, il direttore generale, è stato un vero e proprio disastro: tutti i “nemici” sono tornati in onda e in più hanno aumentato gli ascolti. RaiTre il telespettatore la identifica con il servizio pubblico, come ha anticipato il Fatto Quotidiano, perché deve diventare una rete regionalizzata? Un tentativo ci fu vent’anni fa e divenne un fallimento. Ma quello che è più grave è che ciò sta accadendo all’insaputa di tutti: opposizione, lavoratori, telespettatori, che pagano il canone, a cui mai nessuno chiede di esprimere un parere. Churchill disse che “la democrazia funziona quando le idee di pochi riescono a soddisfare i pochi che contano”, Berlusconi lo sta seguendo alla lettera, con l’aggiunta di un po’ del Piano di rinascita democratica, quello del Venerabile Gelli, che non guasta quando si parla di regime.  Regionalizzare la tv di Stato vuol dire soprattutto intervenire a livello industriale: strutture tecniche da riformare, trasferimento di personale dai centri di produzione alle sedi, ecc. Tutto ciò accadrebbe nel momento più critico della Rai (era dal 1993 che l’azienda non stava in queste condizioni economiche). Basti pensare quanto tempo c’è voluto, soprattutto quanto è costato, inserire in palinsesto la mezzora regionale della mattina.
E’ allarme rosso per l’arrivo su Rai Due, direttamente dalla tv di Berlusconi, di Maurizio Belpietro con L’Antipatico. E’ l’ennesima prova dell’esistenza di Raiset. Santoro va arginato, soprattutto i suoi ascolti che portano tanta pubblicità e Mediaset non ride. Lo sgarro dell’autore di Anno Zero è che ogni giovedì approfondisce quei temi che nessun altro affronta, a partire dal tg di Minzolini. La sua squadra  è professionalmente potentissima, in grado di portare le telecamere ovunque, poi, la capacità di sintesi del conduttore quando gli ospiti non sono all’altezza del racconto. Per andare da Santoro ci vogliono le palle, lui  non confeziona a nessuno e soprattutto ai politici “vestitini su misura”. Mentre Belpietro ammette che sta già lavorando sul programma, il direttore di Rai Due Liofredi (moderno Pilato) dichiara: “Non ho avuto nessuna indicazione dall’azienda”. La vicenda Belpietro, come quella di regionalizzare Rai Tre, deve essere considerata anche per i costi. La cronaca ci racconta che il direttore di Libero si porterebbe in Rai autori provenienti dal suo giornale, editorialisti come Filippo Facci, Angelo Buttafuoco e addirittura il suo programma vedrebbe la partecipazione straordinaria di Maurizio Costanzo. Dalla blanda reazione dell’opposizione si direbbe che tutto sommato una nuova trasmissione di approfondimento potrebbe anche andar bene. In Rai ci sono giornaliste e giornalisti che nulla hanno da invidiare a questi, e che hanno dimostrato con le loro inchieste quanto valgono professionalmente, perché non farlo fare a loro?  Cosa rappresentano Belpietro e Facci nel panorama televisivo? Nulla, se non il fatto che con loro Berlusconi si esente rassicurato. La coppia nel 2002 è stata una vera macchina da guerra contro Biagi, ricordo quello che scrisse, nella sentenza del 12 luglio 2006, il giudice Cesare de Sapia quando condannò Belpietro, come direttore del Giornale e Facci, come autore dell’editoriale:  “…l’articolo integra il reato di diffamazione, non potendosi configurare un legittimo esercizio del diritto di critica, in quanto basato su fatti non veri …”.  Allarme rosso. C’è ancora una notizia ben più grave delle precedenti. Come Giulietti, il portavoce  di Articolo 21 e il senatore Vita hanno denunciato, nel contratto di servizio, che la Rai deve stipulare con il governo entro dicembre, c’è la creazione di un Comitato etico (di cui faranno parte, probabilmente, il ministro Scajola e il sottosegretario Romani) con lo scopo di autorizzare i palinsesti, di entrare nel merito dei programmi, cioè di controllare conduttori e autori. Un ritorno ad un tragico passato. Si possono fare gli editti e i Comitati ma non si può impedire il volo della parola e il risveglio delle coscienze. Come ha scritto Anna Politkovskaja: “Raccontare i fatti, i fatti come stanno, come sono, sembra la cosa più facile, invece qui è la più difficile. Ed ha un prezzo altissimo. Quale prezzo? Che non fai più un mestiere, ma combatti una guerra. Lotti. Ti senti in lotta”. 

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