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Articolo 21 - Editoriali
E se provassimo a raccontare la crisi?
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di Vanna Palumbo*

Tutti in piazza del Popolo sabato prossimo. Con la Cgil. In attesa di un'iniziativa unitaria delle tre grandi confederazioni sindacali, che tarda ad arrivare ma che Guglielmo Epifani non desiste dall'evocare ad ogni occasione spronando in tal senso Cisl e Uil in nome dell'unità dei lavoratori e della gravità di una crisi economica e produttiva che comincia a dispiegare i suoi effetti più pesanti, il leader della Cgil, con la Manifestazione nazionale “Lavoro e crisi: esigiamo risposte”, convocata per sabato prossimo, 14 novembre in piazza del Popolo a Roma, chiama a raccolta quanti concordano sulla necessità di mobilitarsi per sollecitare il Governo ad assumere nella sua interezza la drammatica situazione del lavoro e dell'occupazione nel Paese e ad varare le misure atte a frenare la lenta ed inesorabile emorragia dalle aziende di centinaia e migliaia di lavoratori.

“Il 14 novembre, sabato prossimo” afferma con decisione Epifani illustrando le ragioni e le modalità della manifestazione- sarà una giornata di mobilitazione molto forte ed energica che vuole spingere il Governo e le imprese ad affrontare la crisi con un “altra prospettiva”. Secondo i calcoli della Cgil e dei maggiori centri di rilevazione, sono oramai 570 mila quanti, fin qui, hanno già perso il lavoro. Di questi, 30 mila sono lavoratori precari.

Un dato impressionante e purtroppo non definitivo. Anzi, è lo stesso Segretario della Cgil a prevedere che “la crisi si aggraverà” sia sul piano dell'occupazione, sia per il depauperamento dei redditi di lavoratori e pensionati. Un fatto che “richiederà la mobilitazione unitaria del mondo del lavoro” sottolinea Epifani, che ha definito l'assenza di un'iniziativa unitaria dei sindacati contro la crisi, “la vera anomalia”. Spiegando che “su questo non ci si può dividere”, ma ammettendo che oggi non ne esistono le condizioni, che potrebbero invece verificarsi con l'aggravarsi della crisi perché “una mobilitazione nazionale promossa da tutti i sindacati darebbe alle richieste dei lavoratori maggiore forza verso il Governo”.

Se esiste lo spazio per una grande iniziativa unitaria “ha assicurato il leader di corso d'Italia- noi saremo pronti. Essa sarebbe degna di un grande sindacato che difende il lavoro e l'occupazione. Ma se le condizioni non esistono, la Cgil resterà in campo da sola”.

Resterà, appunto, perché è da quando un anno fa ha denunciato l'avvicinarsi di una grave crisi economica “dapprima prevalentemente finanziaria, poi divenuta economica e poi produttiva ed industriale- e ha registrato l'assenza di risposte da parte del Governo, giunto addirittura a negarne l'esistenza, che la Cgil ha occupato il campo scuotendo dal torpore Governo, Parlamento, forze politiche e sociali, le aziende e le loro associazioni, invadendo piazze e strade alla ricerca di una consapevolezza che potesse porre argine alla valanga annunciata dai primi pesanti crolli di tutti gli indicatori economici.

Ed anche questa manifestazione di sabato a piazza del Popolo che, per usare le parole di Epifani, “non sarà oceanica”, ma comunque partecipata e fortemente rappresentativa della condizione non più sopportabile del lavoro nel nostro Paese, giunge dopo le quattro settimane di “accerchiamento” della sede governativa che la Cgil ha attuato portando nelle quattro piazze romane che circondano Palazzo Chigi, davanti al quale non è stato consentito manifestare, i presidi dei lavoratori delle aziende più colpite di tutto il territorio che si sono avvicendati nei gazebo allestiti a piazza Navona, a piazza Barberini, a piazza SS: Apostoli ed a piazza del Popolo per dimostrare quanto gravi siano gli effetti della crisi e denunciare l'assenza di risposte da parte del  Governo.

Le richieste della Cgil all'Esecutivo sono note da tempo: raddoppiare l'indennità di disoccupazione portandola dagli attuali 8 a 16 mesi; prolungare la Cassa integrazione ordinaria da 52 a 104 settimane; aumentare i massimali della Cig; garantire a tutti i collaboratori che hanno perso il lavoro il 20 per cento della loro retribuzione.

Per sostenere i consumi ed aumentare la domanda interna la Cgil chiede inoltre di intervenire sulla leva fiscale riducendone la pressione: “Se c'è qualcosa da ridistribuire - ha insistito più volte Epifani- bisogna che si cominci dai lavoratori e dai pensionati, e non certo dalle imprese”.

Ed è anche al mondo dell'informazione che si è rivolto qualche giorno fa il leader della Cgil sollecitando i giornalisti a “sbattere la crisi in prima pagina”.

Dalle colonne dell' Unità, Epifani, si è appellato alle testate più sensibili -avendo il Presidente del Consiglio detto che la crisi è passata, evidentemente le tv ed i giornali più vicini al governo non possono raffigurare quanto avviene nel Paese-  perché, come avrebbero fatto un tempo i grandi giornali, raccontino la crisi economica e sociale italiana, così come ha fatto proprio l'Unità con l'inchiesta “L'autunno italiano” condotta da Rinaldo Gianola. 

Nel suo editoriale, il leader della Cgil chiede polemicamente perché non si vuole parlare della crisi, perché si continua a tacere la realtà, perché la si relega ai margini dell'attenzione dell'opinione pubblica, ed ancora: perché questo avviene solo in Italia?

Sabato 14 a Roma la Manifestazione nazionale della Cgil

Concentramento a piazza della Repubblica alle ore 14; corteo fino a piazza del Popolo dove alle 16 circa ha inizio la Manifestazione. Parleranno lavoratrici e lavoratori di aziende in crisi e lavoratori precari. Intervento conclusivo del leader della Cgil, Guglielmo Epifani.  

*Ufficio stampa Cgil nazionale 

 

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