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Articolo 21 - Editoriali
Democrazia tutti gli agguati del governo
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di Nicola Tranfaglia*

C’è, in queste ultime settimane, un’ indubbio intensificarsi, che finora nessuno sembra aver notato, dell’offensiva martellante attribuibile al Presidente del Consiglio dei ministri, contro quel che resta della libertà di espressione e di stampa nel nostro paese.
Da una parte il Consiglio di amministrazione della Rai si prepara in settimana a sostituire il direttore di Rai Tre e quello di Rai News 24 che hanno l’unica colpa di far da tempo programmi molto apprezzati dagli spettatori, ossessionati dalla costante  propaganda berlusconiana su tutte le altre reti.
L’operazione è in corso e, con ogni probabilità, raggiungerà in qualche giorno i suoi obbiettivi e, a quel punto, avremo sette reti unificate nel nome del capo carismatico di un regime, sempre più consolidato, di populismo autoritario.
Tra i tanti problemi che, in questo momento, convergono sul parlamento e sull’ opinione pubblica ancora fedele alla costituzione repubblicana in vigore, un posto centrale lo hanno due disegni di legge, presentati entrambi dal ministro della Giustizia Alfano, ex segretario particolare di Berlusconi, che sono attualmente in discussione e che, secondo il presidente del Consiglio, dovrebbero essere rapidamente approvati.
Del primo sulle intercettazioni telefoniche, in via di approvazione definitiva al Senato, si è parlato molto nei mesi scorsi ma, proprio ora che è vicino all’approvazione, non se ne  parla più. Eppure l’importanza di quel disegno di legge è data essenzialmente dal fatto che si basa su una mistificazione che si ripete allo stesso modo nel secondo, quello cosiddetto sui “processi brevi”.
Infatti, a prima vista, i processi di mafia sono esclusi dall’applicazione della legge ma, come ha ricordato il procuratore nazionale Antimafia Piero Grasso,”non sempre le notizie di reato presentano immediatamente connotati mafiosi” e questa obiezione era già stata fatta a proposito di quel disegno di legge anche da alcuni ex magistrati che sono oggi senatori.
Vero è che il presidente della Seconda Commissione del Senato ha sempre respinto quelle obiezioni senza portare argomenti accettabili e andando avanti sulla strada di un’approvazione ad ogni costo del disegno di legge.
Quanto al secondo che riguarda i termini nuovi ai processi civili e penali, le critiche non vengono soltanto dal sindacato dei magistrati ma anche dal presidente della Camera onorevole Fini. Parlare di prescrizioni brevi e di accelerazione dei processi senza far precedere il disegno di  legge da misure preventive di rafforzamento dei finanziamenti alle sedi giudiziarie e al personale di cancelleria è prova di irresponsabilità e di mistificazione.
In questo quadro desolante appena descritto, manca un elemento che è il giusto coronamento di questo elenco, peraltro incompleto, di atti contro il bene pubblico:
l’ utilizzo dei beni confiscati alle mafie che prevede la vendita all’asta di quei beni. Non ci rassicurano le costanti smentite del Ministro Maroni, dal momento che  non è un mistero che le mafie possiedono grandi quantità di denaro che attraverso l’uso di prestanome incensurati acquistano beni immobili e imprese piccole e grandi nel nostro territorio.
Mantenere quell’emendamento del governo, malgrado le obiezioni ragionevoli fatte da persone competenti, significa essere incapaci di difendersi dal pericolo. 

*www.nicolatranfaglia.com

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