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Articolo 21 - Editoriali
Maremoto nella TV americana
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di Flaminia Lubin

da L'Unità

NEW YORK La tragedia dello tsunami decide una svolta per la televisione americana e torna a incoronare la Cnn. Sono quasi due settimane che il primo network al mondo dalle notizie ventiquattro ore al giorno porta nelle case degli americani e del globo il disastro del sud est asiatico. Senza interruzione, ora dopo ora, giorno dopo giorno gli ottanta membri del team della Cnn lì lavorano, con turni di solo poche ore di sonno a notte, per raccontare quello che vedono. Un lavoro senza precedenti, dai costi milionari dovuti ad un dispiego di mezzi «degni di una televisione che non discute a tavolino quello che accade, ma lo fa vedere», scrive nella pagina delle opinioni di domenica scorsa il New York Times. E gli articoli che tornano ad esaltare il network, fondato da Ted Turner, si susseguono. Nelle pagine del quotidiano newyorkese si legge inoltre che la televisione a stelle e a strisce, per quanto riguarda l'informazione, è arrivata ad un vicolo cieco e viene invitata a rinnovarsi e a rinventarsi.
I critici del piccolo schermo dimostrano come di fronte alla sciagura asiatica siano vani gli inutili talk show che si susseguono a decine nei vari canali. «I salotti con ospiti in studio sono programmi poco costosi e facili da realizzare, ma davanti al maremoto asiatico cosa sono stati in grado di apportare un solo commento: "Che grave sciagura"», torna a sottolineare il New York Times. Proprio in questi giorni la Cnn ha dichiarato che chiuderà Cross Fire, uno dei tanti talk show dove ci si parla addosso e basta. Altri network hanno deciso di fare lo stesso per alcuni dei loro programmi. Mentre per gli inviati sul posto, quelli che a tutti i costi hanno voluto raccontare il disastro, ci sono solo parole di elogio, di loro si scrive che meritano di apparire e fare televisione. ? così che la catastrofe ha fatto nascere due stelle, Anderson Cooper e Brian Williams, e ne ha confermata una terza, Dan Rather, tra i giornalisti americani inviati sul luogo. Si tratta di Anderson Cooper della Cnn, ex Abc, il reporter ha lavorato incessantemente andando ovunque ad ascoltare le storie di tutti quelli che riusciva a raggiungere. Addirittura filmando lui stesso con la sua telecamera digitale quello che ha trovato. Cooper è diventato in questi giorni il personaggio più popolare, giornalisticamente parlando, di tutto il panorama televisivo. Poi c'è il conduttore del telegionale della Nbc, Brian Williams, che ha preso il posto di Tom Brokaw da poco andato in pensione. Williams, che viveva nell'ombra del suo predecessore, nei luoghi della tragedia ha potuto dimostrare chi era tirando fuori la stoffa del grande reporter e facendo un lavoro considerato incredibile dal suo network. Lo provano gli ascolti che sono stati altissimi. La terza stella è Dan Rather, 64 anni: il giornalista della Cbs lascerà l'incarico di conduttore del suo telegionale dopo più di trenta anni, il prossimo marzo. Rischiava di finire il contratto con la macchia di un brutto scandalo che lo vede tra i responsabili di un'intervista, mandata in onda durante le elezioni, che doveva screditare il servizio militare di Bush e che si è rivelata un falso e a causa della quale hanno perso il lavoro già quattro dipendenti del network. Rather, pervaso dai sensi di colpa per quello che è accaduto, ha pregato i vertici della televisione di farsi mandare in Asia e ora sa che può andare in pensione tranquillo. I rating anche nel suo caso provano che la sua mobilitazione è stata ineccepibile, da vero professionista. «? molto difficile dal di fuori capire il conflitto che tormenta l'animo di un giornalista in un evento del genere. Da una parte si contano i morti di questa tragedia e non te ne fai una ragione. Dall'altra ti dici e ti ripeti che storia pazzesca... Non c' era nessun altro posto al mondo dove volevo essere. Ringrazio e prego ogni giorno di avere questo lavoro. Una storia del genere da coprire ti fa capire perché uno vuole fare il giornalista». Con queste parole Dan Rather ha commentato la sua «missione».
La tv perdente nella tempestiva corsa a voler essere lì, sul posto, è sicuramente Fox News: da New York non ha spedito nessuno e in Asia può contare su uno staff di sole 25 persone. «Facciamo le cose in modo differente dagli altri», ha spiegato William Shine, vice presidente della produzione news. Il network ha pagato questa scelta. La concorrente Cnn è tornata a trionfare mentre Fox News ha dato la prova di come una televisione solo da studio sembri ormai sul viale del tramonto. La stanchezza nei confronti dei programmi riempiti esclusivamente da teste pensanti che dicono la loro l'aveva denunciata per primo Jon Stewart, il comico che presenta un suo telegionale satirico e che è diventato il personaggio più seguito dai giovani, dagli intellettuali e dai politici. Ospite, durante la campagna elettorale, in uno di questi talk show di chiacchiere, aveva affermato come fossero dannosi questi programmi, come fossero ipocriti e come il loro contributo fosse irrilevante. I suoi commenti non furono molto spiritosi e un John Stewart serio non è quello che vuole la gente. Ma sono stati ascoltati e da allora si parla di tornare a fare televisione andando nei luoghi, facendo vedere, portando il mondo nelle case e non martoriare il pubblico con dei salotti noiosi.
Una grande moblitazione giornalistica è prevista per le prossime elezioni in Iraq, dove ci si attende di tutto. E i network hanno già cominciato a inviare le decine di giornalisti che copriranno l'evento. Con lo tsunami gli ascolti dei network presenti sono stati altissimi, ma non si prevedono gli stessi risultati in Iraq. Si tratta di circostanze diverse. Tuttavia il motto della Cnn è tornato in auge: «Presenti in ogni momento e a tutte le ore».

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