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Articolo 21 - Editoriali
I media tra l'incudine e il martello
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di Federico Orlando*

Cara Europa, mi pare un brutto momento per l'informazione, con il governo della destra che vuole  strangolamento finanziariamente alcune decine di testate giornalistiche e radio o tv, e col papa che l'8 dicembre ha ripreso un tema assai caro ad alcuni suoi predecessori: i media che intossicano le coscienze, perché raccontano e spesso enfatizzano il male. Né mancano autorevoli giornalisti, a cominciare dal direttore del Tg1, che si sbracciano a far sapere al papa che loro sono antesignani delle censure: vedi l'occultamento dei casi escort e trans, “come non visti mai né  conosciuti”, tanto per ricordare la satira di Giuseppe Giusti contro i vecchi e i nuovi Gingillini. Lorenzo Mei, Firenze  

Caro Mei, più che demonizzare il racconto del male, il papa, almeno stando alla lettera del suo discorso, ha  denunciato l'enfatizzazione del male, che intossica le coscienze, provocando assuefazione ad esso e rendendo gli omini sconosciuti l'uno all'altro. Ha obbiettato un vecchio giornalista popolare, Maurizio Costanzo, “I media non intossicano niente, non  viviamo in una campana di vetro”. E io aggiungo che mai siamo vissuti in una campana di vetro, almeno dal giorno in cui non è stato più consentito alle religioni e ai governi  di metterci sotto la campana dei dogmi delle ideologie di stato. In Italia abbiamo fatto molte esperienze di queste imposizioni: sul piano dei principi, quando Gregorio XIV o Pio IX chiamavano figli di satana le nuove idee e libertà, “espresse con la parola, la stampa e in altra maniera”. Mi ricordo l'enciclica Quanta cura, pubblicata in un altro 8 dicembre, quello del 1864, in pieno sviluppo dell'unità nazionale. Poi è venuto il Novecento, dove regimi assoluti hanno fatto falò di libri e giornali a Roma a Berlino a Mosca. A Roma era proibito ai giornali diffondere il male, cioè parlare di antifascismo, ma anche di cronaca nera. Ieri, poi, abbiamo letto dei gusti pittorici di Stalin: il giornale li illustrava con la fotografia di un quadro realisticamente socialista, un giovanetto nudo, e sulla foto una nota a penna di Stalin: non potete compragli un paio di mutande? Quale sarà stato il male, la raffigurazione del  giovanetto nudo o il governo di Stalin? Sarò fazioso come al solito, ma per me il male era Stalin, la sua dottrina, il suo governo. Allo stesso modo, credo che in Italia il male non stia nella tv quando rappresenta i delitti di mafia, ma nella mafia che li compie; né stia nel parlare di  escort e di trans, ma nel fruirne fuori del privato e della riservatezza. Questa parola, “riservatezza”, che appartiene alla cultura e alla buona educazione laica non  meno che alla cultura e alla buona educazione religiosa, significa anche fare un uso non volgare dei media che ci vengono affidati. Che ci sia un'enorme quantità di tv spazzatura è fuori discussione, lo dice il papa ma anche l'uomo della strada; e mi fa sorridere di amarezza il presidente Galimberti quando, a chi contesta che la Rai non fa musica colta, “replica” vantando per la Carmen i 150 mila ascolti in tutto il mondo, resi possibili dall'accordo tra Rai Trade e “diversi broadcaster”. Su sette miliardi di abitatori del pianeta, 150 mila ascoltatori. E a noi in Italia non potevano, per una sera, riservare uno dei tre canali, per consentirci di riaccendere il televisore spento da anni, senza rischiare di sprofondare nella spazzatura? Non va forse di moda la pubblicità della presidenza del consiglio, col serafico amico sottosegretario Gianni Letta, che chiama in causa il cielo e la terra per esortarci ad andare a teatro? Mi scusi, caro Mei, se cerco di tenermi terra terra, ma lei sa che siamo impegnati in una lotta per la sopravvivenza dei media non padronali e non variamente devoti; e c'è poca voglia di impegnarsi nei massimi sistemi. Che del resto, come le dicevo, sono in conflitto da almeno due secoli, fra chi insiste nella necessità di guidare e chi preferisce guidarsi. E che, semmai, ha bisogno di molti cartelli stradali, che lo avvertano degli eccessi e dei pericoli. Vogliamo dire, per ora, che Ratzinger ha rinfrescato qualche cartello di “curva pericolosa”? 

*da Europa   

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