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Articolo 21 - Editoriali
A Roma studenti contro Questura. Storia di un permesso concesso e poi ritirato.
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di Gaetano Alessi

Un permesso concesso e poi revocato. Questa la querelle che coinvolge la Questura di Roma e gli studenti organizzati che il 20 novembre scorso avevano proclamato per l'undici dicembre un corteo di protesta in concomitanza con lo sciopero generale della Cgil.

Al corteo, che sarebbe dovuto partire in Piazza Aldo Moro per congiungersi con il corteo della Cgil in Piazza della Repubblica, hanno dato l’adesione tutte le anime del movimento studentesco, unite dalla lotta contro il ddl Gelmini che uccide l'università pubblica.

Tutto pronto, striscioni  quasi srotolati, autorizzazione concessa, ma tutto ad un tratto la Questura ha fatto un passo indietro, lasciando gli studenti senza autorizzazione a meno di 48 ore dalla partenza della manifestazione.

Immediata la reazione con gli studenti organizzati dalla sigla Link-coordinamento universitario, che parlano di “un'irresponsabile provocazione, di carattere apertamente politico”.

“Si vogliono limitare gli spazi di legittimità giuridica del movimento studentesco- denunciano in un comunicato i dirigenti studenteschi - con l'obiettivo evidente di creare tensioni, di impedire la manifestazione democratica del dissenso, di alzare il livello dello scontro”.

Sempre nella nota Link-coordinamento universitario chiede alle autorità competenti di intervenire per permettere “il regolare svolgimento del corteo, secondo il percorso già autorizzato”.

Dalla Questura non perviene nessuna nota ufficiale, mentre gli studenti non si limitano alle richieste annunciando in ogni modo la presenza nella capitale: “Noi, studentesse e studenti universitari di Link, non ci facciamo intimidire, e non accettiamo provocazioni repressive. Venerdì 11 dicembre, in occasione dello sciopero dei lavoratori della conoscenza, saremo in piazza contro il ddl Gelmini, per riprenderci il nostro futuro, la nostra libertà d'espressione, il nostro diritto a manifestare”.

Restano 36 ore per sperare in un atto di buon senso da parte della Questura che permetta il regolare svolgimento di una manifestazione (già autorizzata) che gli stessi organizzatori annunciano “pacifica e ricca di contenuti”.

In fin dei conti in Italia esiste ancora il diritto di manifestare.

 

 

http://gaetanoalessi.blogspot.com/

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