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Articolo 21 - Editoriali
Da chi sarebbe minacciata la libertà di stampa? E' anche un problema di spirito critico del giornalista.
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di Carlo Patrignani

Confesso: non ho certezze ma incertezze e diverse, che fortunatamente non sono mai dubbi, a trattare un argomento delicatissimo come la libertà di stampa, la linfa vitale per chi esercita con amore, passione, interesse la professione di giornalista. Da chi sarebbe minacciata la libertà di stampa, chi impedirebbe al giornalista appassionato, interessato ed amante della professione ci esser libero nel e di raccontare quanto ascoltato, visto, osservato, accaduto? Il Potere, l'Editore, il Direttore, il Superiore? E non già lui stesso?

Certo che il Presidente della Repubblica, Ciampi ha ragione a 'sferzare' i giornalisti, a pretendere che stiano con la schiena dritta, che ascoltino la loro coscienza. Non mi incammino sul terreno limaccioso, putrido, simile a sabbie mobili di discettare sul Potere, sull'Editore per non esser risucchiato, inghiottito in quel perverso gioco di critica e repressione: sarebbe come chiedere il permesso alla critica. Figurarsi se non viene concesso: serve a mantenere e tutelare quel 'mix' di buonismo, gentilezza, cortesia, affabilità che fanno il look di liberalità o liberismo apparente sposato alla 'repressione' sempre latente. Per questo mi piace trattare l'argomento solo dal versante del giornalista in carne ed ossa, di chi attivamente ascolta, vede, osserva quanto accade nel mondo.

Al più posso allargarmi al Direttore per il semplice fatto che spesso Ã¨ stato un bravo e diligente giornalista più fortunato di altri. E qui mi si pone subito l'incertezza: dove finisce il Potere e/o i Poteri del Direttore ed iniziano le prerogative del giornalista, dove finisce l'Ordine del Direttore ed inizia la l'Autonomia, la Libertà del giornalista di raccontare la realtà da lui ascoltata, vista, osservata?

E se il nostro ideale Giornalista Ã¨ amante, appassionato ed interessato alla professione e non un censore di se stesso che decide 'a-priori' cosa va raccontato e come e cosa invece va occultato, allora non c'è minaccia per la libertà di stampa, ossia raccontare la verità vera e la realtà delle cose. Se vede un oggetto rosso ed il suo Direttore arancione: la notizia Ã¨ rosso o arancione? Rosso.

E se il suo Direttore scrive sociologhi e il nostro Giornalista sa che in italiano si scrive sociologi, la notizia Ã¨ sociologhi o sociologi? Sociologi.

Ed ancora, se il suo Direttore pretende un servizio dove non c'è notizia perchè 'a pagamento' cosa deve fare il nostro Giornalista eseguire l'Ordine 'obtorto collo' o opporsi?  Esegue l'Ordine per non rischiare e la libertà di stampa finisce nella pattumiera. Ecco, mi piace che la categoria che sa e conosce bene il suo 'status vivendi', trovi la forza di una rivolta e ribellione 'non violenta', non quelle del '68 e del '77 e nè gli 'espropri proletari'.

Ma sappia, rubando il sogno della 'non violenza' di Fausto Bertinotti e Pietro Ingrao, come metodo e prassi di lotta, valorizzare  la critica, lo spirito critico, la dialettica, lo scontro dialettico quando serve, per stare con la schiena dritta, in piedi e non genuflessa al Direttore di turno che chissà come e perchè Ã¨ finito sulla Poltrona d'Oro da dove, onnipotente, crede di dirigere il Mondo, guidare e decidere la Vita delle persone che per fortuna hanno quel pizzico di 'buon senso' per continuare a vedere la realtà vera, quella che Ã¨ e non quella che Lui vorrebbe propinare. 

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