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Articolo 21 - Editoriali
Ode all'odio
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di Nello Trocchia

L’odio è una facoltà umana. Lo Zingarelli ne fissa la giusta definizione: “ Totale e intensissima avversione verso qualcuno”. Il suo contrario è l’amore. Sono categorie umane e come tali adoperate in politica solo strumentalmente con l’intento di favorire il culto della persona e, di contro, l’avversione verso un nemico. Di certo l’odio è un sentimento e come tale non è imprigionabile, appartiene a ciascuno e ciascuno ha la facoltà di distillarlo come e quanto vuole e verso chi gli pare. Massimo Fini ne fissa il confine con la violenza, bieca e inaccettabile: “Io ho il diritto di odiare chi mi pare e anche di manifestare questo mio sentimento. L’unico discrimine è la violenza. Io ho il diritto di odiare chi mi pare ma se torco anche un solo capello alla persona, o al gruppo di persone che detesto per me si devono aprire le porte della galera”. Il gioco del capo del governo, sostenuto da sirene razziste e xenofobe, è di introdurre una nuova categoria per dividere i fedeli e gli infedeli, i liberali e i comunisti, categorie di facile consumo. L’odio e l’amore, i cultori del primo sono contro il paese, i cultori del secondo si interessano del bene dell’Italia e ad esso aspirano. In periodo natalizio il giochino suona bene. I coreuti, gli scribacchini del regime, i proni possono farne comodamente uso e adattare la categoria per cacciare gli empi dal tempio dell’amore. Il giornalista che scrive le notizie diventa ‘terrorista mediatico’, , il cittadino consapevole diventa ‘provocatore’, il politico che fa opposizione ‘istigatore di odio’. E sulla base di questi assunti si introduce un reato, istigazione all’odio, quasi come se le categorie dell’animo potessero applicarsi e trovare compimento nel codice penale. Dietro il proscenio di parole e propaganda si nasconde il vero obiettivo, usare una nuova rete per ingabbiare contestazioni, fatti e verità che il regime berlusconiano  mal sopporta. In attesa che all’odio si assegni un articolo del codice penale, come sentimento ciascuno continui ad adoperarlo. 

Per odiare chi ha edificato case e palazzi con il cemento depotenziato. Per odiare chi ha fatto della Campania, pattumiera del paese.Per odiare chi ha continuato e continua a schernire familiari e vittime di mafia, offendere testimoni di giustizia relegandoli nell’angolo e ammazzandoli in silenzio. Per odiare chi non vuole la verità sulle stragi, chi ha provveduto ad insabbiare verità scomode. Per odiare chi ha reso persone portatori sani di reato per il solo fatto di non avere un foglio di soggiorno in tasca. Per odiare chi gli pare e quando gli pare. L’odio come sentimento personale, intimo, profondo. Come avversione verso accadimenti, fatti, circostanze, persone. L’odio come sentimento vero, liliale, cristallino. Mai confondibile con la violenza, da essa profondamente lontano perché l’odio riposa nell’intimo. E lì deve albergare. Usarlo per guidarne una campagna politica è l’ultima trovata di un pubblicitario disperato in attesa di giudizio.

 

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