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Articolo 21 - Editoriali
Il Cavaliere dell´apocalisse
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di Giorgio Bocca

Ha parlato ancora. Per telefono ai suoi fedeli riuniti a Roccaraso per la manifestazione Neveazzurra, organizzata da Sabatino Aracu, un altro che vede quello che non c´è. E ha detto da ometto apocalittico: «Se il comunismo andasse al potere l´esito sarebbe miseria, terrore, morte come è accaduto dovunque il comunismo governi. Io sono in politica perché il male non prevalga, perché prevalga il bene. Noi vogliamo uno Stato basato sulla giustizia e l´amore e non sull´odio, la menzogna, l´invidia predicati dalla sinistra con cui abbiamo la sfortuna di avere a che fare». Il primo ministro che ci ritroviamo non riesce a dissociare le sue visioni apocalittiche dalla realtà.Ha vissuto anche lui come noi la fine del comunismo, il suo rassegnato epilogo, le sue continue contrizioni, la sua assunzione, a volte non richiesta, di colpe altrui. Ma Berlusconi continua a immaginarlo infido e astuto. Ed esorta i suoi a non fidarsi di avversari apparentemente mansueti: «Vengono dal comunismo, hanno lo stesso modo di far politica, ritengono che tutti i mali vengano dalla proprietà privata». Forse non ricorda che il comunista D´Alema in visita a Milano Due e agli impianti Mediaset ne fece un grande elogio. Ma i comunisti hanno la lingua bifida, non ci si può fidare. Che doveva telefonicamente confidare il nostro ai suoi fedeli? La stessa zuppa di una campagna elettorale che, ha avvisato, durerà più di un anno: «Abbiamo adempiuto a tutte le promesse fatte agli italiani nel 2001 a partire dal taglio dell´Irpef fino all´aumento delle pensioni minime e del numero dei posti di lavoro». La voce del messia arrivava sull´altopiano abruzzese, risuonava nel deserto innevato delle Cinque miglia, e i fedeli di Neveazzurra ascoltavano estasiati il nuovo annuncio della Terra promessa fatto dal Cavaliere di Arcore. Possibile?
Possibile sì, come lo sono stati nella storia i paradisi autoritari, gli uomini della provvidenza. Siamo tornati allo "spirito missionario". «Dobbiamo evitare che l´Italia possa andare incontro a un futuro soffocante e illiberale. Occorre lo stesso spirito del ?94, la stessa determinazione. I comunisti non sono cambiati affatto, basta leggere l´Unità, questa sinistra è qualcosa che ci preoccupa».
Anche questo capo della maggioranza e presidente del Consiglio è qualcosa che preoccupa. La politica come arte del possibile diventa con lui un ricorso alle angosce e alle pulsioni imprevedibili delle masse, alle paure e alle vendette irragionevoli delle classi sociali. Lamenta di continuo il pericolo comunista come una minaccia di violenza e di caos che pende sulla nazione e si appella a passioni e sentimenti che non hanno nulla di ragionevole. Usa la sua abilità di uomo della pubblicità per creare paure e angosce che non hanno fondamento. Le cose serie, i progetti concreti possono aspettare, come il ministro delle Attività produttive Marzano che non è arrivato a Roccaraso per una bufera di neve. I punti che Berlusconi ha indicato per il rilancio dell´economia sono il solito vuoto: incentivi alle nuove tecnologie, sviluppo del Sud, sviluppo del turismo, incentivi fiscali, infrastrutture altre scoperte dell´acqua calda. Ma lo stato reale è ben altro, Lucchini ha venduto le sue acciaierie, la Fiat è alla canna dell´ossigeno, siamo un paese in vendita. Ma il Cavaliere sa cosa fare: «Bisogna trovare delle semplificazioni amministrative che oltretutto non costano nulla». Ha ragione Prodi: «Governare un paese è diverso che dirigere un´industria».

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