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Articolo 21 - Editoriali
Radio Blackout: una voce "scomoda" verso lo sfratto
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di redazione

La notizia è di quelle che non hanno il potere di arrivare agli onori della cronaca nazionale, ma che appena arrivano in rete fanno un gran fracasso e magari, qualche risultato lo raggiungono anche. Al momento per radio Black out, storica radio torinese indipendente, una mobilitazione vera e propria non è ancora partita, ma i suoi animatori e le diverse associazioni che la sostengono non ci stanno: lo sfratto nei confronti della radio è un vero e proprio tentativo di censura. Non esplicito, magari, ma comunque un segnale forte. La notizia dello sfratto arriva all'associazione che gestisce la radio per vie non ufficiali, nonostante la decisione venga presa nell'ambito del consiglio comunale di Torino del 14 novembre 2009, decisione che anticipa semplicemente la scadenza del contratto di locazione, prevista per il 30 dello stesso mese. Nel comunicatto ufficiale della Commissione Consiliare del Comune di Torino si legge infatti: “ I locali di proprietà comunale in via Cecchi 21/A, affidati all’associazione che gestisce la stazione radiofonica - punto di riferimento per l’area antagonista torinese - sono oggetto di un progetto di ristrutturazione per un utilizzo sociale che non sarà compatibile con la presenza della radio. Il contratto non sarà quindi rinnovato e Palazzo Civico concorderà una nuova sistemazione per l’associazione Radio Blackout, la quale finora ha sempre pagato regolarmente l’affitto della sede di via Cecchi.” La precisazione è in risposta all'interpellanza che sull'argomento era stata posta da due consiglieri dell'area An- Pdl, secondo cui era inaccettabile che dei locali comunali venissero dati in gestione ad una radio che “incita sistematicamente alla violenza”. Detto, fatto. Dal 30 novembre radio Black out ha esattamente 4 mesi di tempo per sgombrare i locali che saranno “invece” destinati alla creazione dell’HUB Multiculturale in via Cecchi, uno spazio di integrazione sociale per i giovani della città, il tutto reso possibile grazie al generoso contributo delle fondazioni Vodafone Italia e Umana Mente ( Gruppo Allianz) firmatarie di una convenzione con il comune piemontese: 800.000 euro la prima e 400.000 la seconda. Una cifra assolutamente non paragonabile al misero affitto (1.300 euro mensili) versato da una piccola radio autogestita, punto di riferimento per l'area antagonista della città.  La radio deve andar via perchè la sua presenza è “incompatibile” con la futura destinazione d'uso e il progetto di riqualificazione di un'area cittadina, che, a detta del sindaco Chiamparino è una delle più degradate della città. Eppure l'incompatibilità non è posi così evidente agli occhi di chi quella radio l'ha vista nascere e crescere: “ Radio Blackout – scrive in un comunicato l'associazione culturale Radio Blackout- una radio no profit, volontaria, autogestita, che non gode né di finanziamenti pubblici né privati, ma vive solo dei propri mezzi, del frutto dell'impegno di chi la radio la forma e la fa giorno per giorno, negli eventi pubblici e non. Una radio che vuole dare voce a tutte le lotte sociali, alle minoranze dimenticate e in lotta, a tutti gli scartati dai media tradizionali, dall'indubbiamente manipolata “informazione pubblica”. Pochi peli sulla lingua, molta sostanza, molto realismo, concretezza e cinismo. Per farla breve, diciamo le cose come stanno, senza intermediazioni, senza editori o spinte e strattoni di alcun tipo.” E sottolineano: “ C'è già un ossimoro nel negare compatibilità tra un mezzo di comunicazione sociale ed una pioggia di denaro per mano di un grande ente operante nella comunicazione... Togliendoci la sede, certo, non ci si sta obbligando alla chiusura; è tuttavia una mossa che ha lo stesso valore.”
Un progetto quello della radio, che ormai vive e opera da 17 anni, e che dopo una serie di peripezie sembrava aver trovato negli stabili di via Cecchi la location ideale. Almeno fino a questo momento.
E a difesa della radio e del suo impegno antifascista e antirazzista si leva anche la voce dell'ANPI torinese che in un comunicato esprime: “ ...piena solidarietà all’Associazione Radio 2000 Blackout e viva preoccupazione per il metodo con cui il Comune di Torino, proprietario dell’immobile, abbia deciso di mettere a tacere una voce, forse scomoda, ma sicuramente indispensabile nel novero delle voci democratiche e antifasciste cittadine” e sottolinea inoltre come risulti incomprensibile che: “...Torino, città medaglia d’oro alla Resistenza, possa sfrattare i giovani dell’Associazione Radio 2000 Blackout che dell’antifascismo se ne sono occupati da sempre.”

 

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