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Articolo 21 - Editoriali
D'Angelo (Agcom): "La neutralità è un diritto"
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di Mila Fiordalisi*

Intervista al commissario dell'Authority per le Tlc.  "Per garantire il futuro della Rete il faro è quello del best effort e non degli interessi delle aziende"

La net neutrality? “Un servizio universale”. Questo il pensiero di Nicola D’Angelo, il commissario dell’Agcom che più si è speso nel corso degli anni a difesa del “diritto alla libertà del Web”, in quanto “garanzia all’accesso alla rete per tutti”, al punto da rappresentare una voce spesso e volentieri fuori dal coro rispetto alla posizione  più “prudente” dell’Authority presieduta da Calabrò. 
“La neutralità è stata una delle leve, anzi forse la principale leva dello sviluppo della Rete, non solo in termini di opportunità di crescita economica ma anche di democrazia. E tale deve restare”, dice D’Angelo.

Il tema della net-neutrality sembra stare esplodendo..
In realtà su questo argomento bisognava confrontarsi in maniera concreta da tempo. Sul ritardo pesa la responsabilità anche delle istituzioni europee. Importanti passi avanti sono stati già fatti, come quello contenuto nella riforma delle direttive sulla Comunicazione elettronica. E mi preme ricordare che il pacchetto di riforma è rimasto in sospeso proprio a causa dello scontro fra Parlamento e Consiglio sul tema della net neutrality. Il tema viene ora prepotentemente alla ribalta per due ordini di motivi. Primo: i produttori di contenuti vedono diminuire le proprie chance economiche. Secondo: i mezzi tradizionali su cui si attestavano, tv e carta stampata, sono sempre più sostituiti dalla rete. Il modello economico quindi tende a valorizzare meno il contenuto. È un tema importante che va affrontato e discusso.

E come si può affrontare?
Si possono fare molte cose. Ad esempio, prevedere un fondo a cui concorrano più soggetti proprio per remunerare i produttori di contenuti - ipotesi esaminata in Germania attraverso un disegno di legge ad hoc in discussione.

Il secondo motivo?
In realtà, secondo me, il vero problema è la libertà di Internet. In una società della comunicazione sempre più concentrata in grandi gruppi editoriali, perlopiù televisivi, e in un sistema che vede sempre più ostilità del potere politico verso la libera informazione, Internet di fatto diventa scomodo. Sul tema della neutralità tendono a incontrarsi, anche se non consapevolmente, due interessi: uno degli operatori che devono remunerare la rete e l’altro della politica e più in generale del potere che è sempre più ostile alla libera informazione.

Poi ci sono gli interessi delle Telco…
La questione della neutralità è spesso utilizzata dalle Telco per nascondere inefficienze. Oggi si discute molto della qualità del servizio. Ne è riprova il fatto che l’Agcom è dovuta intervenire con una delibera per fissare i criteri che definiscano e garantiscano i livelli di qualità proposti nei contratti con gli utenti. Insomma, i motivi della scarsa qualità sono ben altri.

Ma è possibile conciliare gli interessi in campo?
Sì, se si ragiona in una logica di best effort. Le offerte che già ci sono oggi mettono insieme l’Iptv e l’accesso a Internet non in forma discriminatoria.

La battaglia Google-editori quanto impatta sul tema della neutralità?
È singolare che venga assunta la posizione di Google come paradigma per contrastare la neutralità della rete: Google è un tycoon, quasi un monopolista, e va trattato come tale. Il vero pericolo di Google non è solo l’uso improprio di alcuni prodotti editoriali o di contenuti che vengono utilizzati senza remunerare gli editori né tantomeno l’elusione della fiscalità nazionale.
La questione cruciale è la privacy: se si entra in un sistema in cui si ricostruiscono le navigazioni degli utenti per stilare profili seppure per il momento ai soli fini commerciali questo è un pericolo. Ma la causa non è la neutralità.

Quando si parla di net neutrality spesso il richiamo è a questioni quali la privacy e il diritto d’autore…
Sotto il cappello della net-neutrality ci sono varie questioni, spesso trattate in modo confuso. Direi che neutralità significa garantire, esattamente come è avvenuto fino ad oggi, che una quantità non secondaria della banda venga assegnata secondo appunto il principio del best effort cioè secondo un principio di non discriminazione dei contenuti.
Principio che, ricordo ancora, ha fatto progredire Internet nel mondo. All’interno della questione ce ne sono poi altre conseguenti e collaterali, come quella del diritto d’autore: accedere ai contenuti in modo indiscriminato può determinare fenomeni di sfruttamento improprio.
Occorre mettersi d’accordo: il tema esiste, ma non si può arrivare ad escludere quello della neutralità. Si tratta probabilmente di dare vita a nuove figure di tutela del diritto d’autore e andare verso forme di remunerazione che siano diverse da quelle del passato.


25 gennaio 2010
*tratto da www.corrierecomunicazioni.it

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