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Articolo 21 - Editoriali
Immigrati=criminali, una campagna elettorale senza fine
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di Bruna Iacopino

Per fortuna che esistono i dati, e per fortuna sono pubblici. Per fortuna c'è ancora gente in grado di pensare con la propria testa senza lasciarsi sviare dai soliti proclami demagogici e populisti, altrimenti saremmo davvero alla deriva più completa. Se un presidente del Consiglio, durante un CdM straordinario, convocato a Reggio Calabria per discutere di 'ndrangheta a un certo punto imputa il fenomeno criminale all'immigrazione allora i dati servono, come serve il buon senso e la capacità di discernere la propaganda dalla verità storica. Fanno parte della verità, per esempio, i dati circolati ieri a mezzio stampa e diffusi dall'ISTAt secondo cui non c'è molta differenza tra delinquenza nostrana e straniera: tra l'1,23% e l'1,4% per gli immigrati regolari, contro lo 0,75% per gli italiani. A delinquere di più sarebbero gli irregolari, ma occorre stare attenti anche a questo dato, infatti l'87% delle denunce a loro carico risulta legato al resto di clandestinità.
Fa parte di questa verità anche il fatto che negli ultimi tempi l'Italia si sia trovata di fronte ad un fenomeno migratorio di massa come mai successo prima nella sua storia, con un'impennata difficile da gestire. Secondo il rapporto Caritas-Migrantes pubblicato lo scorso anno e relativo al 2008 si legge: “ Il 2008 è stato il primo anno in cui l’Italia, per incidenza degli stranieri residenti sul totale della popolazione, si è collocata al di sopra della media europea e, seppure ancora lontana dalla Germania e specialmente dalla Spagna (con incidenze rispettivamente dell’8,2% e dell’11,7%), ha superato la Gran Bretagna (6,3%).”
Arrivando invece alla propaganda... E' sempre lo stesso rapporto che sottolinea come gli sbarchi sulle coste italiane rappresentino meno dell'1% della presenza regolare in Italia. “Nel 2008-  riporta ancora il Dossier immigrazione- sono state 36.951 le persone sbarcate sulle coste italiane, 17.880 i rimpatri forzati, 10.539 gli stranieri transitati nei centri di identificazione ed espulsione e 6.358 quelli respinti alle frontiere.” Dati che nel 2009 vanno rivisti e corretti al ribasso a fronte dei rapporti bilaterali siglati con la Libia e tanto decantati dal Governo: “Dal 5 maggio al 22 novembre 2009-  riporta il blog di Fortresseurope- il numero documentato degli emigranti e dei rifugiati respinti dall'Italia verso la Libia è di 1.409 persone.” A spiegare il fenomeno ci pensa direttamente il Ministro Maroni, che nell'agosto del 2009 dichiarava: “ ...da quando abbiamo iniziato i respingimenti, dall'inizio di maggio, rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso, gli sbarchi sono diminuiti di oltre il 90%. L'anno scorso 14.220 sbarchi, quest'anno 1.345 e questi sono fatti, abbiamo ridotto di oltre il 90% gli sbarchi". Concetto ribadito anche nel corso della giornata di ieri a Reggio Calabria, dove Maroni spiega che il numero degli sbarchi di extracomunitari e' calato, tra maggio 2009 (avvio dell'accordo con Tripoli) e fine anno, da 31.281 a 3.195 ( sbarchi o persone?), il 90% in meno rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, con l'obiettivo, puntualizza Maroni, del 100%.
Meno sbarchi, dunque meno criminalità. Questa sembra essere l'equazione proposta dal Governo, ma a discapito di chi? Chi paga il prezzo più alto alla propaganda?
Forse i migranti africani nell'ultimo periodo hanno pensato che è meglio rimanere a casa propria o non è vero piuttosto il contrario, ovvero che loro in Libia continuano ad arrivare carichi di disperazione, dopo un viaggio ai limiti della sopportazione umana per poi essere imprigionati nei centri di detenzione del paese dell'amico Gheddafi?
E che fine hanno fatto e continuano a fare i migranti respinti alle nostre frontiere verso la Libia?
Nella maggior parte dei casi finiscono come gli altri nei centri di detenzione ben 28, stando alla mappa che è consultabile sempre sul blog di Fortresseurope, luoghi in cui sarebbe meglio non capitare mai. Sono i migranti stessi, quelli che sono riusciti ad uscire, magari dopo mesi o anni di detenzione, a raccontare quello che avviene là dentro. Stupri, maltrattamenti, pessime condizioni igienico sanitarie, mancanza di assistenza medica, malattie virali, pestaggi.
A marzo 2009 la presenza di migranti irregolari nelle carceri libiche ammontava a 4.581 provenienti da Marocco, Tunisia, Egitto, India e Bangladesh, dati resi noti da Abdulhamed Maraja, direttore del Dipartimento per l’investigazione sull’immigrazione. Ma oltre a coloro che rimangono in prigione senza motivi e senza un'assistenza legale, magari aventi diritto alla protezione umanitaria, perchè rifugiati ( cosa che la Libia, bisogna ribadirlo, non riconosce) vi sono quelli che vengono rimandati indietro, direttamente nel deserto, abbandonati come fossero bestie inuitili. A dare corpo a una di queste tragedie è il sito dell'Espresso: un video girato con un telefonino, pohe scarne immagini, corpi inermi consumati dal sole e dalla sete, abbandonati per sempre, carne da macello neanche degna di essere sepolta. E fa piacere che anche una trasmissione di intrattenimento, come Le Jene, nella puntata andata in onda questa settimana, abbia dedicato un intero servizio ai viaggi della “speranza” quelli compiuti da Agadez alla Libia, attraverso il deserto, dando voce ai migranti, alle loro storie, alla loro disperazione. “ Perchè l'Italia non ci vuole, siamo tutti esseri umani anche se abbiamo un colore della pelle diverso.” Grida in inglese un ragazzo dalla pelle molto scura.
Piccoli, sparuti barlumi in un panorama desolante, per un'Italia che, grazie alla propaganda, continua a vedere nello straniero solo la minaccia venuta da lontano.
Come non ricordare, del resto, le parole d'ordine per la campagna elettorale che ha portato alla vittoria il Governo in carica: " Rom e clandestini, tolleranza zero"?

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