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di Ottavio Olita
Ribrezzo, poi violenta indignazione. Questo ho provato, da cittadino, quando ho sentito il sindaco dell’Aquila descrivere l’ignobile conversazione tra gli imprenditori che si fregavano le mani e ridevano, già alle tre e mezzo del mattino, alle notizie del terremoto del capoluogo abruzzese. Come iene pregustavano i guadagni che avrebbero ricavato dagli appalti per la ricostruzione; non gli importava alcunché dei dolori, dei lutti, delle sofferenze delle popolazioni. Ma perché, già il 6 aprile, erano in grado di fregarsi le mani con tanto cinismo? Perché, evidentemente, erano da tempo inseriti in un qualche meccanismo precostituito di assegnazioni pilotate.
Poi ho pensato a quel che avranno provato i magistrati inquirenti quando hanno avuto modo di leggere i testi di quelle intercettazioni e di tutte le altre che hanno rivelato l’ennesima storia di corruzione e di conflitti di interesse in un Paese che sembra ormai moralmente devastato. Quanta vergogna avranno provato nello scoprire connazionali trasformati in sciacalli! E dovrebbero essere loro a vergognarsi, secondo le affermazioni del Presidente del Consiglio?
Poi mi son chiesto: se per gestire e superare sciagure e emergenze di un intero Paese l’attuale Protezione Civile sarà trasformata in una SpA, quali saranno le aspettative, le speranze degli azionisti della nuova società? E quanti altri sciacalli saranno pronti a fregarsi le mani di fronte alla possibilità di più vasti guadagni? E’ questo che mi sconvolge e scandalizza, altro che Francesca, o Michelina, o Genoveffa, o come altro si chiamerà la ‘fisioterapista-escort-massaggiatrice-accompagnatrice’ prediletta da Bertolaso. Ancora una volta attraverso una ristrutturazione di sistema che rientra nella logica dello smantellamento dello Stato passa un nuovo codice morale che consente agli imprenditori qualunque nefandezza “nel bene dell’Italia”. E’ qui che bisogna ergere una diga. Smetterla di guardare a episodi di corruzione e amoralità come comportamenti individuali per chiedersi se tutto questo non rientra in un disegno strategico che discende dalla stessa logica di governo che non tollera i controlli incrociati fissati dalla Costituzione e che garantiscono i cittadini dai soprusi del potere.
E’ questa la necessità più urgente: che si ricostituisca una nuova cultura, che si possa concorrere a ripristinare una forza morale che non attenda il verdetto dei giudici per reagire. La magistratura deve legittimamente compiere tutti i suoi atti, senza spinte o ostacoli, e poi deciderà applicando le sanzioni previste dalle leggi se emergeranno tutte le prove necessarie a comprovare la colpevolezza degli inquisiti. Quel che non si può assolutamente accettare è che riparta ancora una volta la consueta campagna televisiva al ridimensionamento in modo che alla fine si dica che, in fondo in fondo, non è accaduto nulla di grave, che c’è stato solo un eccesso di zelo per favorire questo o quel potente e le sue amicizie, che è stato aiutato qualche amico imprenditore, e chi non lo fa? che rivolgersi a un costruttore piuttosto che ad un altro è servito ad accelerare i tempi della ricostruzione. E’ la passiva accettazione dell’inutilità del rispetto delle regole, o, anzi, la sollecitazione a violarle perché poi se ne trarranno vantaggi, ad imbastardire i comportamenti. Si tratta di cominciare a riaffermare i principi, non per un astratto moralismo, ma perché il Paese ha bisogno di un codice di onestà e di pulizia nelle scelte atto a fermare iene e sciacalli in continua crescita.
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