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Articolo 21 - Editoriali
La laicità perduta e l'estinzione degli anticlericali
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di Simone Luciani

Parola a me, ultimo degli anticlericali. No, non è mia. Lo diceva un celebre articolo del Corriere della Sera, a metà degli anni ottanta. Ma se lo ripubblicassero oggi, epurato dei riferimenti temporali immediati, nessuno si accorgerebbe del trucco.
Si dirà: perché ritirarlo fuori proprio oggi? Nel senso: perché non ieri o ieri l’altro? Perché oggi campeggia sui giornali la cronaca delle cerimonie per l’anniversario dei Patti lateranensi. Non serve essere ottusi: ragioni di diplomazia ci sono, e ce ne sono molti. Non serve essere ottusi per capire che c’è però un punto oltre il quale la diplomazia evapora e si parla, invece, di clericalismo. E pare proprio che parecchi giornali, di diverso orientamento e di diversa estrazione, raccontino gli stessi discorsi, e questi discorsi non vanno sotto l’etichetta di “diplomazia” ma di “clericalismo”. Così, passa con disinvoltura sotto gli occhi del lettore ormai assuefatto che il nostro premier avrebbe promesso una serie di provvedimenti su “principi non negoziabili”, che per la Chiesa Cattolica riguardano l’inizio e la fine della vita. Così, occhio alla pillola abortiva e alle (molto eventuali) linee guida che ne seguiranno, occhio alla procreazione assistita e alle (molto probabili e, molto probabilmente, sulla scia del “non negoziabile”) linee guida. Occhio, soprattutto, al testamento biologico. Promesse non nuove, e ampiamente segnalate da almeno un anno, su queste pagine. E, tanto per gradire, un’altra palata di fondi alle scuole cattoliche (evidentemente, anche i soldi possono assurgere a principio non negoziabile).
Tutto ciò, proprio perché previsto e prevedibile, non è una sorpresa. Quello che risalta, oggi, è l’indifferenza, l’assenza di reazioni, le spallucce fatte alla più continua e duratura violazione della nostra Costituzione repubblicana: quella della divisione degli ambiti fra Stato italiano e Chiesa cattolica. Che sia per la vita privata di un premier orientato al libertinismo, che sia per endorsement non richiesti dei vescovi verso questa o quella coalizione, che sia per il presunto voto cattolico, ogni occasione è buona per assistere a questa costante, sconcertante simonia (legislativa e pecuniaria). E i laici? Dormono. A parte qualcuno, dormono. Anzi: ‘anticlericale’ è diventato, col tempo, un insulto. Quasi che essere ‘clericali’ sia un pregio, sulla scena pubblica. L’illuminismo è divenuto un fenomeno oscuro. La laicità dello Stato un attributo che debba essere accompagnato da un qualche ‘ma’ o un qualche ‘però’. La laicità buona (quella stabilita dalla Chiesa) e la laicità cattiva (quella di chi vuole uno Stato che non debba negoziare, ogni anno, un’abbondante quantità di leggi, decreti, regolamenti, circolari con una qualche autorità religiosa).
In tutto ciò, i laici vengono ridotti a macchietta e, se possibile, recintati in qualche riserva indiana. E dove non arriva il silenziatore, scatta l’autocensura. Parola a me, ultimo degli anticlericali: lo diceva Marcello Pera. Sì, esattamente la stessa persona.
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