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Articolo 21 - Editoriali
Il pluralismo religioso in Rai
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di Gian Mario Gillio

Correva l’anno 1973, giovedì 4 gennaio. Per la prima volta nella storia della televisione italiana (e con quasi vent’anni di ritardo rispetto all’inizio della trasmissioni regolari (1954) comparivano due trasmissioni, di 15 minuti ciascuna, dedicate alle due minoranze religiose storicamente presenti nel paese: ebrei e protestanti. Rileggendo a distanza la storia, tre fatti contribuirono a questo “successo”. Il primo fu la nascita, nel 1967, della Federazione delle chiese evangeliche in  Italia (Fcei) la quale, dotandosi di un Servizio stampa, radio e televisione, cominciò subito ad incalzare la Rai, lamentando l’assenza totale di pluralismo religioso in televisione. Colloqui, promesse, assicurazioni, passarono così cinque anni. Il secondo fu il nuovo clima ecumenico inaugurato da papa Giovanni XXIII. Il terzo fu l’imminenza (si fa per dire, siamo pur sempre in Italia) di una legge di riforma della televisione, che fu poi varata nel 1975, ma sulla quale si discuteva da anni. Il direttore generale della Rai del tempo, Bernabei, prevedendo e prevenendo la possibilità che la nuova legge obbligasse la Rai ad aprirsi ad un autentico pluralismo, giocò d’anticipo, in un momento in cui poteva ancora modellare un pluralismo prudente, anzi prudentissimo:  le due trasmissioni dedicate alle minoranze furono collocate nel deserto televisivo, cioè sul secondo canale. 15 minuti ciascuna, una dopo l’altra, dalle ore 18 alle 18,30. Per i primi tre anni, negli archivi di cineteca della Rai le puntate di “Sorgente di vita” e di “Protestantesimo” furono archiviate come rubrice “a-cattoliche”. Il 31 ottobre del 1976 le rubriche da settimanali diventarono quindicinali, furono spostate in terza serata, che allora voleva dire alle 22,30, con una durata di 30 minuti ciascuna. Mantennero un orario più o meno stabile fino alla primavera dell’86, quando ebbe inizio la terribile escalation che le portò a precipitare verso la barriera della mezzanotte; ormai sono circa nove anni che le due rubriche si collocano in un orario compreso tra l’1,30 e le due di notte, il che ben rappresenta l’evoluzione attuale del clima politico e di quello ecumenico. Nonostante questi orari assolutamente proibitivi, le due rubriche vantano un indice d’ascolto più che dignitoso attestandosi, sommando l’indice di ascolto delle due repliche (lunedì mattina ore 9,30 e lunedì sera ore 2), su un ascolto medio che va dai 450.000 ai 600.000 ascoltatori. Inoltre dal 1992, alla programmazione quindicinale della rubrica “Protestantesimo” sono stati aggiunti 4 culti evangelici: Natale, Pasqua, Pentecoste e Riforma, trasmessi in eurovisione. Allo stato attuale l'informazione religiosa nella Rai è ancora a monopolio cattolico, e le due rubriche "Protestantesimo" e "Sorgente di vita" sono a ben vedere privilegiate rispetto ad altre realtà religiose che spesso non ottengono nemmeno visibilità all'interno dei tg o di altri programmi in palinsesto: Buddisti, Induisti, Baha'i, o cristiani come le Comunità di base, Testimoni di Geova e tanti altri ancora. Le altre chiese evangeliche cristiane aderenti alla Fcei sono rappresentate all'interno dal palinsesto di "Protestantesimo". Di Islam in tv si parla, ma spesso in modo fuorviante.

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